Da docente, ma anche da cittadina e da ex alunna, ogni volta che si
parla di scuola confesso che mi prende l’intorcolo di stomaco (non si
dice intorcolo? sì, si dice, è quella roba che mi viene quando si parla
di scuola). Finisce che baruffo, baruffo con tutti, a Destra e a
Sinistra, perché, quando si parla di scuola, ci sono alcune cose che me
le fanno girare, e tantissimo, non perché sono cose di destra, o di
sinistra, ma perché per conto mio sono semplicemente grandissime
scemenze.
1. La scuola privata. Vuoi mandare i tuoi figli alla scuola privata?
Mandaceli, sei liberissimo. Però non venire a chiedere i soldi a me. Non
ti voglio finanziare e non voglio nemmeno che tu abbia una riduzione
delle tasse. Per altro, tutti i dati OCSE e PISA, cioè quelle
valutazioni a cui ti appelli per dimostrare che la scuola pubblica fa
schifo, dimostrano che la scuola privata insegna in Italia ancora peggio
di quella pubblica. Per cui, in pratica, io ti darei un aiuto economico
per mandare i tuoi pargoli a studiare in scuole che li preparano pure
peggio di quella pubblica che disprezzi. E’ un controsenso, renditene
conto e piantala.
2. La valutazione dei docenti (e dei dirigenti): sì, io sono
favorevole ad essere valutata. A dire il vero lo sono stata già al
momento dell’immissione in ruolo, perché mi sono vinta un concorso
ordinario. Ma sono favorevole anche a venire valutata ogni tanto, sia
sui contenuti che sulla didattica, perché trovo giusto che ogni tot anni
qualcuno verifichi se mi ricordo ancora quello che dovrei insegnare. E
sono anche però d’accordo che, se dimostro di saperlo e supero la
valutazione, mi venga anche riconosciuto un consistente bonus economico,
esattamente come viene riconosciuto nelle aziende private, perché
sinceramente 60 euro di carità e una pacca sulla spalla dopo che per tre
anni mi viene chiesto di far di tutto sono una presa in giro.
3. L’orario: 18 ore di lezione settimanale, se le fai bene, sono un
carico di lavoro notevole, sia lavorativo che emotivo, contando che
abbiamo a che fare con ragazzini e ragazzi. Per altro, in nessuno Stato
al mondo se ne fanno di più, e i giorni di sospensione delle lezioni in
Italia sono meno che in altri Stati europei. Inoltre piantatela una
buona volta di confondere l’orario di lavoro con l’orario in cui sono in
classe. Io lavoro anche nel pomeriggio per preparare le lezioni,
correggere i compiti, aggiornarmi, andare a riunioni. Non ci credete?
Vuol dire che siete degli imbecilli. Dei grandissimi imbecilli, per
dirla tutta. Inoltre il mio, che ci crediate o no, è un lavoro
intellettuale: non faccio la baby sitter ai vostri figli. Il che vuol
dire che se mi tenete a scuola 20 o 30 ore a far lezione, i vostri figli
non avranno una insegnante migliore, solo una insegnante più stanca
che, per rimanere lì, si limiterà a guardarli senza insegnare loro
nulla. Volete qualcuno che insegni ai vostri figli o solo qualcuno che
ve li tenga lì a pascolare? Se la risposta è qualcuno che insegni,
piantatela di rompere le scatole con l’idea di aumentarci le ore di
lezione in classe.
4. Il numero di alunni per classe: vuoi una scuola di qualità. Bene,
sappi che per dare ad ogni alunno la giusta attenzione c’è bisogno che
le classi abbiano dimensioni “umane”. Lavorare in una classe di 30/35
ragazzi, di cui magari due o tre hanno anche seri problemi fisici o
psicologici, non garantisce a nessuno niente, neppure quel briciolo di
serenità che è necessaria a capire cosa si stia facendo, Quindi la prima
cosa da fare è ridurre il numero di alunni per classe. 20, al massimo.
Sì, certo, costa perché bisogna fare classi in più. Ma se vuoi una
scuola di qualità, renditi conto che devi anche spendere. Non si può del
resto pretendere di comprare una Ferrari pagandola quanto una 500
scassata.
5. Sì, la scuola costa. Fattene una ragione. Se vuoi che funzioni
bene, devi mettere in conto che servono investimenti. Se vuoi solo
tagliare, sappi che si può fare fino ad un certo punto, perché superato
il limite ( e ormai ci siamo) il sistema si impalla. Se ti scocciano i
costi dell’Istruzione, però, valuta anche quali sono i costi
dell’ignoranza. I paesi poco sviluppati spendono molto poco in scuola ed
istruzione. E sono appunto poco sviluppati. Domandati perché.
6. Ogni alunno bocciato o che si perde per strada non è solo un
fallimento dal punto di vista umano, ma è anche un costo economico. Per
ridurre il numero dei bocciati bisogna dare loro piani e progetti di
sostegno durante l’anno. Ma questi vanno finanziati. Sennò o si boccia
un gran numero di alunni, che dopo restano lì frustrati a ciondolare
senza imparare nulla, e quindi costano, o si dà un diploma e si promuove
anche chi non ha imparato nulla, con la conseguenza che il diploma
diventa carta straccia.
7. La scuola non è un ente assistenziale, né per gli alunni né per i
docenti. I problemi dei ragazzi non possono sempre essere demandati alla
buona volontà dei docenti, che devono improvvisarsi terapeuti e
assistenti sociali, animatori di comunità in quartieri disagiati e non
so che altro, perché il resto dello Stato non fa nulla e quindi loro
sono costretti a supplire a famiglie ormai sgangherate, crisi
socioeconomiche, disagi esistenziali di figli e genitori. Volete una
scuola di qualità? Bene, lasciare fare ai docenti i docenti, che è
quello che sanno fare, e per tutto il resto mettete finalmente in piedi
sistemi che aiutano i territori e le famiglie a risolvere i loro
problemi. E anche per i docenti e per il personale non docente, la
scuola non è un ente assistenziale che offre uno stipendio (basso) a
tutti. E’ una scuola, per cui va ad insegnare chi è realmente
interessato a questo lavoro. Per tutti gli altri, quelli che lo
considerano un part time sine cura, per piacere trovate qualche
soluzione alternativa, che fanno solo danni.
8. Renditi conto, quando parli con me, che stai parlando con un
professionista del suo settore. Quindi, se ti dico qualcosa, valutalo
come valuteresti il parere di un avvocato sul sistema giuridico o quello
di un medico sulle cure ospedaliere. Piantala di crederti competente a
parlare di scuola solo perché vent’anni o trent’anni fa sei stato
alunno. In trent’anni la scuola è cambiata, e poi non è detto che a
quattordici anni tu potessi capire proprio tutto quello che stava
attorno a te. Piantala di trattarmi con sufficienza o con disprezzo
quando ti avverto che alcune tue brillanti idee sono idiozie
inapplicabili. Se mi tratti con rispetto sono disposta a discutere con
te, se non lo fai ti prendo a parolacce come meriti.
9. Le buone pratiche. Ci sono. Sono tante. E funzionano. Ci sono
scuole in Italia che hanno risultati pari e addirittura superiori alle
scuole di Francia e Germania. Che funzionano bene. Invece di pensare
ogni anno ad una riforma diversa, sarebbe il caso di studiare quanto di
buono già facciamo ed estenderlo a tutto il territorio nazionale. Fra
l’altro, costa anche meno che pagare decine di tecnici per partorire
cose in gran parte inapplicabili e parecchio astruse. E per buone
pratiche intendo cose molto semplici, tipo corsi di sostegno durante
l’anno, attività supplementari al pomeriggio. Costano, ma spesso meno di
quanto di creda, e certamente meno che certi finanziamenti insulsi dati
a progetti megagalattici che poi hanno risultati ridicoli.
10. La scuola non è un’azienda. Per cui parti dal sano presupposto
che non tutto quello che vale per le aziende può valere anche per le
scuole. Non produciamo bulloni, insegniamo a degli esseri umani. Se vuoi
una scuola che funziona come un’azienda rischi anche che tuo figlio sia
poi trattato come un bullone, e scartato se dimostra un minimo difetto.
Chiediti: sei proprio sicuro di volere una scuola così?
da Il nuovo mondo di Galatea, Diario ironico dal mitico nordest (5 marzo 2015)
https://ilnuovomondodigalatea.wordpress.com/
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