Ha raccolto più di 15 mila adesione la petizione di un preside genovese, Maurizio Parodi, e di diverse associazioni, con la quale si chiede che i compiti nella scuola dell'obbligo siano aboliti [clicca qui]. Secondo i promotori dell'iniziativa i compiti a casa sono "inutili, dannosi, disciminanti, prevaricanti, impropri, limitanti, stressanti, malsani" [fonte: la trasmissione "Dietro la lavagna" di Radio Popolare dell'8 gen 2015 dal minuto 4] .
E' un tema di cui si discute da diverso tempo.
Per i favorevoli all'eliminazione dei compiti, il modello scolastico di riferimento è quello finlandese, giudicato il migliore al mondo. Come ha fatto la Finlandia a raggiungere questo invidiabile primato lo chiede il regista americano Michael Moore al Ministro dell’Istruzione finlandese, Krista Kiuru nel suo documentario “Where to invade next”: ”Abbiamo abolito i compiti a casa” risponde il Ministro, sostenendo che l'eliminazione dei compiti è necessaria per combattere lo “stress degli studenti” che ostacola il processo di apprendimento [il frammento del film].
Nel 2014 l'OCSE ha pubblicato uno studio dal titolo molto eloquente: "I compiti a casa perpetuano le disuguaglianze in materia di istruzione?" [clicca qui per il testo in inglese del documento "Pisa in Focus 46 - non sembra disponibile la traduzione in italiano]. I compiti, secondo gli esperti dell'OCSE, possono avere la conseguenza di
allargare il divario tra studenti di condizioni socio-economiche
differenti. Lo studio rileva un divario notevole nelle ore trascorse settimanalmente a casa
facendo compiti tra chi è avvantaggiato socio-economicamente e chi non lo è: gli studenti favoriti dal punto di vista socio-economico studiano di più (media OCSE +1,6 ore). In Italia il divario è di quasi 4 ore: chi può studia, chi non può rimane indietro. In sintesi, una deriva classista accentuata dalla tendenza della scuola italiana a lasciare molti compiti per casa. Da qui la propensione a chiedere che tutte le attività si svolgano in ambito scolastico con l'ovvia conseguenza di personalizzare o
differenziare l’insegnamento. Per un commento allo studio dell'OCSE si legga anche una nota dal sito dell'Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani [clicca qui].
Il tema dei compiti a casa è stato ripreso recentemente da un quotidiano che, pur con alcune imprecisioni, riporta la battaglia che sta conducendo una mamma di una scuola di Milano del 9° Municipio, Anna Santoiemma, che ricordiamo attiva nell'ambito della ristorazione scolastica [clicca qui]. Niente riunioni carbonare, e poi il tema principale non sono i compiti estivi, quanto quelli in corso d'anno scolastico (come ci ha confermato la signora Santoiemma): "Il sogno sarebbe, a partire da settembre, che
vengano aboliti i compiti a casa. Spetta alle maestre trovare il modo di
completare il programma nelle normali ore di lezione, senza costringere
le famiglie a un lavoro extra. Non si può sovraccaricare di lavoro
bambini che stanno a scuola ogni giorno fino alle 16.30".
Di seguito l'articolo del quotidiano la Repubblica del 21 luglio 2016:
Milano, la disobbedienza delle mamme sui compiti delle vacanze: "Diritto al riposo per i bimbi" (Franco Vanni, la Repubblica, 21 luglio 2016)
La protesta organizzata in una scuola elementare, dove è partita la rivolta d'estate: "I nostri figli si danno da fare tutto l'anno, ora devono giocare e riposare"
Una riunione carbonara tra mamme, prima
della fine delle lezioni, per decidere come agire. "Ci siamo guardate
negli occhi e abbiamo deciso di non cedere - racconta Anna Santoiemma,
la più determinata - Eravamo una dozzina di mamme. Vale a dire la
maggioranza, visto che in tutto siamo venti. Siamo d'accordo: da parte
delle maestre, assegnare i compiti delle vacanze è davvero troppo. I
nostri figli si danno da fare tutto l'anno, hanno lavorato anche a casa
ogni giorno, ora hanno diritto di giocare e riposare. Per questo abbiamo
deciso di consentire loro di non fare i compiti. Vogliamo dare un
segnale".
La classe è la terza A (da settembre, quarta A) della scuola primaria
Giovanni Battista Pirelli, in via Goffredo da Bussero. "Il tempo libero è
prezioso, per chi ancora deve imparare tutto della vita - dice
Santoiemma - A otto o nove anni, i bambini hanno diritto di fare le loro
vacanze senza costrizioni e pensieri. A settembre ci riuniremo per
capire quanti di noi genitori hanno davvero tenuto duro".
Per l'estate l'anno scorso nella classe furono assegnati due libri.
Quest'anno, uno soltanto. Un testo agile ed economico, visto che costa
appena 6 euro. "Il problema non è il costo, ma capire cosa significhi
essere bambini - dice Santoiemma - Io quando andavo alle elementari di
compiti a casa non ne facevo mai, in nessun caso. Al pomeriggio, nei
fine settimana e in estate non avevo obblighi. Era mia madre a dire a me
e ai miei tre fratelli di non fare nulla. Oggi siamo tutti laureati".
La scuola primaria di via Goffredo da Bussero ha 16 classi e 350 bambini
iscritti. Si trova a due passi dal quartiere Bicocca e dalla stazione
Ponale della linea M5 della metropolitana. Fa parte dell'istituto
comprensivo Sandro Pertini, la cui sede principale è nella vicina via
Thomas Mann. Per quanto riguarda via Goffredo da Bussero, la referente è
la maestra Antonella Pilotto. "Nella nostra scuola, come in tutte le
primarie d'Italia, i compiti delle vacanze sono necessariamente
facoltativi - spiega - Le maestre non possono infatti costringere le
famiglie all'acquisto di libri in più rispetto a quelli di testo
utilizzati durante l'anno, pagati dallo Stato per tutti i bambini".
Quanto ai compiti a casa assegnati durante l'anno, "ogni classe si
comporta come crede, ma l'indicazione generale è di non sovraccaricare i
bambini di lavoro - spiega Pilotto - E non ci risulta affatto che la
sezione A sia più severa o più esigente di altre".
Le mamme la pensano diversamente. E, guardando al prossimo anno
scolastico, rilanciano: "Il sogno sarebbe, a partire da settembre, che
vengano aboliti i compiti a casa. Spetta alle maestre trovare il modo di
completare il programma nelle normali ore di lezione, senza costringere
le famiglie a un lavoro extra. Non si può sovraccaricare di lavoro
bambini che stanno a scuola ogni giorno fino alle 16.30". Insegnanti e
genitori ne parleranno alla prima assemblea di classe.
(Franco Vanni, la Repubblica, 21 luglio 2016)
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