Si
deve all’impegno di Camila Vallejo Dowling, l’ex leader della Fech, la
Federazione degli studenti universitari cileni, l’approvazione da parte
del
Parlamento cileno della legge che stabilisce la gratuità dell’accesso alle università pubbliche
a partire dal 2016.
Deputata dal 2014,
eletta
nelle liste di Gioventù Comunista, Camila Vallejo sta conducendo in
Parlamento la battaglia, cominciata cinque anni fa nelle piazze del
paese sudamericano, per l’abolizione del sistema
educativo ereditato dal dittatore Augusto Pinochet.
Scioperi, sit-in, manifestazioni di protesta: il movimento studentesco cileno non si è mai arreso malgrado i duri scontri
di piazza e le continue minacce anche da ambienti istituzionali [leggi i nostri post: clicca qui e clicca qui].
Proteste
che non si sono placate neanche dopo l’approvazione del primo pacchetto
di riforme approvato dal governo della socialista
Michelle Bachelet nel gennaio del 2015, considerato dagli insegnanti e
dagli studenti assolutamente insufficiente.
Fino ad oggi il sistema universitario pubblico cileno doveva completamente autofinanziarsi, richiedendo agli studenti migliaia
di dollari all’anno di tasse.
La riforma, approvata a fine 2015 dal Parlamento nonostante la forte opposizione della destra radicale, prevede da subito
l’esenzione per 178 mila studenti delle fasce più povere della popolazione. Esenzione che
verrà estesa all’intera popolazione universitaria entro quattro anni.
A pesar de los intentos de la derecha por torpedear el avance de la gratuidad, ganamos una batalla importante.
#Gratuidad2016.
— Camila Vallejo (@camila_vallejo) 23 Dicembre 2015
— Camila Vallejo (@camila_vallejo) 23 Dicembre 2015
"Nonostante i ripetuti tentativi della destra di silurare l'introduzione della gratuità, abbiamo vinto una battaglia importante”
Ma secondo Camila Vallejo, dal marzo 2015
presidente della commissione Educazione della Camera,
la gratuità dell’accesso alle università pubbliche è soltanto un tassello della riforma. L’obiettivo è garantire il diritto all’istruzione che non si ottiene esclusivamente
con la gratuità. “Quella
è solo una parte, il diritto all’educazione è molto più complesso. Si
tratta di definire l’istruzione che vogliamo, qual è
la missione e la visione delle istituzioni, che tipo di professionisti e
tecnici vogliamo per il nostro Paese. Inoltre si deve parlare di
ricerca”.
Vedremo se
la
compañera
Camila
avrà la forza, ora che siede sugli scranni delle istituzioni, di
completare le riforme nella direzione richiesta dal movimento che lei
stessa dirigeva, garantendo la partecipazione
di insegnanti e studenti al processo di riforma.
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