Dopo
i tragici fatti parigini, politici, giornalisti, opinionisti, utenti
dei social, hanno fatto a gara per ergersi a paladini della “nostra”
cultura, dei “nostri” valori, della “nostra” tradizione.
Tra i tanti non mancano coloro che pretendono di imporre alle scuole
comportamenti ed iniziative con l’obiettivo di riscoprire, difendere,
valorizzare i valori della nostra civiltà e della cristianità.
A Bologna,
Ilaria Giorgetti (centrodestra), presidente del Quartiere Santo Stefano
di Bologna, ha inviato una lettera a tutti i presidi delle scuole del
Comune chiedendo l’esposizione del crocefisso “come forte espressione
della nostra tradizione cristiana e del nostro sistema di valori”
[clicca qui].
La
lettera ha immediatamente innescato l’immancabile polemica. Al Sindaco
di Bologna, Virginio Merola, reo di aver bocciato l’iniziativa - “È
esattamente il modo peggiore di procedere, io ritengo
che sia esattamente il contrario. Non è il momento di contrapporre ad
un simbolo religioso l’altro, ma di prendere e ricordare il meglio della
nostra istituzione comunale e della rivoluzione francese” – hanno
risposto le opposizioni, Fratelli d’Italia
e Lega Nord, secondo cui le parole del sindaco sarebbero inaccettabili e
pericolose. Il crocefisso, a dir loro, “da sempre simbolo di valori che
prescindono il sentimento religioso, rappresenta la nostra civiltà, che
oggi più che mai abbiamo bisogno di riscoprire,
preservare e difendere”.
A Firenze il quotidiano La Nazione ha invitato le scuole di ogni ordine e grado a realizzare in vista del Natale un presepio perché “ponte culturale
tra popoli e veicolo di un messaggio universale di cui ora più che mai c’è bisogno”.
Le scuole potranno postare foto e video dei presepi sul sito del
quotidiano. I più belli riceveranno un riconoscimento e gli studenti
potranno partecipare a un incontro
di riflessione nella sede del giornale. “Presepiamoci” è lo slogan coniato. In ogni scuola, per “difendere i nostri valori”.
“L’idea che lanciamo a tutte le scuole è in parte una provocazione in parte una proposta culturale - scrive il direttore del giornale - E’ una «cosa» per noi. Per quelli che non hanno vergogna delle proprie radici, che pensano ci possa essere un «domani» solo se ci sono stati un «oggi» e un «ieri», per quelli che non intendono la parola accoglienza come autodissolvenza”.
“L’idea che lanciamo a tutte le scuole è in parte una provocazione in parte una proposta culturale - scrive il direttore del giornale - E’ una «cosa» per noi. Per quelli che non hanno vergogna delle proprie radici, che pensano ci possa essere un «domani» solo se ci sono stati un «oggi» e un «ieri», per quelli che non intendono la parola accoglienza come autodissolvenza”.
Ma l’episodio che ha avuto maggiore diffusione a livello nazionale, e che tiene banco in questi giorni, è accaduto a
Rozzano, comune dell’interland
sud di Milano. Il Preside Marco Parma, reggente dell’Istituto
Comprensivo Garofani, avrebbe, secondo un quotidiano (Il
Giorno, 27 nov 2015), cancellato la festa di Natale e rimosso dalle
aule i crocefissi per non offendere i tanti studenti non cristiani. In
poche ore la notizia è rimbalzata da una redazione all’altra, i commenti
si sono moltiplicati, i politici si sono
scatenati. Dopo i fatti di Parigi, e in clima ormai natalizio, media,
politici, commentatori, opinionisti di ogni genere si sono fatti in
quattro crocefiggere il dirigente scolastico. Il mantra è a senso unico e
bipartisan: “la difesa della nostra civiltà,
dei nostri valori”. Quale occasione migliore per alzare l’audience,
cercare visibilità, fare proselitismo politico, dare un segno tangibile
della propria esistenza?
Ci
limitiamo a poche citazioni. Una dichiarazione istituzionale, quella
del sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che su FB scrive: “La decisione che si fregia del vanto del rispetto
dell’alterità è in realtà una decisione miope, presa da chi ancora confonde l’inclusione con il quieto vivere”. Addirittura, a sostegno delle proprie tesi, le dichiarazioni di Iman e coordinatori delle comunità islamiche (la
Stampa, 29 nov 2015): “È sbagliato vietare a scuola i canti
religiosi del Natale non creare imbarazzo o disagio ai genitori di
bambini stranieri e alunni non cristiani”. Ed ecco, immancabile, l’opinione della signora Mariastella Gelmini, celebrata
per avere sottratto in coppia con Giulio Tremonti 9 miliardi di euro alla scuola italiana: “
… saremo a Rozzano davanti all’Istituto Garofani per dire ‘no’ ad
ogni tentativo di annullare la nostra identità e la nostra cultura”. Anche il movimento 5Stelle (il Dirigente era stato candidato sindaco in una lista civica appoggiata dal movimento)
lo scarica, sentite Stefano Buffagni, consigliere regionale lombardo: “Cancellare
le feste e impedire ai bambini di intonare i canti natalizi equivale a
cancellare un pezzo della nostra cultura e delle nostre tradizioni ed è
inaccettabile”. Ed infine
Michele Serra, campione di scorrettezza, con un intervento che la dice
lunga sul livello culturale dei nostri “intellettuali” [clicca qui]. Un
campionario che potrebbe continuare, ma che per pudore e per tutelare
la sensibilità chi legge tralasciamo.
Il Dirigente, che si è anche meritato il titolo di preside pro-Islam (Libero, 28 nov 2015), è
stato costretto alle dimissioni dalla reggenza. Ma come sono andate veramente le cose?
E’
vero che il preside di Rozzano ha vietato il concerto di Natale, che ha
annullato la feste natalizie per rispetto degli studenti non cristiani?
Che ha rimosso i crocefissi dalle pareti delle
aule scolastiche?
Sul sito della scuola è stata pubblicata una circolare a firma del Dirigente [CLICCA QUI] di cui riportiamo uno stralcio: “Non
esistono iniziative “cancellate” o “rinviate”. L’unico diniego
che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto
entrare a scuola nell’intervallo mensa per in-segnare canti religiosi ai
bambini cristiani: cosa che continuo a considerare inopportuna”.
E
per quanto riguarda i crocefissi? Non erano esposti da parecchi anni
nella scuola di Rozzano, quattordici, dall’ultima tinteggiatura. Il
Consiglio di Istituto aveva recentemente bocciato la
proposta di ricollocarli.
Ma
l’autodifesa del Preside non ci basta. Ecco un video da Facebook con cui i genitori spiegano la verità dei fatti: [clicca qui].
Di
questo si tratta: il diniego a due mamme che avrebbero richiesto
l’ingresso a scuola di genitori per insegnare un paio di canti religiosi
ai bambini delle elementari durante la pausa mensa.
Ricordiamo che il tempo mensa è tempo scuola e che le attività svolte
nella pausa sono parte del piano educativo scolastico. Nessuno può
arrogarsi il diritto di riempire quegli spazi come meglio crede.
Dunque
la tradizione del presepe, i canti natalizi, il crocefisso vengono
trasformati in strumenti di propaganda ideologica, utili per colpire di
volta in volta un nemico, interno o esterno, dipende
dalle circostanze. Propaganda che consente a politici-vampiro di
costruire e consolidare il proprio consenso attraverso le menzogne, con
il sostegno incondizionato degli organi di disinformazione. Spesso ad
adoperarsi in tal senso sono coloro che facendo riferimento
“ai nostri valori, alla trazione cristiana” invitano a sparare
contro chi fugge da miserie e guerre, ad affondare i loro barconi, a
discriminarne e ghettizzarne i figli, a sfruttarne la manodopera. Gli
stessi che non abbiamo mai sentito spendere una
parola ad esempio, sul commercio che consente alla nostra industria
bellica di armare quei paesi, di cui si professano fedeli e rispettosi
alleati, che il terrorismo lo finanziano. E poi omofobi, razzisti,
giornalisti di quart’ordine, vampiri, sciacalli, vigliacchi.
A tutti questi, e a chi li sostiene, indirizziamo il nostro
incondizionato disprezzo.
Al
Dirigente Marco Parma, invece, la nostra piena solidarietà. Le mamme
citate potranno sicuramente usufruire dei locali delle parrocchie per
insegnare ai ragazzini che lo desiderano i due canti
religiosi. A lui, al Dirigente, il Ministero dovrebbe indirizzare un
elogio, una promozione, un ulteriore bonus di 500 euro …
Per
quanto ci riguarda, l’hanno fatto tutti, vogliamo anche noi dire la
nostra. Le tradizione del presepe e dell’albero, simbolo della vita fin
dalla tradizione pagana, ebbene si, ci piacciono,
ed anche molto. Fatichiamo a comprendere dirigenti scolastici,
insegnanti, genitori che in nome di una presunta laicità ne vietano la
realizzazione o sospendono le feste nelle scuole. Ed anche coloro che
vietano “Tu scendi dalle stelle”. Ma non condividiamo
assolutamente chi queste tradizioni le vuole imporre a tutti i costi, a
difesa di una presunta civiltà dei valori.
No,
del crocefisso e di ogni altro simbolo religioso ne facciamo volentieri
a meno, nelle nostre scuole e in ogni edificio pubblico. Lo abbiamo
ripetuto più volte. Anche nella totale assenza di
studenti mussulmani, induisti, buddisti, ebrei, sikh, taoisti,
scintoisti, … .
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