22 nov 2012

professori cattolici (spagnoli) a difesa dell'educazione pubblica

Riportiamo da un quotidiano nazionale l'intervista a Juan Carlos Sanchez, spagnolo, professore di scienza, coordinatore del collettivo "Professori cristiani per la scuola pubblica", in cui spiega perché ha deciso di battersi per tutelare la scuola statale. Secondo il professore "l'insegnamento ha il suo luogo d'elezione nella scuola pubblica, non in quella privata. La scuola statale ha - cristianamente - la funzione di compensare le disuguaglianze sociali, quella privata le fomenta". 

> Che cos'è e cosa vuole la "Marea verde": [wikipedia in spagnolo] [da contropiano.org]
> Segnaliamo dallo stesso quotidiano un articolo sulla crisi della scuola spagnola [leggi]
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«Per molti di noi la docenza è una scelta vocazionale. È l'ambito in cui si realizza il nostro ideale di solidarietà cristiana», spiega Juan Carlos Sánchez, coordinatore del collettivo Profesores cristianos por la escuela pública. «Per questo ci sta a cuore la scuola di tutti: non per fare proselitismo, ma per onorare l'impegno che, come professori cattolici, abbiamo preso con la società e con la nostra fede». 44 anni, professore di scienza, Juan Carlos insegna in una scuola superiore di Vicálvaro, distretto popolare della periferia di Madrid. Un quartiere della classe media: operai e impiegati a cui la crisi ha, in molti casi, condizionato la vita. E i tagli del ministro dell'Istruzione José Ignacio Wert potrebbero condizionarla anche ai loro figli.
Da dove nasce l'idea di fondare un'associazione di professori cattolici all'interno della scuola statale?Dalla necessità di dare una rappresentanza e un'identità collettiva alla componente cattolica all'interno della docenza statale, finora ignorata dalla Chiesa che ha invece sempre tutelato i professori delle sue scuole e quelli di religione.
Vi sentite discriminati?Più che altro delusi. Innanzitutto perché vorremmo che la Chiesa riconoscesse e guidasse la nostra specificità cristiana nell'esercizio della nostra attività di professori. Poi perché le gerarchie ecclesiastiche sembrano non capire che - anche da un punto di vista evangelico - l'insegnamento ha il suo luogo d'elezione nella scuola pubblica, non in quella privata. La scuola statale ha - cristianamente - la funzione di compensare le disuguaglianze sociali; quella privata le fomenta.
Che cosa chiedete alla Chiesa?Prima di tutto vorremmo che si pronunciasse chiaramente contro i tagli all'istruzione pubblica. Quest'incessante sottrazione di fondi all'educazione statale (attuata peraltro da politici che si dichiarano cattolici) sta penalizzando ingiustamente le persone socialmente più deboli, quelle che la Chiesa dovrebbe difendere. Incredibilmente, però, non una parola è uscita dalla bocca dei vescovi per condannare il piano di tagli del governo.

E infatti avete scritto una lettera all'arcivescovo di Madrid Antonio María Rouco Varela, proprio per sollecitare una presa di posizione...In quella lettera chiedevamo non solo una presa di posizione, ma anche una mediazione tra le istanze del nostro collettivo e le istituzioni politiche. Invece ci è arrivata una risposta di circostanza che conferma il disinteresse della Chiesa per la scuola pubblica. L'arcivescovo ci ha fatto intendere di non voler entrare nel merito delle decisioni politiche delle singole amministrazioni. C'era da aspettarselo: un po' perché la Chiesa non ha interesse diretto a sostenere la scuola pubblica, un po' perché tra il Pp e l'istituzione ecclesiastica vige un tacito patto di non belligeranza.
Vi riconoscete nella Marea verde, l'attivissimo movimento di professori laici che si batte in difesa della pubblica istruzione?Ovviamente. Tant'è che quasi tutti i professori del nostro collettivo fanno parte anche della Marea verde. Forse, in alcuni casi, ci distinguono i presupposti ideologici, ma le loro rivendicazioni sono anche le nostre. La scuola pubblica è un bene di tutti.

(intervista di Giuseppe Grosso, il manifesto,  21 novembre 2012)

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