30 mag 2014

la scuola di delrio (lo scambio epistolare tra un maestro e il sottosegretario alla presidenza del consiglio)

Entrambi di Reggio Emilia, un maestro, Giuseppe Caliceti, e Gaetano Delrio, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Il maestro chiede al politico che cosa il governo Renzi può e vuole fare per la Scuola italiana. La risposta del politico (da il manifesto del 27/5/2014).

Caro Gra­ziano Del­rio,
ho notato che al pre­mier Renzi piace farsi foto­gra­fare con i bam­bini e i ragazzi nelle scuole e mi fa pia­cere, ma non ho ancora capito bene le vostre idee sulla scuola pub­blica. A parte le auli­che invo­ca­zioni sull’investimento nella scuola – solo a parole, al momento, mi pare — ancora si vede poco o nulla di con­creto. Rias­su­miamo un po’. A feb­braio Renzi dice: «Prio­rità all’educazione dell’infanzia». A mag­gio Renzi, in piazza a Reg­gio Emi­lia, pro­muove l’esperienza di Reg­gio Chil­dren. Ora il governo Renzi, col suo mini­stro alla scuola, pro­pone l’anticipo sco­la­stico a 5 anni: accor­ciando la scuola dell’infanzia e acce­le­rando i pro­cessi di cre­scita dei bam­bini. Uno dei pro­ta­go­ni­sti di Reg­gio Chil­dren, Ser­gio Spag­giari, giu­sta­mente, si chiede: «È que­sta la riforma sco­la­stica di Renzi?». E aggiunge: «Cosa ne pensa il sot­to­se­gre­ta­rio Del­rio?». Sono le mie stesse domande. E le stesse di tanti edu­ca­tori e geni­tori. Che poniamo non a Renzi, né alla mini­stra all’istruzione ma all’amico ed ex sin­daco di Reg­gio Emi­lia Gra­ziano Del­rio. Pro­prio per­ché fino a pochi mesi fa è stato sin­daco e cono­sce bene l’esperienza di Reg­gio Children.

Dun­que, tutto ini­zia da una delle tante, troppe ester­na­zioni senza vero con­te­nuto del mini­stro all’Istruzione Gian­nini. Ributta sul tap­peto la vec­chia idea di cui si discu­teva più di 15 anni fa. Per­ché? Così i gio­vani ita­liani si diplo­mino a 18 anni e non più a 19. Mini­stro era Luigi Ber­lin­guer, che aveva come con­su­lenti fior di tec­nici e di peda­go­gi­sti, che poi decise per il no. Per­ché ren­dere obbli­ga­to­rio l’ultimo anno di scuola dell’infanzia signi­fica aprire nuove scuole dell’infanzia sta­tali — oggi intere aree del Paese sono «coperte» dalla pari­ta­rie — e quindi repe­rire nuove risorse che oggi man­cano. Inol­tre per far par­tire la scuola pri­ma­ria a 5 anni biso­gne­rebbe affron­tare la que­stione dei tempi di rea­liz­za­zione della riforma: chi ha ini­ziato a 6 anni come pro­ce­derà nel pro­prio per­corso sco­la­stico? Dovrà ad un certo punto «fare due anni in uno»? Biso­gne­rebbe poi affron­tare il pro­blema degli esu­beri di orga­nico nella scuola dell’infanzia. E nei pic­coli comuni dove oggi fun­zio­nano scuole dell’infanzia con una sola sezione di 15–20 bam­bini non sarà più pos­si­bile tenere aperte tali scuole. Ultima dif­fi­coltà, non pic­cola: la man­canza di risorse finan­zia­rie. Ma la cosa più incre­di­bile e scon­so­lante è osser­vare come in tutta que­sta discus­sione la dimen­sione antro­po­lo­gica sia total­mente assente. Pos­si­bile che nes­suno si chieda se, da un punto di vista squi­si­ta­mente antro­po­lo­gico e peda­go­gico, un bam­bino di 5 anni sia pronto o no per la scuola pri­ma­ria? La riforma di un sistema sco­la­stico, non va forse affron­tata secondo un’ottica «siste­mica» e non con slo­gan ed ester­na­zioni ad effetto?
Insomma, sulla scuola, sinceramente, il governo Renzi, cosa può e cosa vuole fare?
Fac­ciamo così: met­tiamo al cen­tro i bam­bini. Come a Reg­gio Emi­lia. E se per i bam­bini, che sono la cosa più impor­tante, fosse meglio ini­ziare la scuola a 7 anni? Insomma, a quale età si può ini­ziare ad andare a scuola, per un cor­retto svi­luppo emo­tivo e cogni­tivo? Il dibat­tito, in Ita­lia, è quasi ine­si­stente, oggi. Ma nei primi mesi di quest’anno 2014, per esem­pio nel Regno Unito, — dove l’obbligo sco­la­stico ini­zia a cin­que anni e di fatto, gra­zie alla pos­si­bi­lità di anti­ci­pare, ci sono bimbi di quat­tro anni già sui ban­chi, — è stato molto acceso. E alla fine 130 pedia­tri ed edu­ca­tori hanno scritto al Governo una let­tera molto pre­oc­cu­pata in cui chie­dono che i pro­grammi sco­la­stici anglo­sas­soni ven­gano modi­fi­cati, por­tando l’inizio dell’educazione for­male in classe a sette anni, come in Sve­zia e in Fin­lan­dia, dove i risul­tati sco­la­stici e acca­de­mici sono media­mente ottimi e tutte le inda­gini mostrano un ele­vato livello di benes­sere psi­co­lo­gico fra i bambini.
Caro Gra­ziano, ci sono studi appro­fon­diti che dimo­strano come alla fine della pri­ma­ria, i voti di chi ha ini­ziato l’insegnamento for­male molto pre­sto, sono peg­giori rispetto a quelli dei bimbi a cui è stato con­sen­tito di gio­care più a lungo. Que­sto per­ché nei bam­bini pic­coli l’approccio «gio­coso» all’apprendimento è più effi­cace delle clas­si­che lezioni della scuola vera e pro­pria, spesso ancora fron­tali. Ora, ammet­tiamo pure che il pre­mier e il mini­stro all’Istruzione non sap­piamo que­ste robe da peda­go­gi­sti e pedia­tri. Tu, però, le sai. Non puoi non saperle. Quindi la domanda d’obbligo è que­sta: cosa ne pensi tu della pro­po­sta del mini­stro all’Istruzione di ini­ziare la scuola pri­ma­ria a 5 anni?
Gra­zie anti­ci­pa­ta­mente della rispo­sta che vor­rai dare.
Giu­seppe Caliceti

Caro Cali­ceti,
rispondo alla tua let­tera che rispec­chia le domande di mae­stri, mae­stre, geni­tori, del mondo della scuola.
Renzi ha detto «edu­ca­zione al cen­tro» e natu­ral­mente con­di­vido in pieno que­sto impe­gno che ha assunto al nome del governo. In que­sto primo periodo di atti­vità que­sta pro­messa si è tra­dotta con un lavoro intenso, pre­pa­ra­to­rio, per avviare un grande can­tiere ita­liano di edi­li­zia e manu­ten­zioni sco­la­sti­che.
Per que­sto siamo attual­mente in dia­logo con 4.400 sin­daci che hanno rispo­sto all’appello del pre­mier e con i quali sbloc­che­remo can­tieri fermi per il patto di sta­bi­lità in altret­tanti comuni. Una via veloce che è nelle nostre mani. Ci sono città e scuole che hanno pro­blemi che a Reg­gio Emi­lia sono impensabili.
Quando siamo stati a Secon­di­gliano, siamo usciti dalla scuola con un senso di dispe­ra­zione per lo stato dell’edificio e della pale­stra in par­ti­co­lare. Ma ci siamo messi subito al lavoro per­ché quella situa­zione si possa risol­vere. Forse non risol­ve­remo tutto subito, ma intanto fac­ciamo in modo che il numero più alto pos­si­bile di stu­denti, bam­bini e bam­bine abbiano sulla testa un tetto sicuro. E que­sto è il minimo indi­spen­sa­bile per ini­ziare a par­lare di scuola. 
Il resto del discorso è tutto da fare, certo, sono d’accordo, e insieme con il mondo della scuola. L’idea di edu­ca­zione che porto con me e che tra­smetto al governo, è quella dell’esperienza di Reg­gio Emi­lia, di tutta la scuola reg­giana, dove bam­bini bam­bine ragazzi ragazze sono cit­ta­dini com­pe­tenti e la scuola parte di una comu­nità educante.

Un’idea della scuola ita­liana che si tra­duca in fatti — al di là delle emer­genze che dob­biamo affron­tare — è quello che ci aspetta nei pros­simi mesi. Con­fron­tan­doci con chi a scuola ci va, chi la fa, la vive, si assu­me­ranno le rela­tive decisioni.

Gra­ziano

27 mag 2014

scuola: la carta prepagata per gli studenti è un invito al consumo

(di Marina Boscaino, 23 maggio 2014, Il Fatto Quotidiano)

Nel 2000 Naomi Klein fece epoca con il suo “No Logo”. Venivano lì analizzate e denunciate le operazioni di colonizzazione del pensare comune, di colonizzazione della cultura; ma le pagine più terribili – e di cui meno si è parlato – riguardavano la colonizzazione della scuola: “C’ ero, quando è cominciata. Fu heartbreaking, un colpo al cuore. È da lì che mi è venuta l’idea del libro (…) Perché la scuola è l’unico posto dove da giovani veniamo allenati a una mentalità non da consumatori”.
Si tratta dello spazio, forse l’unico, in cui l’educazione pura deve e può prevalere rispetto all’educazione aziendale, alla logica del profitto. Dove conoscere e crescere non significa diventare un consumatore modello, ma una persona capace di indagini critiche sulla realtà. La tendenza a consentire l’introduzione della pubblicità nelle scuole si è invece insinuata in modo subdolo e virulento in particolare negli ultimi anni, anche per sopperire alle continue riduzioni dei fondi che lo Stato deve destinare alle scuole per l’ampliamento dell’offerta formativa; qualcosa che si concretizza in tante piccole decisioni, senza un provvedimento unico, senza delibere collegiali, senza dibattito, senza indagini sull’opinione pubblica, e dunque in modo appunto subdolo, strisciante; ma, come ci dimostrava sin da allora l’esperienza americana, efficace.
L’anno scorso, proprio da questo blog, raccontavamo come in un liceo di Milano la ristrutturazione dell’aula computer fosse stata finanziata da sponsor appositamente ricercati: che affiancarono in quella occasione il proprio logo a quello dell’istituto, caratterizzato – per chi non se lo ricordasse -  dalla stella della Repubblica. Quella che istituisce per mandato costituzionale scuole di ogni ordine e grado.
Oggi, dopo una serie di impressionanti esempi in questa direzione, sempre più considerati segni imprescindibile e indiscutibili dei tempi moderni e delle straordinarie capacità imprenditoriali di presidi manager e di consigli di istituto zelanti, ci troviamo a raccontare il prosieguo della vicenda, il passo ulteriore. Il Miur si è fatto promotore di un’iniziativa, volta a rafforzare definitivamente l’idea che la scuola debba produrre non cittadini consapevoli, ma consumatori acritici, sensibili ad apparenza, velocità, possesso. Del resto la pianificazione di questo risultato è iniziata almeno 15 anni fa e portata avanti con diligenza encomiabile.
Si chiama IoStudio Postepay. Al Miur hanno garantito che il progetto, inaugurato quest’anno, ma che ancora non riguarda tutte le scuole, sta andando avanti con successo. Si tratta di una carta prepagata ricaricabile nominativa, che si può utilizzare per acquisti fino a 2.500 euro e prelievi fino a 1.000 euro annui. Essa consente non solo accesso ed agevolazioni destinati agli studenti, ma anche pagamenti “in tutti i negozi e siti nel mondo che accettano carte Visa” e prelievi “presso gli sportelli automatici Postamat e gli uffici postali in Italia e presso gli sportelli automatici Visa in tutto il mondo”.
L’iniziativa ha destato molte perplessità (dal punto di vista giuridico, dell’accesso di cittadini minorenni ad un simile servizio, ecc.); ma – soprattutto – riserve di natura etica, relative alla ideologia sottesa. Vengono immediatamente immessi nel mercato del consumo circa 3 milioni di studenti, per lo più minorenni. Insomma: la scuola passa da vittima dalla spending review a protagonista della spending preview. Un bacino enorme, messo gentilmente a disposizione degli esercenti.
Ancora più grave è che in un devastante periodo di crisi economica, in cui le famiglie spesso fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, questa prepagata si collochi come ulteriore segnale, marchio definitivo tra condizioni (e destini) socioeconomici differenti. Non tutte le famiglie saranno infatti nelle condizioni di ricaricare la carta ai propri figli (molto probabilmente non molte di quelle a cui Renzi ha elargito gli 80 euro). Alla condizione collettiva di cittadinanza configurata nella scuola pubblica viene associata in maniera indelebile la capacità individuale di consumo, con le sue tragiche ed inique variabili.
La differenziazione economica fa parte dell’esistente, lo sappiamo. La discriminazione anche, a quanto pare. Ma nella scuola pubblica, la scuola della Costituzione, questi elementi dovrebbero tendere a scomparire (ricordate la retorica dei grembiulini di gelminiana memoria?), non diventare addirittura componenti identitarie. La scuola dovrebbe “rimuovere gli ostacoli”, non crearne ulteriori per sottolineare, tra le sue stesse mura, il divario tra  i nati bene e i figli di un dio minore.

25 mag 2014

nuovi strumenti per lo studio: una prepagata ad ogni studente

Apprendiamo con sconcerto in questo scorcio di anno scolastico che la “Carta dello studente Io studio” consegnata dal MIUR a tutti gli studenti del primo anno delle scuole superiori non sarà più una semplice tessera per ottenere sconti in esercizi convenzionati, bensì una vera e propria carta di credito, valida per 5 anni.
Si chiama "Io Studio Postepay" ed è una carta prepagata nominativa ricaricabile da parte dei genitori , che si può utilizzare per acquisti fino a 2500 euro annui.
La novità che la rende inaccettabile consiste nel fatto che, oltre alle consuete agevolazioni di carattere culturale offerte agli studenti, permette di entrare anche nel programma sconti bancoposta che consente di avere sconti accreditati direttamente sulla Io Studio Postepay in oltre 27.000 esercenti in tutta Italia" nonché di "pagare in tutti i negozi e siti nel mondo che accettano carte VISA" e di "prelevare presso gli sportelli automatici Postamat e gli uffici postali in Italia e presso gli sportelli automatici VISA in tutto il mondo".

Una vera e propria carta di credito, dunque, con il logo del MIUR in alto a destra, che viene ufficialmente distribuita dal MIUR attraverso le scuole a studenti di 13-14 anni.
Si tratta, a nostro giudizio, dell’epilogo di una serie di innovazioni linguistiche introdotte dalla fine degli anni ’90 nel vocabolario delle normative scolastiche: portfolio, crediti, debiti …
Se lo studente è stato trasformato in “utente”, se la valutazione del suo percorso scolastico viene quantificata in crediti da mettere nel portfolio per poter in qualche modo compensare i debiti accumulati … non possiamo meravigliarci troppo se dalla metafora si passa alla rappresentazione della realtà odierna in cui anche lo studente deve divenire un “consumatore”: 3.000.000 di studenti, una vera manna per il mercato, per rimettere in moto l’economia!
La nostra protesta è ferma.
Chiediamo al MIUR di non aggiungere danni su danni. Il ritiro immediato di questa nuova tessera potrebbe dimostrare al Paese che altra è la funzione formativa che la Costituzione ha assegnato alla Scuola e che questa funzione il MIUR è tenuto a garantire su tutto il territorio nazionale.
Roma, 23 maggio 2014
Per la Scuola della Repubblica”
 

Soggetto qualificato alla formazione Decreto MIUR 5.7.2013
Tel. 06 3337437 –– telefax 06 3723742
Via Oslavia 39 F - Roma
e-mail scuolarep@tin.it
sito www.scuolaecostituzione.it


RASSEGNA STAMPA:
- la repubblica, 24 maggio 2014 [clicca qui]
- key4biz, 10 aprile 2014 [clicca qui]

22 mag 2014

buono scuola, dopo la sentenza del tar la regione lombardia deve ora integrare

La sentenza della terza sezione del Tribunale amministrativo della Lombardia [n. 1645 / 2013], depositata il 2 aprile scorso, afferma che gli studenti delle scuole pubbliche lombarde sono «discriminati» rispetto a quelli delle private [il nostro post dell'8 aprile 2014]. A parità di reddito, infatti, se lo studente frequenta un istituto paritario il sostegno della Regione Lombardia parte da un minimo di 400 fino a 950 euro, se iscritto alla scuola pubblica può invece ottenere un sostegno compreso tra 60 e 290 euro.
Secondo l'Associazione Nounodimeno, che giovedì 25 maggio ha tenuto una conferena stampa davanti al Pirellone [guarda il video dal TGN Telenova del 23 maggio 2014], poiché la Sentenza è esecutiva, tutti coloro che hanno ottenuto nell’anno 2013/2014 il sostegno al reddito nelle scuole statali possono richiedere la differenza tra quanto percepito lo scorso anno e quanto invece erogato alle famiglie con i figli nelle scuole private. Dato che le differenze sono notevoli, la Regione Lombardia deve integrare, a seconda delle fasce di reddito e delle scuole frequentate, da € 340 a € 670.
L'Associazione invita le migliaia di famiglie lombarde con i figli nelle scuole statali che hanno percepito l’integrazione al reddito, a presentare ISTANZA DI MASSA alla Regione Lombardia affinché venga rispettato quanto prescritto dalla Sentenza del Tar.

La tabella con le cifre la Regione Lombardia deve integrare, a seconda delle fasce di reddito e delle scuole frequentate.
 Appena disponibili, vi forniremo le modalità di presentazione dell'istanza.

coltivando per i più piccini: seconda puntata (e un haiku!)

prima puntata [clicca qui]

“Un seme nascosto nel cuore di una mela è un frutteto invisibile”
Proverbio gallese, da La vita segreta dei semi.

La velocità di Ilaria e del suo gruppetto di giovani ortisti ci costringe a rincorrere tutte le novità ed i lavori che stanno facendo….e questo ci piace tantissimo!!
D’altra parte lo sappiamo bene anche noi ortisti di Coltivando: la natura ha i suoi tempi e non si occupa di noi… la natura a volte ci fa correre, a volte ci insegna ad aspettare pazientemente, a volte ci sorprende con imprevisti, così: spunta un carciofo che era atteso per l’anno successivo o una parte del nostro semenzaio sparisce perché sono passate le lumache a mangiare tutto!
E’ bello vedere quante cose sono riusciti a fare in pochi giorni e di quanta poesia sono capaci questi bambini con palette, terra, semi e … vermi a disposizione!!!
Complice Ilaria, la sua passione, il suo amore per la natura e per i suoi ortisti, i suoi racconti, le sue bellissime foto, continuiamo il foto-racconto del piccolo orto del Nido Guerzoni.
2 aprile – Uscita in campo!!
Avete visto che bel semino? Adesso è una pallina, ma sarà un bellisimo nasturzio con i fiori gialli, arancioni e rossi che si possono anche mangiare!  Uno strato di terra come materasso, 
poi il semino e poi un nuovo strato di terra come coperta: ecco fatto il lettino per il semino!


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giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra e tutti giù per terra!”.. i nostri giovani ortisti alla prese con la terra fra cucchiai, riccioli, codini e …. l’irresistibile voglia di metterci le mani!!! .. e che mani! Sono mani che parlano, che hanno proprio voglia di toccare la terra, sentirne la frescura, l’umido, il morbido e il ruvido insieme, sentirla passare fra le dita, godere del contatto ..
Attenzione: arriva l’acqua!

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Si prepara un bel vaso per i nostri semini… anche noi a Coltivando facciamo così, ma non abbiamo quei bei riccioli d’oro!
Ecco la preparazione di un altro bel vaso, curato con la perizia di una vera orticoltrice!

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21 mag 2014

scuola senza fine, i corsi 150 ore delle donne a milano: l’esperienza di via gabbro (affori-bovisasca 1976-1986)

Sabato 24 maggio 2014 (ore 15:00) a Macao verrà proiettato il film Scuola senza fine di Adriana Monti. Il film racconta l'esperienza di Lea Melandri, Adriana Monti, Amalia Molinelli, Ada Flaminio, Antonia Daddato, Teresa Paset, Rina Aprile, Micci Toniolo, Paola Mattioli, Maria Martinotti,  alcune delle protagoniste di un’esperienza inedita avvenuta tra il 1976 e il1986: le 150 ore delle donne organizzate nella scuola di via Gabbro del quartiere Affori-Bovisasca di MilanoUn percorso che seppe dare voce, e quindi corpo ed esistenza, a un certo gruppo di donne casalinghe attraverso la scrittura, e che si trasformò in gruppo di studio e ricerca da cui nascerà, dieci anni dopo, la Libera Università delle Donne di Milano
«I loro scritti mostravano una capacità di pensiero indipendente non bloccato da paroloni o da ideologie o teorie intimidatorie; loro giocavano con le teorie o le usavano come formule magiche ma arrivavano sempre a porre domande alle quali nessuno aveva ancora risposto. Questo tipo di approccio con la cultura causò ovviamente una serie di problemi non indifferenti, ma questo non fa parte di ciò che si mostra nel film. Lascio il compito di tracciare questa parte della storia a scritti e documenti che verranno nel futuro.» (Adriana Monti)



Introduzione alla sceneggiatura del film, di Adriana Monti [clicca qui]

MACAO, nuovo centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca 
Viale Molise, 68 Milano h. 15.00 

Dibattito e istallazione permanente

Con Lea Melandri

Hangar – sottotetto

Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l’Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano, di cui è stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. È stata redattrice, insieme allo psicoanalista Elvio Fachinelli, della rivista L’erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l’antologia L’erba voglio. Il desiderio dissidente (Baldini & Castoldi 1998). Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni Settanta; di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino a oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L’infamia originaria (Edizioni L’erba voglio 1977, Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d’amore (Rizzoli 1988, Bollati Boringhieri 2002); Lo strabismo della memoria (La Tartaruga Edizioni 1991); La mappa del cuore (Rubbettino 1992); Migliaia di foglietti (Moby Dick 1996); Una visceralità indicibile. La pratica dell’inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta (Fondazione Badaracco, Franco Angeli Editore 2000); Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia (Bollati Boringhieri 2001); Preistorie. Di cronaca e d‘altro (Filema 2004; cura e posfazione di Manuela Fraire e Rossana Rossanda); La perdita (Bollati Boringhieri 2008); Amore e violenza. Il fattore molesto della civiltà (Bollati Boringhieri 2011). Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: Ragazza In, Noi donne, Extra Manifesto, L’Unità. Collaboratrice della rivista Carnet e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista Lapis. Percorsi della riflessione femminile, di cui ha curato, insieme ad altre, l’antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista (Manifestolibri 1998). Il 2 ottobre 2011 è stata eletta presidente della Libera Università delle Donne di Milano. Il 7 dicembre 2012 è stata insignita dell’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano.

15 mag 2014

14 maggio 2014: senza zaino day

Nata come Giornata della Responsabilità, il Senza Zaino Day si celebra il primo mercoledì di maggio. Solo per quest'anno, vista la concomitanza con le prove INVALSI, il GCN (Gruppo Coordinamento Nazionale) ha stabilito di svolgerla il mercoledì successivo ovvero il 14 maggio 2014. È una giornata che accomuna tutte le scuole ed è un'occasione per mostrare all'esterno l'esperienza delle Scuole Senza zaino. Ma è anche un'occasione per porre all'interno delle scuole una maggiore attenzione agli ingredienti tipici di SZ.
Delle Scuole Senza Zaino ce ne siamo già occupati nel 2012 [clicca qui] e [clicca qui]. 
Torniamo sul tema poiché quest'anno il Consiglio di Istituto dell'IC Don Orione ha aderito alla giornata (delibera dell'8/5/2014): i bambini sono stati invitati a lasciare lo zaino a scuola (per un giorno).
Il progetto Senza Zaino, promosso da IRRE Toscana, prende spunto dalla proposta di eliminare lo zaino per indicare la strada di un generale rinnovamento nella scuola, in particolare della primaria, secondo una visione globale e sistemica che vuole promuovere autonomia, partecipazione e responsabilità. 
La prima esperienza è stata avviata dall’Istituto Comprensivo “G. Mariti” di Fauglia (Pisa): una scuola ospitale, accogliente, dove gli alunni partecipano alla progettazione, imparano ad apprendere in un clima di rispetto e responsabilità e a lavorare in modo autonomo [per la presentazione dell’esperienza clicca qui].
La proposta didattica di riferimento è definita “Approccio Globale al Curricolo” la cui prima sistematizzazione si ha nel testo “A scuola Senza Zaino” (M. Orsi, ed. Erickson, 2006). I valori su cui si fonda la proposta educativa sono: la responsabilità, la comunità, l’ospitalità.
Il progetto è stato già attivato in numerose scuole primarie, a cui si aggiungono alcune scuole dell'infanzia, mentre sono allo studio alcune sperimentazioni per estenderlo alla scuola secondaria.
Ma perché “Senza zaino”? Lo zaino è una “metafora” che rimanda alla dominanza della carta, al prevalere dell’apprendimento formale astratto e al dominio della cultura scritta rispetto alla cultura materiale. Rappresenta una scuola dal curricolo frammentato, rispecchia "un codice educativo a collezione" dove lo sfondo è un ambiente povero di stimoli e gli allievi rimangono fortemente dipendenti dall’insegnante nello svolgimento delle attività. 
Al contrario, Senza Zaino propone un nuovo modello di scuola, dove il sapere si fonda sull’esperienza e alunni e docenti sono impegnati a creare un ambiente ricco di stimoli. Il metodo di lavoro ha al centro la nozione di curricolo globale, che lega la progettazione della formazione alla progettazione dello spazio
Realizzare l’ospitalità dell’ambiente formativo, promuovere la responsabilità e l’autonomia dei ragazzi, fare della scuola una comunità di ricerca, sono i tre valori che ispirano l’azione educativa.

PER APPROFONDIRE:
  • www.senzazaino.it
  • “A scuola senza zaino” di M. Orsi del 20/7/2012 [clicca qui]
  • Orsi M., “A scuola senza zaino”, Erickson, Trento, 2006
  • Pampaloni D., “Senza Zaino! Una scelta pedagogica innovativa”, Firenze, Morgana Edizioni, 2008
 
una classe tradizionale

 una classe "senza zaino"

14 mag 2014

aritmetica in pratica, dalla tradizione cinese strumenti per la scuola primaria

Lunedì 26 maggio (ore 17.15) presso l’IIS “Luigi Cremona” avrà luogo la conferenza della Prof.ssa Mariolina Bartolini Bussi su “Aritmetica in pratica. Strumenti e strategie dalla tradizione cinese per l’inizio della scuola primaria”. Nel corso della conferenza, Mariolina Bartolini Bussi presenterà il suo libro sull'inizio dell'aritmetica nella scuola primaria che propone riflessioni sulle differenze culturali tra Italia e Cina, indicazioni metodologiche e schede operative sulla notazione posizionale dei numeri interi e sulla soluzione dei problemi aritmetici. Secondo una recente statistica (OCSE PISA), i figli dei poveri di Shanghai sono da uno a tre anni avanti in matematica rispetto ai figli dei ricchi di Londra: di conseguenza in Gran Bretagna arriveranno presto 60 insegnanti di matematica da Shanghai.
Su questo tema ed altri ad esso collegati la professoressa Bartolini coordina un gruppo di ricerca presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Per ulteriori informazioni [clicca qui]

13 mag 2014

invalsi, chi li conosce li evita

Riec­coli! Chi? I test Invalsi. Cosa sono? A cosa ser­vono? Nella scuola pri­ma­ria si sono svolti il 6 e 7 mag­gio. Ma pochi sono i geni­tori di stu­denti e alunni che li cono­scono, che sanno di cosa si tratta. Anche se abi­tano insieme ai loro figli, nella stessa scuola dei pro­pri figli, da più di dieci anni.
Chi invece li cono­sce bene sono le case edi­trici sco­la­sti­che che di fronte a ogni novità o pseudo novità, anche se nociva per i ragazzi, cer­cano soprat­tutto il busi­ness. I docenti della scuola Iqbal Masih di Roma e il blog geni​to​reat​tivo​.word​press​.com stanno pro­vando a far cono­scere di più ai geni­tori dei loro stu­denti la natura e il fun­zio­na­mento di que­sti test. Con una con­vin­zione: se li cono­sci, li eviti. Di più: se li cono­sci, li com­batti. Per­ché fanno male alla scuola e ai ragazzi.

La cosa aber­rante? La tipo­lo­gia tutta a quiz delle prove. La loro assur­dità ed estra­neità a qual­siasi per­corso di cono­scenza. E le moda­lità della «som­mi­ni­stra­zione» ai ragazzi: può esi­stere, all’interno dell’istituzione sco­la­stica, parola peg­giore di que­sta: som­mi­ni­stra­zione? Si prenda per esem­pio un dato: il tempo con­cesso agli stu­denti per lo svol­ge­ri­mento, leg­gere i testi e met­tere le cro­cette, per­ché di poco di più si tratta.
Come sanno tutti i bam­bini che hanno svolto le prove, come sanno gli inse­gnanti che le hanno «som­mi­ni­strate», il tempo per scri­vere tutte le rispo­ste nelle prove di ita­liano è di 45 minuti. Un lavoro deci­sa­mente al di sopra delle pos­si­bi­lità della media di un bam­bino che sta finendo la seconda ele­men­tare. E’ evi­dente che le prove nel loro insieme non sono solo l’esito di una pur col­pe­vole improv­vi­sa­zione, o di sciat­te­ria, ma una mani­fe­sta­zione di scarsa cono­scenza dei pro­cessi di appren­di­mento o di voluta dimen­ti­canza di ciò che ne costi­tui­sce l’aspetto com­plesso, dif­fi­cil­mente valutabile.

Le com­pe­tenze non sono una sequenza di fatti misu­ra­bili, ma pro­cessi che, come dimo­strano gli attuali ripen­sa­menti degli esperti di oltreo­ceano sul testing, abbi­so­gnano ancora di molta ricerca sul campo per essere ana­liz­zati e valu­tati. Ricerca che dovrebbe tor­nare nell’alveo del lavoro uni­ver­si­ta­rio e che, sicu­ra­mente, l’Invalsi non sta svol­gendo.
I geni­tori degli stu­denti difen­de­ranno i loro figli da chi sta facendo loro del male? La rispo­sta è tri­ste­mente nota: no. Per­ché sono impe­gnati e distratti in cose che sem­brano oggi molto più impor­tanti dell’attenzione alla salute men­tale dei pro­pri figli e del loro benes­sere sco­la­stico. Per­ché dalla scuola-azienda sono stati ridotti al ruolo di sem­plici clienti-consumatori. Per­ché quasi sem­pre i geni­tori dei minori sono peg­gio dei loro geni­tori. Per­ché i docenti e la scuola pub­blica ita­liana, da tempo, si è persa i geni­tori dei pro­pri stu­denti. E senza il recu­pero di un patto forte con loro i docenti ita­liani, spol­pati in que­sti anni dei loro diritti e delle loro libertà ed edu­cati a una dif­fi­denza pro­gram­ma­tica nei con­fronti della pro­pria “utenza”, non hanno alcuna spe­ranza di miglio­rare la situazione.

(Giuseppe Caliceti, il manifesto, 12 maggio 2014)

via padova è meglio di milano

Un bambino, in visita scolastica, stupito da quanti segreti potesse nascondere la “sua” via, ad un certo punto ha esclamato: “Ma via Padova è meglio di Milano!”. Ci è piaciuto così tanto che abbiamo deciso che questo grido di sorpresa sarebbe stato il nome della Festa… 


Sabato 17 e domenica 18 maggio 2014 la quinta  edizione della festa “Via Padova è meglio di Milano”. I programma degli eventi: [clicca qui]

Tra gli eventi segnaliamo il Cinetrotter, proiezione unica e gratuita di cortometraggi per bambini di ogni età, domenica 18 maggio, h. 16.30-18.30 al teatrino del Trotter [clicca qui]


12 mag 2014

è primavera! in biblioteca affori sbocciano le storie

La Biblioteca Affori propone a bambini e ragazzi di tutte le età una serie di iniziative e letture per incontrarci, ascoltare e raccontare storie.

VENERDI’ 16 MAGGIO ORE 17
FAVOLE A COLORI – Storie d’arte per bambini dai 6 agli 8 anni

Su prenotazione) Per prenotare telefonare al numero 02-88462526
Leggere un’opera d’arte è come leggere un libro! Racconteremo storie di pittori, di colori e forme, proiettando grandi immagini sui muri! Come se
fossimo in un museo parlante.
A cura dell’Associazione Artistica Culturale Circolo Lo straniero con Egle Varisco

SABATO 24 MAGGIO ORE 10.30
SPETTRI E FANTASMI – Storie di paura per ragazzi dai 9 ai 13 anni
(Ingresso libero, fino esaurimento posti)
I personaggi più terrificanti che hanno ispirato il genere “horror”: spettri, fantasmi, spiriti, visioni, sogni. Tensione, emozioni, ma anche tanta sana ironia e comicità.
A cura del Teatro del Vento con Chiara Magri

SABATO 31 MAGGIO ORE 10.30
Colorando emozioni. Perché urla così? - Storie d’arte ed emozioni per bambini dai 7 ai 10 anni e per i genitori
(Su prenotazione) Per prenotare telefonare al numero 02-88462526

Pensiamo all’arte per parlare di emozioni. Leggeremo il racconto di A. Penrose “Il bambino che morse Picasso”. Coloreremo poi insieme e ci confronteremo con mamme e papà sull’argomento. Percorso espositivo.

Biblioteca Affori
Viale Affori 21 - Milano
Tel. 02-88462522
C.Biblioaffori@comune.milano.it

8 mag 2014

la scelta vaticana di stefania giannini, ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca (di v. pascuzzi)

Leggi anche: 
- A San Pietro la chiamata alle armi della scuola confessionale (di Marina Boscaino) [clicca qui]

“Tutti a Roma con papa Francesco!”, questa è la parola d’ordine dell’adunata di massa “per la scuola” che la Chiesa italiana ha in programma per sabato 10 maggio in piazza San Pietro [clicca qui]. “La mobilitazione di scuole, famiglie ed associazioni è già in corso e conta di portare nella Capitale centinaia di migliaia di persone” informa l’Agesc.
Le scuole naturalmente sono quelle cattoliche, la loro mobilitazione è capillare e tempestiva, la partecipazione sarà compatta e massiccia: “già più di 150mila gli iscritti”. Anche Stefania Giannini [Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca] sarà in piazza. Lo spiega a Famiglia Cristiana: "Ci sarò perché era da molti anni che in Italia non ci si mobilitava per la scuola, se non per protestare. Inoltre questo Papa, con i suoi gesti e le sue parole, ha la grande capacità di dare speranza e fiducia". Ma, pensandoci bene, la sua partecipazione al raduno sembra impropria e anomala. Non ha senso come ministro italiano in carica (cosa va a fare?), né a titolo individuale (non ha “il dono della fede”, così ha detto). Allora forse la ragione vera va cercata nella sua carica di segretario politico di Scelta Civica e nella candidatura alle Europee nella lista “Scelta Europea con Guy Verhofstadt”.
Con la prospettiva di un seggio a Strasburgo, l’incontro a piazza S. Pietro costituisce una preziosa occasione, certo non per un comizio, ma per una presenza significativa a fini di propaganda elettorale.
In cambio Giannini avrà modo per ribadire i suoi orientamenti a favore delle scuole “paritetiche”- pardon - paritarie cattoliche, spacciate per scuole pubbliche, prospettando aperture per quanto riguarda i finanziamenti statali. Anche se, quasi sempre, le promesse e le assegnazioni di “priorità” vanno incontro a rapido e sicuro oblio. Intervistata da Famiglia Cristiana, il ministro aveva detto: "Vanno superate vecchie incrostazioni ideologiche. Si tratta di scegliere con decisione il modello europeo, cioè la libertà di scelta educativa per le famiglie e gli studenti.
Serve un modello integrato, dove un bene pubblico, come l`istruzione, può essere gestito da soggetti diversi. E lo Stato deve vigilare che questa gestione dia risultati validi". Parole che risultano in sintonia con quelle del card. Angelo Scola: “una pluralità di modelli educativi che le istituzioni garantiscono fino alla dimensione economica”.
Fuor di metafora, le scuole cattoliche aspirano a essere finanziate al 100% dallo Stato, indirettamente e tramite il “buono scuola” alle famiglie. Buono scuola da allineare pian piano alle loro rette annuali. Il cui importo individuale arriva a circa 5.000 euro all’anno per studente. In totale fanno 6 miliardi di euro annui, cioè poco meno degli 8 miliardi tagliati alla scuola statale dal machete di Gelmini.

(Vincenzo Pascuzzi, La Tecnica della Scuola, 7 maggio 2014)

7 mag 2014

il menù estivo 2014 di milano ristorazione, il comunicato della rappresentanza delle commissioni mensa

A fine aprile 2014 è partito il menu estivo nelle mense scolastiche che ha visto il coinvolgimento dei genitori delle commissioni mensa nella negoziazione con il fornitore e il Comune al fine di migliorare la proposta.
Nonostante questo, comunque, il risultato presenta ancora alcuni problemi consueti e degli elementi non condivisi. Queste le principali debolezze: una presenza quasi nulla di legumi, nonostante la stessa ASL ne imponga una proposta almeno settimanale, pochissime referenze biologiche e soprattutto non per alimenti quotidiani, ma occasionali, e una monotonia nella proposta dei contorni.
Poi ci sono i problemi di sempre: una scarsa qualità e varietà del pesce, (nonostante sia stata pubblicizzata la trota ormai due anni fa, vengono proposti sempre lo stesso merluzzo e i bastoncini); i prodotti del forno pane e pizza di scarsa qualità (un pane regolarmente gommoso, il formaggio sulla pizza scartato di regola); scarsa varietà della frutta e frittate insapori.
Dalle nostre rilevazioni, registrate attraverso il questionario sulla qualità dello scorso menu estivo, era emerso in maniera inequivocabile, l’elevatissimo rifiuto dei bambini per il caprino, che finalmente è stato eliminato a favore di un più ‘mite’ primosale.
Registriamo anche due importanti conquiste: i piatti unici, in generale molto critici, sono tornati ad essere non più di due al mese, e speriamo, sia stata definitivamente eliminata l’insalata amara nei contorni, che è motivo di scarto, da anni, di quintali di verdura di buona qualità.
Dal nostro questionario, a cui hanno aderito circa duecento insegnanti rileviamo, tra i vari dati qualitativi, una leggera percezione di miglioramento del menu estivo dello scorso anno, ma ancora molto lontano dal dato che Milano Ristorazione ha pubblicizzato e pubblicato sul suo bilancio, pari ad un‘totalmente accettato’ (75,1%) frutto delle proprie indagini statistiche dell’anno scorso.
Infine è risultata unanime l’opinione degli intervistati nel sostenere che la percezione della qualità dei piatti delle scuole che hanno un centro cucina interno sia nettamente migliore rispetto a chi i piatti se li deve fare trasportare da un centro cucina esterno. Ma su questo tema, purtroppo, incombe una strategia ‘industriale’ che ha progressivamente imposto la chiusura dei centri cucina interni alle scuole a favore dei grandi centri cucina come Gargano, Quaranta, ma soprattutto il mega ‘Sammartini’, che noi genitori non condividiamo.

La Rappresentanza cittadina delle commissioni mensa di Milano
5 maggio 2014

Il menù estivo 2014 [clicca qui] [sempre disponibile nella colonna destra del nostro blog]
Il comunicato in formato pdf [clicca qui]

quanto costano le prove invalsi? (di marco barone)

Il Piano Triennale di Attività dell'Invalsi definisce i programmi e le attività, i loro obiettivi, la loro pianificazione temporale e costituisce la base per la predisposizione del bilancio preventivo e del piano del fabbisogno del personale per il triennio costituito dagli anni 2013, 2014, 2015. Il funzionamento annuo a regime dell’INVALSI richiede l’assegnazione, nell’ambito del riparto del «Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca» di un finanziamento pari a € 14.000.000, derivante dalla somma tra il fabbisogno relativo al finanziamento dei progetti di ricerca ed il costo complessivo della struttura intesa come somma tra costo del personale come da dotazione organica e costo della struttura. Anche per l'anno 2014 parte di tali costi saranno coperti da risorse rivenenti da progetti già approvati ed avviati nell’ambito della programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2007-2013 – Programmi Operativi Nazionali “Competenze per lo sviluppo”.

Andando a vedere le voci nello specifico ecco cosa si desume:

Obiettivo 1 – Rilevazioni nazionali universali € 4.200.000
Obiettivo 2 – Rilevazioni nazionali campionarie € 950.000
Obiettivo 3 – Rilevazioni internazionali € 2.100.000
Obiettivo 3 – Collegamento tra le rilevazioni internazionali e nazionali € 410.000
Obiettivo 4 – Somministrazione automatica delle prove € 150.000
Obiettivo 5 – Rafforzamento del sistema di restituzione dei risultati delle rilevazioni € 50.000
Obiettivo 6 e 8 – Supporto all’autovalutazione esterna delle istituzioni scolastiche € 1.400.000
Obiettivo 7 – Identificazione delle aree critiche del sistema educativo e delle istituzioni scolastiche in condizioni di maggiori difficoltà € 50.000
Obiettivo 9 – Supporto alle sperimentazioni didattiche e organizzative € 50.000
Obiettivo 10 – Rafforzamento tecnologico dell’istituto € 250.000
Spese Correnti (Organi, Personale, Acquisto Beni e Servizi) € 4.290.000
Spese in Conto Capitale € 100.000 
TOTALE GENERALE: € 14.000.000 

Mentre il costo specifico delle rilevazioni nazionali censitarie che riguardano la misurazione dei livelli di apprendimento di Italiano (comprensione della lettura e grammatica) e Matematica saranno i seguenti: Costo costruzione strumenti cognitivi: € 400.000 (costo medio per strumento: € 13.793) comprensivo di: Costo esperti , Autori, Pre-testing (stampa, consegna, somministrazione).
Costo annuo realizzazione rilevazioni censitarie (comprensivo IVA): Servizio nazionale di valutazione- Stampa, consegna, acquisizione elettronica dei dati (come PN 2012) € 360.000 per livello: COSTO TOTALE € 1.800.000.
Osservatori di primo e secondo livello: € 420.000 per livello - COSTO TOTALE (comprensivo oneri amministrativi) € 1.700.000.
Prova nazionale: Stampa, consegna, acquisizione elettronica dei dati: COSTO TOTALE € 300.000, per un totale di (escluso costo personale interno): € 4.200.000 che rientrano all'interno dei noti 14 milioni di euro come citati in premessa, mentre quelle campionarie hanno un costo di quasi un milione di euro.

Marco Barone, 27 febbraio 2014

test invalsi? no, grazie (di benedetto vertecchi)

In questo periodo dell’anno la scuola è dominata dalle operazioni per le rilevazioni periodiche sui livelli di apprendimento (i «test Invalsi»). Si tratta di un’operazione che richiede rilevante impegno organizzativo, perché gli allievi coinvolti sono alcuni milioni. Si tratta anche di un’operazione molto costosa [clicca qui], che prevede una fase preliminare di messa a punto delle prove, la loro distribuzione sul territorio, lo svolgimento da parte degli allievi, la rilevazione dei dati e il loro trattamento, la diffusione dei risultati.
Tali risultati dovrebbero poi costituire il punto di partenza per interventi rivolti a migliorare la qualità dell’educazione scolastica: invece di intervenire in modo generico, sulla scorta d’impressioni più o meno condivise, si assumerebbero decisioni fondate sulla costatazione delle esigenze riscontrate.
Gli argomenti a favore delle pratiche valutative che investono il sistema scolastico hanno una loro suggestione, derivante dalla semplicità dell’impianto interpretativo. È una semplicità che contrasta col carattere di «sistema» che si afferma di voler conferire alla valutazione. Un sistema rappresenta, infatti, una realtà complessa, a determinare la quale concorre un gran numero di variabili. Tali variabili assumono valori in un lungo periodo di tempo e con riferimento ai singoli contesti in cui l’educazione è praticata.
Ne deriva che in un momento determinato sono molte le variabili che nel complesso orientano le caratteristiche del sistema e che esse costituiscono un reticolo che non consente di porle in successione.
La valutazione che si sta praticando nelle nostre scuole suppone invece che ci si possa limitare a prendere atto di un certo numero di variabili indipendenti (alle quali si riconosce un significato causale) che identificano il profilo dei singoli allievi, di altre variabili collegabili ad alcune condizioni di processo (per esempio, le competenze degli insegnanti) e delle variabili dipendenti che danno conto dei risultati conseguiti dagli allievi.
Chiunque abbia una qualche consuetudine con la ricerca educativa (non con l’assunzione di interpretazioni prese a prestito da altri settori della vita sociale, per esempio la gestione aziendale) sa bene che la conoscenza dei processi nei quali sono coinvolti bambini e ragazzi non tollera semplificazioni. Se poi dal piano sincronico (rilevazioni che si riferiscono a un breve periodo di tempo) passiamo a quello diacronico (guardando i mutamenti che interessano il succedersi delle generazioni), lo schematismo delle interpretazioni ora alla moda, e ossessivamente ripetute da moltitudini di sedicenti esperti, appare ancora meno consistente.
Nessuna delle grandi trasformazioni culturali che si sono succedute dalla metà del millennio trascorso è interpretabile secondo gli schemi che oggi si vogliono applicare alla valutazione del sistema scolastico. Le trasformazioni educative di maggior rilievo sono quelle che hanno accompagnato le riforme religiose (a cominciare da quella di Lutero), le trasformazioni economiche (si pensi agli effetti della rivoluzione industriale), il manifestarsi di una nuova consapevolezza collettiva (le basi della nostra sensibilità nei confronti dell’educazione sono state definite nell’ambito della rivoluzione francese), gli eventi rivoluzionari (è il caso delle grandi rivoluzioni del ventesimo secolo, da quella di Ottobre alla rivoluzione cinese al rovesciamento del regime di Batista).
Le considerazioni che precedono assumono significato se le rilevazioni valutative di «sistema» presentano, almeno, il requisito della correttezza metodologica. Non mi riferisco tanto alle elaborazioni statistiche, che ormai non rappresentano più un problema perché quasi del tutto automatizzate, quanto alla consapevolezza delle implicazioni della valutazione sullo svolgimento dell’attività quotidiana delle scuole.
Un segno evidente della trascuratezza con la quale si è intrapreso il percorso valutativo è che di fronte al dilagare di comportamenti di rifiuto, variamente espressi, non si sia trovato di meglio che invocare a scusante la propensione delle scuole al cheating, ovvero, in italiano corrente, all’imbroglio. Al fenomeno si è cercato di porre un argine ricorrendo a espedienti statistici, senza chiedersi se non fosse prima di tutto necessario capire la ragione che negli anni passati (e nessuno può escludere che qualcosa del genere continui ad accadere) ha spinto un numero consistente di scuole ad assumere comportamenti che avevano come conseguenza l’alterazione dei dati.
Eppure, non è difficile immaginare che il ricorso all’imbroglio non sia altro che una manifestazione di sfiducia nei confronti delle campagne valutative. Sarà difficile ricostituire il rapporto di fiducia che è alla base di qualunque attività valutativa se s’insiste a voler compiere rilevazioni sull’intera popolazione, ottenendo dati di ridotta attendibilità.
Se l’intento delle rilevazioni nazionali consiste nel migliorare la qualità delle decisioni, tale intento può essere con attendibilità maggiore conseguito compiendo rilevazioni su campione. Oltre tutto, si realizzerebbero economie consistenti, da impegnare per la messa a punto e la verifica sul campo di procedure didattiche innovative. 
(Benedetto Vertecchi, l’Unità, 7 maggio 2014)

no all’operazione invalsi dell'associazione nazionale "per la scuola della repubblica"

L'Associazione Nazionale "Per la Scuola della Repubblica" ribadisce il proprio totale dissenso nei confronti dell'operazione Invalsi, frutto di una visione economicista e antipedagogica della valutazione. Le obiezioni nel merito (i test a risposta multipla non misurano conoscenze e competenze significative; l'abuso dei test riduce l'attività didattica a mero addestramento), le critiche nel metodo (finalizzazione alla valutazione degli insegnanti, confermato dalla proposta - ribadita dal ministro - di formazione obbligatoria dei docenti i cui studenti non abbiano conseguito risultati sufficienti nei test; ambiguità di fondamento normativo, sconfinante nella prevaricazione del principio costituzionale della libertà di insegnamento e della titolarità del collegio dei docenti della materia didattica) non hanno mai ricevuto alcun tipo di ascolto né di semplice attenzione da parte dei ministri che si sono avvicendati negli ultimi anni; prova del fatto che l'intera partita Invalsi nulla ha a che fare con la valutazione degli apprendimenti finalizzata ad interventi migliorativi sul sistema (di cui, dopo anni di prove non esiste alcuna traccia) ma esclusivamente ad una visione retrivamente meritocratica che accompagni l'intera procedura di valutazione contemplata anche nel regolamento del SNV, vocata ad ulteriori restringimenti dei posti di lavoro e limitazione degli spazi della democrazia scolastica e della libertà di insegnamento,
La nostra solidarietà va a tutti i lavoratori che, per testimoniare il proprio inascoltato dissenso, sono ricorsi e ricorreranno allo sciopero.

Roma, 7 maggio 2014
“Per la Scuola della Repubblica”
 

Soggetto qualificato alla formazione Decreto MIUR 5.7.2013
Tel. 06 3337437 –– telefax 06 3723742
Via Oslavia 39 F - Roma
e-mail scuolarep@tin.it
sito www.scuolaecostituzione.it

invalsi, sciopero dei maestri e dei genitori alla morosini di milano

Niente test Invalsi nelle cinque seconde delle elementari Morosini di Milano. I maestri, infatti, hanno deciso di scioperare contro le prove di valutazione. Ma anche diversi genitori hanno deciso di tenere a casa i propri figli. “Un modo per dimostrare che siamo d'accordo con gli insegnanti e per boicottare i test” ha spiegato uno dei genitori. Grandissimi !!!


Il video da repubblica.it:




Rassegna stampa:
- video ANSA 6 maggio 2014 17:18 [clicca qui
- genova.repubblica.it [clicca qui]