Gentile
Ministra,
ho
letto, con grande interesse, della sperimentazione sui «compiti a scuola»
avviata in alcune scuole italiane. Da tempo, sostengo la necessità di abolire i
compiti nella scuola cosiddetta dell’obbligo (la
petizione: «Basta compiti!», su change.org, ha superato le 24 mila
adesioni) [oggi 8/9/2017 sono 24.900, ndr]
perciò considero benemerita qualsiasi iniziativa in tal senso.
Mi
limito a segnalare la follia pedagogica dei compiti quotidiani e «per le
vacanze», assegnati persino ai bambini che frequentano classi a tempo pieno
(dopo 8 ore di immobilità forzata), rispetto alla quale ritengo necessario un
intervento urgente da parte del Suo Ministero, pur nel rispetto delle
prerogative costituzionali dei singoli docenti e dell’autonomia degli istituti,
e del Ministero della Salute, giacché si tratta dell’igiene fisica e mentale
degli studenti – oltreché di una patente violazione del «diritto al riposo e al
tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua
età…» sancito dall’art.31 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge
n.176.
Trovo
però pedagogicamente insostenibile la separazione (prospettata in alcuni
articoli giornalistici di commento all’iniziativa), tra teoria e pratica, l’una
la mattina l’altra il pomeriggio: in una didattica sensata devono procedere di
pari passo, anzi la teoria dovrebbe scaturire dalla riflessione sulla pratica
che perciò la precede.
Voglio,
altresì, ricordare che in Italia operano più di 500 docenti di ogni ordine e
grado, ignorati dal Ministero da lei diretto («segnalati» in più occasioni),
che questa «sperimentazione» attuano da anni e senza avere necessità di estendere
l’orario scolastico, e senza avere chiesto o ricevuto supporti e
riconoscimenti; sono gli insegnanti iscritti al gruppo Facebook: «Docenti e
Dirigenti a Compiti Zero», l’impegno dei quali dimostra che una scuola senza
compiti è possibile in qualsiasi situazione e senza bisogno di aumentare il
tempo scuola.
Dovendo
fare uno studio sulla «fattibilità» di una didattica «senza compiti» sarebbe
stato opportuno, utile, forse anche doveroso, interpellarli, acquisire le loro
testimonianze, monitorarne le esperienze (alcune riportate nell’ebook: «I
compiti fanno male»).
Un’occasione
mancata, sempre che il Ministero non decida di avvalersi del contributo di quei
docenti che sono già oltre la sperimentazione annunciata.
Dixi
et salvavi animam meam.
Maurizio
Parodi
Dirigente
Scolastico
Lettera al quotidiano “il
manifesto” pubblicata l’8 settembre 2017
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