16 giu 2017

futuro e istruzione, chi l’ha detto che ai rom non piace la scuola? (di stefano pasta)

Riccardo ha 14 anni e tra pochi giorni inizierà l’esame di terza media, come è normale per i suoi coetanei. Lui è giustamente emozionato. Il traguardo vale almeno il doppio: in questi otto anni di scuola a Milano, quando le lezioni finivano, Riccardo andava a vedere se la sua baracca era stata abbattuta. Un anno, addirittura, accadde 19 volte in 11 mesi. È un rom romeno, uno zingaro si dice dispregiativamente.
Eppure la scuola è stato un luogo di riscatto: i compagni e insegnanti hanno cambiato gli occhi con cui guardare “i rom”. Non sempre è stato tutto facile: «Tra le colleghe – ricorda una maestra di Riccardo – la prima battuta fu “attenzione ai portafogli”. Poi i bambini vennero invitati alle feste di compleanno: i muri iniziavano a cadere». Decisivo è stato l’aiuto della Comunità di Sant’Egidio. «Sono la parte italiana della nostra famiglia», dice la mamma. Con lui, l’anno prossimo, saranno ventidue i ragazzi e le ragazze rom a frequentare le superiori milanesi (e 150 dai nidi alle medie).
D’estate molti saranno animatori negli oratori estivi e volontari nelle attività della Comunità con i bambini, gli anziani e i profughi: Rom volontari, al di là di ogni pregiudizio. A Milano, Roma e Napoli, il programma “Diritto alla Scuola, Diritto a Futuro” di Sant’Egidio sostiene con borse di studio la scolarizzazione dei minori rom. In Italia sono un “popolo di bambini”: il 45-50% ha meno di 16 anni, la vita media di un milanese è di oltre 80 anni, per un rom è meno di 50. Occorrerebbe investire sulla scuola, perchè l’istruzione per i bambini rom, come per tutti i minori, è un diritto non negoziabile.

di Stefano Pasta
Corriere della sera, Corriere Sociale, 14 giugno 2017

Fonti:
www.ilpaesedellaera.it
www.santegidio.org

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