Contributo della Rete Scuolemigranti nella consultazione del governo sul documento La buona scuola [clicca qui], che traccia le linee guida per la riforma dell’istruzione.
Scuolemigranti è una Rete di associazioni di volontariato e promozione sociale attiva a Roma e nel Lazio nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri adulti, nell’educazione interculturale e alla cittadinanza, nel supporto linguistico
agli studenti con background non italiano. Negli anni abbiamo percorso
la via dell’alleanza e della collaborazione tra la società civile più
attiva nell’accoglienza dell’immigrazione e il sistema educativo, i
CTP/CPIA e le istituzioni scolastiche, in particolare del primo ciclo.
La nostra esperienza ci induce ad apprezzare più aspetti del documento su La buona scuola,
in primo luogo la centralità strategica di una buona istruzione e di
una buona educazione per lo sviluppo economico e civile del paese.
Apprezziamo anche la possibilità offerta a chiunque abbia a cuore la
qualità e l’efficacia del nostro sistema educativo di avanzare
suggerimenti ed anche critiche.
Non vogliamo però tacere la delusione per non aver trovato, in un documento così ampio e ricco di proposte, l’attenzione che secondo noi meritano non solo gli oltre 800.000 bambini e ragazzi stranieri
presenti nel sistema scolastico e nei percorsi di istruzione e
formazione professionale, ma più in generale i bisogni linguistici,
culturali, di sviluppo sociale e professionale degli immigrati adulti, che sono sempre più spesso anche genitori nelle nostre scuole.
Ci interessa sottolineare che non è di un paragrafo stranieri che avvertiamo la mancanza, conosciamo le nuove Linee guida per l’integrazione e l’educazione interculturale, la recente ricostituzione di un Osservatorio dedicato, gli studi, le azioni, i progetti del Miur, piuttosto uno sguardo lungimirante sul sistema educativo
come attore fondamentale di un’educazione alla cittadinanza e
all’interculturalità che non può avvenire da sé, spontaneamente, ma
richiede politiche intenzionali specificamente mirate su una grande
varietà di versanti.
Non è una “buona scuola” quella che non sappia vedere tutte le persone che la popolano, comprese quelle che all’istruzione non riescono ad accedere per mancanza di opportunità o che ne vengono escluse.
Non è una “buona scuola” quella che non avverta l’urgenza di superare il persistere dei ritardi, delle ripetenze, degli abbandoni precoci,
dei deficit linguistici anche dei nati in Italia, della “segregazione
formativa” in alcuni comparti del sistema, tutti fenomeni che, oltre a
smentire la fisionomia inclusiva del nostro ordinamento scolastico,
potrebbero essere forieri di acute criticità in termini di coesione
sociale e di assetto democratico.
Non è una “buona scuola” quella che non
sia consapevole che l’apertura al mondo si fa prima di tutto dando
valore alla pluralità di mondi - lingue, religioni, culture, esperienze
– che sono ormai parte costitutiva della scuola e del paese: e che
dimentichi di dire che qui c’é un potenziale vantaggio da coltivare a favore di tutti, sia stranieri che italiani.
Pur essendo orgogliosi, come Scuolemigranti,
delle migliaia di adulti stranieri che con noi ogni anno imparano
italiano e cittadinanza e che superano le prove per la certificazione
del livello A2, soffriamo delle gravi difficoltà che molti di loro incontrano,
anche dopo anni di lavoro e di vita in Italia, a trovare con facilità
luoghi accessibili, pubblici e gratuiti, dove imparare un italiano
evoluto, conseguire titoli qualificanti, vedersi riconosciuti i diplomi e
le lauree ottenute nei paesi d’origine, apprendere nel confronto
culturale a vivere da eguali e ad integrarsi senza timori o risentimenti
nel nuovo paese.
Il sistema di istruzione e formazione, nonostante le tante esperienze di qualità, è ancora complessivamente inadeguato a misurarsi con le sfide dell’integrazione:
troppo rigido ed uniforme nell’organizzazione – a partire da orari e
calendari – poche risorse dedicate, un’attenzione discontinua alla
formazione delle competenze culturali e didattiche necessarie, nessun
riconoscimento di alcun tipo ai dirigenti scolastici e agli insegnanti
che nei CTP, nei corsi serali di secondaria superiore, negli istituti
del primo e del secondo ciclo danno vita alle migliori esperienze.
Riteniamo inoltre che il documento sulla buona scuola dovrebbe essere capace di rassicurare, con l’adozione di impegni
concreti, i tanti genitori italiani preoccupati di un impatto negativo
delle classi “troppo” piene di alunni stranieri sui livelli di
apprendimento dei loro figli. La scommessa dell’integrazione ha bisogno
della fiducia di tutti gli interessati, italiani e stranieri.
In questo quadro, vorremmo sottolineare la particolare importanza di alcuni temi :
- una seria formazione dei docenti sull’insegnamento dell’italiano e l’attivabilità in tutti i livelli di scuola di laboratori linguistici e di forme di insegnamento intensivo dove necessari;
- un investimento capillare, anche attraverso la formazione dei dirigenti scolastici, su accoglienza, formazione delle classi, orientamento in uscita dalla scuola media;
- la sperimentazione dell’insegnamento di lingue straniere ( arabo, cinese ecc ) anche come veicolo di valorizzazione delle culture “altre” e di educazione all’interculturalità;
- la diffusione delle esperienze di cosiddetta “seconda opportunità”, attraverso il raccordo tra Ctp/Cpia, corsi serali di secondaria superiore, formazione professionale per i tanti giovani adulti stranieri e italiani senza qualifiche professionali e diplomi;
- lo sviluppo, nella logica europea dell’apprendimento permanente, di opportunità di formazione linguistica, scolastica e professionale per adulti e di dispositivi di riconoscimento delle competenze acquisite anche per via non formale;
- l’interazione costante tra sistema educativo e i diversi soggetti associativi che operano a favore dell’integrazione degli stranieri e del dialogo interculturale.
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