13 ott 2014

malala, l'istruzione è l'unica soluzione


In occasione della consegna del Premio Nobel per la Pace 2014, riproponiamo il nostro post pubblicato un anno fa, il 2 ottobre 2013

Malala è la più giovane candidata al Nobel per la pace. Nata nel 1997, a tredici anni è diventata famosa per aver scritto per la BBC un diario che raccontava i soprusi subiti dalla donne sotto il regime dei talebani.
E’ il 2009 quando i talebani decidono che nessuna ragazza dovrà più studiare.
Malala non si fa intimidire. E’ convinta che la scuola sia un diritto e non intende rinunciarci. Ha paura, ma continua ad andarci, evitando di indossare la divisa scolastica, per non dare nell'occhio, nascondendo  libri sotto lo scialle.
Il suo diario, scritto in lingua urdu, viene stampato anche su un giornale locale, accessibile dunque  a chi non sa l'inglese. Vuole dare coraggio ad altre bambine e alle loro famiglie.
Queste le sue idee: ” Dateci penne oppure i terroristi metteranno in mano alla mia generazione le armi“.
Un anno fa, il 9 ottobre 2012, Malala è colpita da alcuni uomini armati saliti sul bus scolastico che da scuola la stava riportando a casa. Ferita gravemente alla testa e al collo, sopravvive.
I talebani pakistani hanno rivendicato la responsabilità dell'attentato, sostenendo che la ragazza è “il simbolo degli infedeli e dell'oscenità”.
ll 12 luglio 2013, il giorno del suo sedicesimo compleanno, Malala è stata invitata a tenere un discorso all’ONU sulla sua storia, testimonianza dell’importanza dell’educazione come strumento dell’emancipazione femminile e di una società più libera e giusta.
  • il video dell'intervento di Malala all'ONU (sub ita) [clicca qui]
  • il testo in italiano dell'intervento di Malala all'Onu [clicca qui]
  • il diario di Malala scritto per la BBC (in inglese) [clicca qui]
Un estratto dal diario in italiano (ns. traduzione)
Lunedì 5 gennaio 2009: “Non indossare vestiti colorati” 
Mi stavo preparando per andare la scuola e stavo per mettermi la divisa quando mi sono ricordata di quello che il nostro preside ci ha detto, cioè di non indossare le divise e di venire a scuola in abiti normali. Allora ho deciso di indossare il mio vestito rosa preferito. Anche altre ragazze della scuola indossavano abiti colorati,  il clima in classe era molto casalingo.
Un’amica mi ha chiesto: “Dio mio, dimmi la verità, la nostra scuola sarà attaccata dai talebani?”.  Durante l’assemblea del mattino ci è stato detto di non indossare più vestiti colorati, perché i talebani sono contrari.
Di ritorno a casa, dopo pranzo, ho studiato.  La sera ho acceso la tv e ho sentito che a Shakarda il coprifuoco  imposto 15 giorni fa è stato revocato. Sono contenta perché la nostra insegnante di inglese vive in quella nella zona e adesso potrebbe riuscire a venire a scuola.

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