L’agricoltura entra in classe. Anzi gli alunni vanno fuori classe, nell’aula “verde”. Non stiamo parlando di un’aula dipinta del colore della speranza, ma di una classe all’aria aperta. L’idea è di Paola Di Renzo, la dirigente del Comprensivo 3 della scuola di via Pescara allo Scalo a Chieti: non solo un orto didattico, bensì un’isola eco-didattica. Per la prima volta la preside dal pollice verde ha rivoluzionato il modo di fare scuola e il concetto di orto didattico che in questi anni ha preso sempre più piede nelle scuole italiane. All’istituto di via Pescara, gli ortaggi, la terra, i frutti non sono solo un’occasione per imparare a diventare dei piccoli agricoltori, ma un luogo di osservazione scientifica, un modo per fare lezione non solo sul libro di testo ma fuori dai banchi, in mezzo alla natura.
Il riconoscimento Slow Food
Si tratta di un fiore
all’occhiello per l’Abruzzo dal momento che questa scuola è stata
riconosciuta ad alta qualità ambientale oltre ad avere ottenuto il
plauso e il logo da “Slow Food”. Tutto ruota attorno all’aula
verde dove si fanno esperimenti, dove i bambini provano a comprendere
qualcosa in più dell’ambiente. Nello spazio didattico all’aperto,
concepito dalla preside e dai suoi insegnanti, vengono coltivati gli ortaggi nell’ottica della stagionalità e della tipicità così da insegnare ai ragazzi il rispetto del ciclo naturale delle stagioni.
Nell’orto anche i frutti dimenticati
Ma non solo. C’è l’angolo dei frutti dimenticati: giuggiole, uva spina.
I ragazzi non sanno nemmeno di cosa si tratti ma attraverso l’isola
didattica ambientale nascono curiosità che altrimenti restavano sopite.
Un ritorno alle origini, ma anche una sorta di “guida” al riconoscimento
della propria identità rurale: spesso i bambini non conoscono le piante che li circondano,
non sanno il loro nome, non riescono a distinguere un pioppo da una
quercia. Nella scuola di Chieti possono toccare le piante tipiche della
regione, vedere una castagna roscetta della Val Rovereto.
L’insegnamento verde
Un progetto che fornisce ai bambini anche l’abc
del cittadino rispetto a queste tematiche: nell’aula verde sono
piantate, infatti, delle rose inglesi indispensabili per la lotta
integrata e l’eliminazione dell’uso dei pesticidi e l’orto
viene fertilizzato dagli scarti vegetali crudi della mensa scolastica,
raccolti nella compostiera dagli stessi bambini. C’è di più: con
il ricavato dei prodotti del raccolto, messi in vendita dai genitori,
la scuola è riuscita a finanziare alcune piccole attività e ad
incrementare le piante nel giardino della scuola. L’aula verde è la prova di quanto si possa fare tra i banchi riuscendo a usare le mani sia su una tastiera del personal computer sia mettendole nella terra,
tra i fiori e gli ortaggi. E’ proprio quello che oggi hanno bisogno i
nostri ragazzi: sperimentare, avere occhi per uno schermo e mani per
sporcarsi. A Chieti sono riusciti grazie alla sinergia nata tra la
scuola e i genitori che vivono lo spazio verde come un luogo dove poter
fare scuola insieme di là del suono della campanella.
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