Risorse per il welfare,
la scuola, la sanità, gli enti locali, messa in sicurezza degli edifici
scolastici, sostegno ai precari: è la proposta contenuta nel dossier della
campagna “Sbilanciamoci!” sui possibili risparmi alle alte spese
militari presentato il 4 giugno a Roma (articolo di
Aluisi Tosolini, La Tecnica della Scuola, 6/6/2012)
Messa
in sicurezza di 3mila scuole, ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito
per 300mila precari, servizio civile per 70mila giovani: queste le spese che
potrebbero essere sostenute grazie alla riduzione da 190mila a 120mila degli
organici delle Forze Armate ed cancellazione del programma di costruzione ed
acquisizione dei cacciabombardieri F35. Un risparmio sulle spese militari di 10
miliardi in tre anni.
E’
la proposta contenuta nel dossier della campagna “Sbilanciamoci!”
sulle spese militari presentato il 4 giugno a Roma in concomitanza con il
lancio mondiale del SIPRI Yearbook.
Il dossier si intitola “Economia a mano armata” e può essere
scaricato gratuitamente dal sito www.sbilanciamoci.org oppure [cliccando qui].
I
dati del Sipri sono impressionati: l’Italia spenderà nel 2012 30 miliardi
complessivi, oltre 10 miliardi nei prossimi anni per 90 cacciabombardieri F35 e
ben 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all’estero. Tutto
questo, quando si tagliano le risorse per il welfare, la scuola, la sanità, gli
enti locali. La spesa militare mondiale nel 2011 ha continuato ad aumentare:
dello 0,3% in termini reali rispetto al 2010, raggiungendo i 1.740 miliardi di
dollari; il 75% della spesa mondiale per armamenti nel 2011 riguarda appena 10
Paesi e gli Stati Uniti si confermano leader della classifica con il 43% della
spesa mondiale militare. La media globale della quota del Prodotto interno
lordo destinato alle spese militari è del 2,6%.
Per
citare altri numeri: i paesi europei nel loro complesso hanno circa 7 milioni
di soldati (Stati Uniti 1 milione e mezzo), 45mila tra carri armati e mezzi di
combattimento (Stati Uniti 34mila) e 3.500 aerei di combattimento (Stati Uniti
2mila). Andando verso la direzione di maggiore integrazione delle strutture di
difesa europea si potrebbe avere un risparmio complessivo di 100-150 miliardi
di euro nei vari paesi, e anche in questo caso la somiglianza della cifra (130
miliardi) con quanto si è speso per l’ultimo salvataggio della Grecia
(febbraio 2012) è abbastanza significativa.
L’obiettivo
di questo dossier è quello di fornire informazioni e analisi, dati e proposte
su come ridurre la spesa militare e su come orientarla in senso sociale,
riconvertendo l’industria militare e investendo nelle misure necessarie a
fronteggiare la crisi, nel welfare, nell’ambiente, nel servizio civile e
nella cooperazione internazionale, perché è possibile svuotare gli arsenali per
riempire i granai.
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