Nel
centro di Milano, ci troviamo nel Giardino della Guastalla a pochi
passi dall’ingresso posto di fronte alla Sinagoga, è posata una lapide
[clicca qui]
che ricorda venti bambini assassinati nel 1945 nella scuola Bullenhuser Damm
di Amburgo. Ecco la loro storia.
Nel novembre del 1944 dieci maschietti e dieci femminucce vengono trasferiti da Auschwitz al campo di concentramento di
Neuengamme. Le modalità con cui vengono selezionati i bambini è raccontata da Maria Pia Bernicchia nel libro “Chi vuole vedere la mamma
faccia un passo avanti” (Proedi editore, 2007). Sono tutti di età compresa tra i 5 e i 12 anni, di varie nazionalità, tra questi un italiano,
Sergio de Simone.
Verranno utilizzati come cavie umane per esperimenti medici dal medico delle SS
Kurt Heissmeyer che per mesi immetterà nei polmoni
dei bambini, ai quali erano state asportate le ghiandole linfatiche, bacilli tubercolotici vivi [clicca qui].
Ma
la guerra è alla fine, gli alleati sono alle porte e da Berlino arriva
l’ordine di far sparire ogni prova degli esperimenti. I bambini vengono
quindi
trasferiti nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm, il cui edificio
è utilizzato dall’ottobre del 1944 come campo esterno di Neuengamme.
E’
la notte tra il 20 e 21 aprile 1945, pochissimi giorni prima della fine
della guerra. Dopo un’iniezione di morfina, i bambini vengono impiccati
nel seminterrato
della scuola. L’operazione non è semplice. I corpi sono così leggeri
che il cappio non si stringe. Lo stesso boia, Johann Framm, dichiarerà
di essersi appeso con tutto il peso del suo corpo a quello dei bambini
per stringere il cappio. Sembravano “come
quadri alle pareti” dichiarerà a chi lo interrogava. I corpi verranno cremati a Neuengamme.
Terminata
la guerra, l’eccidio viene dimenticato. La scuola riapre, il dottore
Kurt Heißmeyer torna a Magdeburgo dove per parecchi anni esercita la
professione
di medico specialista in malattie polmonari. Solo un piccolo gruppo di
ex combattenti della Resistenza si raccoglie tutti gli anni nella
cantina della scuola, ogni anno sempre meno i presenti.
Nel
1959 la rivista “Die Stern” pubblica un articolo nel quale l’autore,
Jürgen von Kornatzky, si chiede se fosse il caso di
raccontare ai bambini, durante le lezioni, ciò che era accaduto
quattordici anni prima in una scuola di Amburgo. Il caso viene riaperto,
il dottor Heissmeyer processato e condannato all’ergastolo nel 1966
(muore un anno dopo di infarto). Durante l’interrogatorio
aveva dichiarato: “… i bambini messi a mia disposizione nell’autunno
1944 li consideravo degli oggetti. Per me non c’era nessuna differenza
fra persone e cavie
– poi si corresse – fra ebrei e cavie”.
Grazie alla ricerca e all’ostinazione di un altro giornalista tedesco, Güther Schwarberg, vengono rintracciati i parenti dei
bambini uccisi e nel 1979 viene fondata l’Associazione “I
bambini di Bullenhuser Damm”.
Nel 1980 il Senato di Amburgo ha dichiarato la scuola di Bullenhuser Damm un luogo della memoria. La scuola è stata dedicata
a Janusz Korczak, pediatra e autore ebreo-polacco morto a Treblinka. Nella sua cantina è stato realizzato
un memoriale, la stanza in cui i bambini sono stati uccisi è stata mantenuta nel suo stato originale, nel cortile della scuola
vi è un giardino dove chiunque può piantare una rosa in memoria delle vittime.
Dal
1991 nel quartiere di Amburgo Schnelsen Burgwedel le strade, un asilo,
un centro giochi e un parco hanno i nomi dei venti bambini. Nel
2010/2011 sono stati ripristinati
altri vani del museo per ampliare il memoriale esistente.
Nel giardino di rose bianche della scuola vi è una lapide dove si legge: “Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani parla”
(Hier stehst du schweigend, doch wenn du dich wendest, schweige nicht) [clicca qui].
Materiale
- il documentario “Rose bianche su sfondo nero” di Gianluca Miligi
[clicca qui]
- il testo "I venti bambini di Bullenhuser Damm” a cura di Maria Pia Bernicchia [clicca qui] – Il testo è tratto da due libri
di Günther Schwarberg, “Der SS - Arzt und die Kinder vom Bullenhuser Damm” (Steidl Verlag, Göttingen 1988) e “Meine zwanzig Kinder” (Steidl Verlag, Göttingen 1996), liberamente tradotti dal tedesco da Maria Pia Bernicchia
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