Dopo Bologna, Milano. Ripartendo dalla laicità, dalla Costituzione, dai giovani. Unificando le nuove resistenze.
Perché Bologna con il Referendum vinto sul “No” al
finanziamento alle scuole private (Referendum poi negato dai “Giganti
dai piedi di argilla”) ha squarciato la nebbia della palude e ha
lanciato un sasso contro quel sistema integrato pubblico/privato che si
inquadra bene nel governo delle larghe intese in cui vari soggetti,
dalla Confindustria alla Curia, dalla Lega delle Cooperative alla
Compagnia delle Opere, dal Pdl al Pd per finire alla maggioranza del
Consiglio Comunale si sono impegnati per ribaltare il dettato
costituzionale “senza oneri per lo Stato”. Ma per la prima volta hanno
trovato una resistenza non di sparute avanguardie, ma di 50.000
cittadini bolognesi.
Per
questo nel capoluogo lombardo la settimana scorsa si è tenuto un
convegno nazionale sul tema e che vuole raccogliere quella pietra e
trasformarla in una coscienza da far crescere con pazienza in modo da
formare un vero e proprio movimento nazionale per la difesa e la
riqualificazione della Scuola della Costituzione a partire dai Comitati
per l’applicazione dell’Art.33 che stanno sorgendo in tutta Italia. Essi
trovano oggi nuovo spazio dal fatto che, nella crisi, studenti, docenti
e famiglie trovano sempre più intollerabile che consistenti risorse
vadano alle scuole paritarie private a fronte di una scuola pubblica
statale che va letteralmente a pezzi come conseguenza dei tagli
micidiali dei vari governi. Qui c’è una questione non solo ideologica,
ma concreta che tocca in modo diretto le condizioni materiali di milioni
di persone.
E così per gli Enti Locali che, nei tagli che mordono, devono scegliere
se continuare a finanziare le scuole private oppure rischiare di non
riuscire ad assicurare i servizi fondamentali che per legge sono tenuti a
dare.
Qui ed ora bisogna scegliere. Ma per fare questo bisogna
ribaltare con forza le granitiche certezze di chi mette sullo stesso
piano scuola pubblica e scuola privata in ragione di una Legge, la
62/2000 del Ministro Berlinguer che ha sdoganato il concetto di
sussidiarietà. Da qui il sistema integrato pubblico/privato nel quale i
due soggetti, Lombardia docet, sono sullo stesso piano in concorrenza
tra loro sul mercato, come è avvenuto per la sanità. Cioè la scuola come
erogatrice di servizi e non più come organo costituzionale al pari del
Parlamento o della Magistratura.
Anzi per loro bisogna riequilibrare il sistema alzando
il livello dell’intervento del privato perché il pubblico, inteso come
statale, è ancora troppo preponderante essendo più del 90% nel nostro
paese.
E allora bisogna screditare la scuola statale, come
ricordava Calamandrei negli anni ’50, bisogna smontarla pezzo per pezzo,
bisogna mandarla in malora in modo che emerga una scuola privata
ordinata e magari senza stranieri e senza portatori di handicap.
Così da ridurre la scuola statale a una scuola di serie B mentre le
scuole private diventano le scuole dell’eccellenza, come nel modello
anglosassone.
Quando la Ministra Carrozza ha autorizzato la
sperimentazione del Liceo breve di 4 anni proprio al Collegio San Carlo
di Milano ed in altre due scuole private lombarde, segnale simbolico
inequivocabile, si è collocata direttamente in questa direzione, dando
così un segno distintivo del suo ministero del quale non ci
dimenticheremo.
E se da una parte bisogna screditare la scuola pubblica dall’altra
bisogna trasformarla dall’interno: non più una scuola ascensore sociale
per tutti, ma una scuola che vorrebbe riappropriarsi di quell’abito di
classe selettivo tanto caro alla Ministra Gelmini. Una scuola pubblica
trasformata in una sorta di azienda, con le fondazioni ed i privati a
dettare le condizioni.
Ora, come non vedere la strategia delle destre?
Purtroppo abbiamo constatato con mano la subalternità a questo disegno
strategico delle destre da parte di quelle forze che dovrebbero
richiamarsi alla Costituzione. Una subalternità che spesso si è
manifestata come condivisione, a partire proprio sul finanziamento alle
scuole private.
Ma in tutto questo ventennio di arretramenti e di
sconfitte nella scuola italiana c’è stata una resistenza, magari non
visibile, o che si è manifestata solo di fronte ad attacchi particolari (
al tempo pieno o alle 18 ore). Ma una resistenza quotidiana di ancora
ampi settori di docenti e di studenti che non sono disponibili ad
arretrare e si affidano alla Costituzione.
Per questo ci sentiamo in perfetta sintonia con i
promotori della Manifestazione “La Via Maestra” del 12 ottobre quando
affermano che la Costituzione è stata “rilegittimata dai cittadini ed è
diventata punto di riferimento di tante persone, movimenti, associazioni
presenti nella società” Sicuramente nella scuola pubblica statale la
Costituzione è rimasta viva. Tutti quelli che si battono ogni giorno per
una scuola per tutti e di tutti, pur nelle difficoltà ed in assenza di
una progettualità e di un riferimento adeguato, ci piace definirli “le
Partigiane ed i Partigiani della Scuola della Costituzione”. Essi si
battono non solo per difendere la Costituzione ma per attuarla anche
nelle sue parti “silenti”.
Allora, come diceva il segretario della Fiom Maurizio
Landini, occorre dare continuità a quella manifestazione del 12/10. Una
continuità per ricostruire un terreno di unificazione e di
contaminazione reciproca tra coloro che difendono il diritto al lavoro o
al reddito di cittadinanza o all’abitare e coloro che difendono la
scuola pubblica o la sanità pubblica.
Né noi siamo disponibili a mettere in contrapposizione la manifestazione
del 12 con quelle altrettanto valide del 18 e 19 ottobre.
L’opposizione sociale va intrecciata unitariamente con
la battaglia per una rinnovata democrazia costituzionale contro ogni
forma di presidenzialismo.
“Non c’è difesa della Costituzione se non c’è lotta
all’austerità – diceva la studentessa Diana Armento della Link – La
Costituzione può vivere se vive nelle lotte sociali”
Da qui allora dobbiamo ripartire: dalla ripresa di una
mobilitazione e di una partecipazione attiva per una Scuola Repubblicana
che si fondi davvero sull’Art.34 della Cost. “una scuola aperta a
tutti, obbligatoria e gratuita (direi fino al diciottesimo anno di età)
per cui i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto
di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Una scuola pubblica e laica “un binomio che rappresenta la più alta,
praticabile, ed intenzionale concretizzazione di una cittadinanza
inclusiva e non esclusiva” (Marina Boscaino su MicroMega).
E’ dunque un processo quello che vogliamo aprire! Non
solo difensivo, ma progettuale perché quello che ci manca oggi è proprio
l’idea di un’altra scuola, cioè un progetto alternativo costruito dal
basso e fondato sulla partecipazione consapevole di chi la scuola la fa e
la vive tutti i giorni. Un’altra scuola che si ricolleghi all’idea di
un cambiamento generale della società.
Per dirla con gli studenti il nostro vuole essere un programma per il
futuro perché è la nostra stessa Costituzione ad indicarci un’idea di
società altra che non è rinchiudibile nel mercato o nell’aziendalismo o
nella diseguaglianza sociale.
Per queste ragioni in Lombardia abbiamo dato vita, come
Associazione NonUnodiMeno, ad una battaglia contro la “Dote per la
libertà di scelta” raccogliendo più di 10.000 firme e presentando un
ricorso al Tar Regionale della Lombardia, in quanto siamo di fronte ad
una palese, grave, ingiustificata, illegittima ed anticostituzionale
discriminazione nei confronti degli studenti della Scuola Pubblica
Statale che cozza contro il pricipio di uguaglianza sancito dall’Art.3
della Cost.
Di fronte a tale estremismo ideologico di tipo
integralista risulta davvero difficile capire la totale mancanza di
opposizione da parte del centro-sinistra a meno che non lo si spieghi
con il fatto che dal 2001 ad oggi qui in Lombardia si è anticipato il
governo delle larghe intese. Non formalmente ma nella sostanza della
convergenza su veri e consistenti interessi materiali.
La richiesta di abrogazione della "Dote per la libertà di scelta" in
Consiglio Regionale Lombardo che avanziamo a tutte le forze politiche
diventa così la cartina di tornasole per vedere chi si collocherà dalla
parte della Costituzione e chi no. Staremo a vedere.
di Giansandro Barzaghi, Associazione NonUnoDiMeno
(13 novembre 2013)
Nessun commento:
Posta un commento