23 apr 2014

i bambini ci parlano: i martiri di ponte cantone non saranno dimenticati (di g. caliceti)

Ieri mat­tina, a scuola, abbiamo rice­vuto que­sta let­tera. A chi è indi­riz­zata? «A noi». «Ai ragazzi e alle ragazze di Quinta, cioè a noi».
Qual­cuno mi legge l’indirizzo? «Ecco. C’è scritto: Scuola ele­men­tare “Italo Cal­vino” ponte Can­tone Calerno 42049 Sant’Ilario d’Enza Reg­gio Emi­lia».
A voi chi l’ha data? «Ce l’ha con­se­gnata la bidella per­ché era arri­vata con i fran­co­bolli nella cas­setta delle let­tere della scuola». «Ce l’aveva messa il postino». «I desti­na­tari era­vamo noi, il mit­tente la moglie di uno dei mar­tiri di Ponte Can­tone che dome­nica 16 feb­braio era presente insieme a noi alla com­me­mo­ra­zione dell’eccidio davanti al monu­mento». «Si chiama Raf­faella. E’ la moglie di Avanzi Nello. Uno dei par­ti­giani che sono stati uccisi nel feb­braio del 1945».
Bene, adesso la rileg­giamo e poi la com­men­tiamo insieme: «Cor­te­mag­giore, 24 Feb­braio. Tanta è stata l’emozione e la sor­presa tro­van­domi tra le mani que­sto pic­colo e grande libro “Non siamo nati per bistic­ciare». Vor­rei dire un gra­zie infi­nito a tutti, in par­ti­co­lare al Corpo inse­gnanti sem­pre pre­senti con i loro alunni. Un gra­zie di cuore. Vi por­terà nel cuore. Sem­pre . Vor­rei che il gra­zie arri­vasse alle auto­rità di Calerno. Io non so se vedrò ancora Calerno, gli anni sono tanti, ma sono serena e con­vinta che que­sti poveri ragazzi non saranno dimen­ti­cati. Auguro tanto bene a tutti. Raf­faella Avanzi Tac­chi vedova Avanzi Nello. Scu­sate gli errori».
Che effetto vi ha fatto leg­gerla? «Era un po’ dif­fi­cile da leg­gere per­ché è scritta con una gra­fia antica, ondu­lata, strana». «Poi nel foglio non c’erano nep­pure le righe…». «Secondo me le tremava la mano, men­tre la scri­veva».
Ma che sen­ti­menti avete pro­vato leg­gen­dola? «Io mi sono com­mossa perché … Perché si vede che la nostra com­me­mo­ra­zione le era pia­ciuta… Cioè, pia­ciuta forse non è la parola giusta, ma ci siamo capiti…». «Io non pen­savo che noi, men­tre face­vamo la recita, face­vamo una cosa così impor­tante per quella per­sona». «Io mi sono sen­tito un po’ famoso… Cioè, famoso no, ma un po’ come… Come… Insomma, io non ho mai rice­vuto una let­tera da uno sco­no­sciuto». «Io ho pro­vato un sen­ti­mento di sor­presa per­ché anche io non pen­savo di ricevere delle let­tere. Anzi, secondo me a scuola è la prima let­tera che rice­viamo». «Io un sen­ti­mento di sod­di­sfa­zione per­ché dalla let­tera ho capito che abbiamo fatto una cosa bella, una cosa giu­sta».
Quali sono le frasi che vi col­pi­scono di più? «A me quando scrive «vi por­terò nel cuore sem­pre». «Io quando dice che è sicura che «quei poveri ragazzi non saranno dimen­ti­cati», cioè quei ragazzi che sono morti, i par­ti­giani, tra cui suo marito». «Io quando augura tanto bene a tutti». «Io quando dice che non sa se vedrà ancora Calerno. Secondo me dice così per­ché è molto vec­chia e ha paura di morire o di amma­larsi e di non poter più venire a vedere le com­me­mo­ra­zioni che ci saranno nei pros­simi anni».
Avete capito per­ché alla fine si è scu­sata degli errori? Quali errori? «Gli errori orto­gra­fici. Per­ché ne ha fatto uno o due. Io però… Io però mi sono com­mosso anche quando ho visto gli errori, mae­stro. Lo sai per­ché? Per­ché lei forse non ha stu­diato molto. O forse è molto anziana e non si ricorda più bene come si scrive e insomma…». «Anche io mi sono com­mossa per gli errori per­ché poi dalla gra­fia, qui, si vede che lei non scrive da tanto tempo, non scrive benis­simo, però ha voluto scri­verci ugual­mente e a me que­sta cosa che ha fatto fatica a scriverci ma ha voluto scri­verci ugual­mente è stata una cosa molto bella, molto impor­tante, per­ché si vede che voleva pro­prio farlo, voleva pro­prio scri­verci que­sta lettera». (Giuseppe Caliceti, il manifesto, 23 aprile 2014)
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