Ci sono molti
bambini che, dopo un litigio, fanno
subito la pace perché quello che gli interessa di più è tornare a
giocare e non rimanere arrabbiati. A loro basta scambiarsi un sorriso,
una gentilezza o qualche parola di scuse per tornare
ad essere felici come prima.
Altre
volte invece hanno bisogno di un adulto che faccia da mediatore e che
provi a far pensare alle ragioni dell’altro: allora si accorgono di un
punto di vista diverso
che non avevano considerato, cominciano a sbollire la rabbia e poi
sembrano perdere le proprie convinzioni un poco alla volta. A questo
punto quei bambini capiscono che un po’ di ragioni ce le ha anche
l’altro quindi, se sono invitati a far la pace, si danno
la mano e spesso perfezionano questa formalità con la pronuncia
all’unisono di una formula solenne: “Pace pace, mille patate” a cui, se il litigio precedente è stato più grave del solito,
aggiungono anche un augurio per il futuro: “e scoregge profumate!”.
Ci sono invece
certi adulti che, dopo un qualsiasi
litigio, non vogliono fare la pace perché quello che gli interessa di
più è difendere, a tutti i costi, il proprio punto di vista continuando a
credere che sia l’unico e quindi anche quello
giusto. A loro basta l’arroganza e la prepotenza per credersi forti e
coltivare la paura e l’infelicità.
Ci sono
altri adulti che, dopo un qualsiasi
conflitto, non vogliono che ci sia la pace perché quello che gli
interessa di più è guadagnare tanti soldi ed avere più potere.
A loro basta che le industrie del proprio paese vendano le armi ad altri paesi per essere soddisfatti della ripresa dell’economia; infatti questi adulti non si preoccupano delle conseguenze delle proprie azioni ma solo di accrescere la propria quota di azioni in certe società di capitali.
A loro basta che le industrie del proprio paese vendano le armi ad altri paesi per essere soddisfatti della ripresa dell’economia; infatti questi adulti non si preoccupano delle conseguenze delle proprie azioni ma solo di accrescere la propria quota di azioni in certe società di capitali.
Ci sono
anche coloro che, dopo tragedie di
proporzioni inimmaginabili, si addolorano in maniera inversamente
proporzionale alla distanza che intercorre fra i propri interessi ed il
luogo della tragedia: più la distanza è breve più
sono alte la sofferenza e l’indignazione, più ci sono migliaia di
chilometri di mezzo meno ci sono dolore e rabbia. A loro basta che il
proprio orto non venga calpestato ma non si preoccupano di aver cura
delle proprie piante o se l’acqua con cui le irrigano
sia inquinata o meno.
Poi ci sono anche adulti scomodi che, rivolgendosi agli ipocriti, dicono quello che certi politici non riescono a dire: “Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi… tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti. E mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra, un’altra, danno la vita. Ci farà bene anche a noi chiedere la grazia del pianto, per questo mondo che non riconosce la strada della pace. Che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla” [Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata a Casa Santa Marta il 19 novembre 2015].
In più ci sono adulti che, avendone viste di tutti i colori, sono sicuri del fatto che noi non possiamo rinunciare alla speranza e scrivono: “Abbiamo
perso la misura di chi siamo,
il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui
viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari “intelligente”,
di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui.”
[Tiziano Terzani, da una lettera a Oriana Fallaci].
Poi ci sono anche adulti scomodi che, rivolgendosi agli ipocriti, dicono quello che certi politici non riescono a dire: “Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi… tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti. E mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra, un’altra, danno la vita. Ci farà bene anche a noi chiedere la grazia del pianto, per questo mondo che non riconosce la strada della pace. Che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla” [Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata a Casa Santa Marta il 19 novembre 2015].
Tiziano Terzani, dopo aver risposto per iscritto e per le rime ad Oriana Fallaci, la salutò in questo modo: “Ti
auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte”.
Ovunque la stiate cercando, buona ricerca. Comunque ne abbiate dentro, buona diffusione.
Ovunque la stiate cercando, buona ricerca. Comunque ne abbiate dentro, buona diffusione.
Mauro Presini, maestro elementare
24 novembre 2015
p.s.: i disegni li hanno fatti i bambini e le bambine della classe prima che sto frequentando24 novembre 2015
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