4 apr 2014

il contributo volontario dei genitori, quanta ipocrisia

Periodicamente si torna a parlare del contributo, definito volontario, richiesto dalle Scuole ai genitori per garantirne il funzionamento. E’ di pochi giorni fa (25 marzo 2014), l’intervento alla Camera dei Deputati del sottosegretario all’istruzione, Roberto Reggi, in risposta all’interrogazione di parlamentari che avevano chiesto di intervenire in merito agli abusi di alcuni Dirigenti che impongono ai genitori l’obbligo di versare il contributo.
Il sottosegretario ha informato che il Miur ha attivato un sistema di monitoraggio, affidato agli uffici scolastici regionali, per rilevare abusi e violazioni.
Lo stesso ministro del Miur Stefania Giannini ha dichiarato il 24 marzo al Corriere della Sera che "non è possibile obbligare le famiglie con metodi inappropriati a pagare contributi che per definizione sono volontari".
Addirittura anche l’ex ministro Mariastella Gelmini, proprio lei che in coppia con Giulio Tremonti ha sottratto in tre anni 10 miliardi di fondi alla scuola pubblica, sente il dovere di intervenire affermando che "Le tasse scolastiche sono l'unico versamento obbligatorio per le iscrizioni alla scuola e sono previsti, anche per le tasse, casi di esenzione. Tutte le altre forme di contributi richiesti dalle scuole devono essere chiaramente volontari, come avevo ricordato durante il mio incarico ministeriale e come ribadito più volte con la circolare del 20 marzo 2012 e ribadito da ultimo dalla curricolare del 7 marzo 2013" e che "E' disdicevole che il Ministero si veda costretto ogni anno a richiamare le scuole a comportamenti rispettosi della norma e a non gabellare per obbligatori contributi invece volontari, anche se giustificati come necessari per sostenere le spese di funzionamento delle scuole, compreso l'acquisto della carta igienica. Si tratta di comportamenti vessatori delle scuole verso le famiglie, comportamenti intollerabili e da censurare con energia. Ai dirigenti scolastici è chiesto di migliorare la propria capacità manageriale, attraverso anche l'attivazione di forme ulteriori di finanziamento, di raccordo con i territori, di partecipazione a programmi di finanziamenti europei per finanziare progetti di arricchimento dell'offerta formativa: purché avvenga nel rispetto del quadro normativo vigente, senza ingenerare confusioni circa la necessaria contribuzione da parte delle famiglie per la continuità dei servizi scolastici" (24NewsLombardia del 24 marzo 2014).
Insomma, il vero problema sarebbe il comportamento “vessatorio” dei presidi che pretendono dai genitori il balzello e la loro incapacità manageriale.
E’ evidente che queste dichiarazioni allontanano l’attenzione dal vero problema.
Tutti coloro che sono intervenuti, il sottosegretario, il neo ministro, l’ex ministro, i numerosi organi di stampa che sono intervenuti sul tema, sembrano omettere il vero nocciolo della questione: questi soldi, in taluni casi estorti ai genitori in violazione delle norme, servono per rimpinguare le ormai vuote casse scolastiche pubbliche che da anni non ricevono più dal Miur risorse sufficienti per coprire le più elementari esigenze.

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