Il
Governo italiano ha recentemente presentato alla Commissione Europea i
piani per lo sviluppo delle tecnologie, dell'innovazione e dell'economia
digitale nazionale con l’obiettivo di colmare il cd “digital divide”
(ovvero il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle
tecnologie dell'informazione e chi ne è escluso) e di utilizzare il
digitale come leva di trasformazione economica e sociale per “perseguire
gli obiettivi della crescita, dell’occupazione, della qualità della
vita, della rigenerazione democratica nel paese [sic!]”. I documenti
sono i seguenti:
- “Strategia per la crescita digitale 2014-2020” [clicca qui]
- “Strategia italiana per la banda ultralarga” [clicca qui].
I
piani presentati dal Governo rappresenterebbero per taluni un grave
passo indietro nella tutela ambientale e sanitaria dai rischi legati ai
campi elettromagnetici poiché in contrasto con il principio di precauzione, più volte invocato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa, che imporrebbe cautela nel diffondere le tecnologie a radiofrequenza.
Tra
le misure previste dal Governo figura infatti quella di “uniformare i
limiti nazionali a quelli europei in materia di elettromagnetismo” e
“innalzare i limiti elettromagnetici” (pag. 12 - Strategia italiana per
la banda ultralarga), allo scopo di favorire la realizzazione di un
mercato unico digitale europeo, standardizzando regole ed opportunità,
nonché di diffondere la tecnologia wi-fi nei luoghi pubblici, in particolare nelle scuole, negli ospedali e negli uffici.
Ma
sul wi-fi, ovvero la tecnologia che permette di essere connessi alla
rete internet senza fili, si discute da parecchi anni se possa entrare
senza dubbi nelle scuole o se la prolungata esposizione ai campi
elettromagnetici costituisca un pericolo per la salute umana, in
particolare per quella dei bambini e dei ragazzi.
Alcune scuole, a titolo precauzionale, hanno infatti deciso di non attivarlo (in rete si citano i casi del Liceo Morgagni di Roma o delle scuole del Comune di Suzzara in provincia di Mantova), altre hanno limitato la diffusione in specifiche aree dell’edificio scolastico.
La
Risoluzione del Consiglio d’Europa n.185/2011 “I potenziali pericoli dei
campi elettromagnetici e i loro effetti sull’ambiente” [clicca qui] ha
invitato i governi dei Paesi membri a limitare l’esposizione ai campi
elettromagnetici, specialmente quelli delle radiofrequenze associate ai
telefoni mobili, in particolare per «i bambini e i giovani, che sembrano
essere maggiormente a rischio per quanto riguarda i tumori alla testa».
L’assemblea
del Consiglio d’Europa ha suggerito agli stati membri di rivedere gli
standard o i valori soglia per le emissioni dei campi elettromagnetici
di tutti i tipi di frequenze applicando il principio ALARA (“As Low As
Reasonably Achievable” ovvero “tanto basso quanto ragionevolmente
possibile”) e riguardo alla protezione dei bambini ha raccomandato che:
8.3.1
sviluppino con diversi ministeri (educazione, ambiente e salute)
campagne specifiche di informazione dirette a insegnanti, genitori e
alunni per allertarli sui rischi specifici sull’utilizzo precoce,
sconsiderato e prolungato di cellulari e altri dispositivi che emettono
microonde;
8.3.2
per i bambini in generale e in particolare nelle scuole nelle classi,
si dia la preferenza a connessioni internet cablate, e regolino
severamente l’uso dei cellulari da parte degli alunni nei locali della
scuola;
Ma
gli appelli a non sottovalutare i rischi derivanti dall’uso
indiscriminato delle onde elettromagnetiche non sono recenti. Già nel
2002 oltre 1.000 medici hanno sottoscritto il primo Appello di Friburgo
[clicca qui], subito tradotto in numerose lingue. E 36.000 persone di
ogni parte del mondo ne hanno condiviso il contenuto.
A
distanza di 10 anni, nel 2012, ancora medici e scienziati, con
riferimento all’Appello di Friburgo, si sono rivolti con un secondo
appello internazionale [clicca qui] ai colleghi, ai cittadini e a coloro
che in ogni parte del mondo hanno una responsabilità politica, perché
vengano garantiti alla popolazione standard di prevenzione adeguati
dalle radiazioni elettromagnetiche.
Nel
2013 il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca ha
indetto un bando per il finanziamento delle dotazioni tecnologiche per i
servizi di connettività wireless nelle scuole [vedasi il D.D.G. prot.
n. 3559 del 19 dicembre 2013: clicca qui].
Qualche
mese fa (novembre 2014) l’Assemblea di Roma Capitale ha approvato un
ordine del giorno sui rischi e la pericolosità per la salute umana dei
collegamenti Wi-Fi, internet e contenuti digitali in tecnologia wireless
[clicca qui] sottolineando che “l'utenza scolastica ha diritto alla
massima attenzione nella tutela della salute e all'adozione dei migliori
strumenti atti alla prevenzioni di possibili patologie”.
I
nostri figli sono già quotidianamente esposti ai campi elettromagnetici
a radiofrequenza dei dispositivi installati nelle nostre case o nelle
case dei nostri vicini (e non parliamo dell’esposizione ai campi dei
telefoni cellulari). A questo si aggiungono le ore trascorse all’interno
degli edifici scolastici.
Vi
sono alternative? Occorrerebbe stimolare il legislatore a conservare e
magari migliorare in senso cautelativo i limiti di legge e favorire con
sgravi fiscali e investimenti mirati le tecnologie sicure, ovvero quelle
via cavo, invece di quelle a radiofrequenza.
Ma sembra una battaglia di retroguardia, anche se in discussione c’è la salute dei bambini.
Documentazione citata nel post:
- Strategia per la crescita digitale 2014-2020 [clicca qui]
- Strategia italiana per la banda ultralarga [clicca qui]- Appello di Friburgo (9 ottobre 2002) [clicca qui]
- Appello internazionale dei medici (2012) [clicca qui] (l’appello è pubblicato sul sito http://freiburger-appell-2012. info/de/home.php)
- Risoluzione parlamentare Consiglio d’Europa n. 185/2011 [clicca qui]
- Ordine del giorno n. 225 approvato dall’Assemblea di Roma Capitale [clicca qui]
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