Depositati in Cassazione il 17 marzo 2016 i quattro quesiti per l’abrogazione di parte della
legge 107/2015 (la cosiddetta Buona Scuola), si apre una lunga, interessante e complessa stagione referendaria su un ampio ventaglio di tematiche sociali.
Tanto per cominciare, insieme ai quesiti sulla legge 107 è stato depositato quello proposto dal
movimento Trivelle Zero. Ma la stagione si arricchirà nelle prossime settimane con i referendum sull’ambiente (inceneritori), sul
jobs act (quattro quesiti proposti dal sindacato CGIL), sull’Italicum (due quesiti per l’abrogazione del premio di maggioranza e dell’elezione sicura dei capolista). A questi occorre aggiungere
il referendum confermativo della revisione Costituzionale
(abolizione del Senato elettivo e riforma del Titolo V della Costituzione), nonché la raccolta di firme su
due leggi di iniziativa popolare, una
indetta dai comitati per l’acqua pubblica ed una sul diritto allo
studio promossa dagli studenti universitari. E in Lombardia si discute
anche di un’iniziativa contro il buono scuola.
Si
tratta di iniziative promosse dal basso, da una grande alleanza di
movimenti, organizzazioni e reti sociali che puntano ad eliminare le
norme più contestate della cosiddetta
Buona Scuola, a modificare le politiche ambientali e del lavoro, la
legge elettorale, a bloccare la revisione della Costituzione. Proposte
che si aggiungono al
referendum contro le trivellazioni entro i limiti della acque territoriali già indetto per domenica 17 aprile 2016.
L’intenzione
dei promotori è di sostenersi a vicenda e collaborare nella fase di
promozione delle iniziative referendarie e di raccolta delle firme. Una
gestione unitaria della
complessa campagna referendaria, sia sotto l’aspetto politico che
organizzativo. Campagna che dovrebbe garantire una coesione della
mobilitazione sociale e il coinvolgimento diretto dei cittadini su temi
di rilevanza sociale, con l’obiettivo di disegnare un
altro modello sociale.
Abbiamo
definito interessante questa stagione. Ma come non ritenerla altresì
complessa, forse un po’ confusa, sicuramente azzardata? Siamo in
presenza di un vero e proprio ingorgo
referendario che rischia di disorientare oltremodo i cittadini che nei
prossimi mesi saranno chiamati nell’arco di sei mesi (aprile-ottobre
2016) a votare per un referendum (trivelle), a sottoscrivere 13 quesiti
di referendum abrogativi, due leggi di iniziativa
popolare e probabilmente (se raggiunta la soglia firme previste) a
votare per un referendum confermativo.
La
molteplicità di soggetti proponenti, il fatto che la raccolta delle
firme per i referendum non avverrà contestualmente (da aprile i cinque
sociali, da maggio i quattro sul
lavoro), la specificità di alcuni quesiti, la sovrapposizione di altri
(il quesito “stop trivelle” si aggiunge ad un referendum già indetto e
probabilmente perso per mancanza di quorum), la loro variegata
tipologia, la sfasatura temporale (i referendum abrogativi
si terranno il prossimo anno, in una domenica compresa fra il 15 aprile
e il 15 giugno 2017, quello confermativo della riforma costituzionale,
per il quale non è previsto il quorum, ad ottobre 2016), tutti questi
fattori rischiano un corto circuito di cui
occorre tenere conto.
Ed
in ogni caso, raccolte le 500 firme richieste dalla legge per i
referendum abrogativi, traguardo non del tutto scontato, fatta eccezione
per quelli sul lavoro, occorrerà adoperarsi
per raggiungere il quorum necessario per i referendum abrogativi:
ovvero convincere il 50 per cento degli elettori, circa 27 milioni, a
recarsi alle urne e a votare SI all’abrogazione.
Un
compito non semplice in una fase storica in cui la disaffezione verso
la politica conquista settori sempre più ampi della cittadinanza.
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