Il 29 Settembre il Consiglio di zona 9 ha approvato la delibera sui criteri per l'attribuzione dei fondi per il diritto allo studio, sulla base della proposta della Commissione Educazione presieduta da Antonella Loconsolo [leggi il nostro post].
Non è stata una passeggiata. Da una parte l'opposizione di centro-destra si è scatenata, soprattutto per quanto riguarda l’attribuzione di un punteggio superiore ai bambini di nazionalità straniera neo – arrivati.
Ma anche dal Pd sono arrivate richieste di emendamento. il tema che ha suscitato più polemiche nell'ambito della maggioranza è la disposizione che non consentirà alle Scuole di accedere ai fondi per il diritto allo studio qualora non venga garantito l'inserimento degli alunni e delle alunne con disabilità, senza alcun onere aggiuntivo per le famiglie.
Stranamente, quella che è una difesa del diritto alle pari opportunità per gli alunni e le alunne con disabilità, viene letto come un attacco alla scuola paritaria.
Ne abbiamo chiesto i motivi ad Antonella Loconsolo, presidente della Commissione Educazione del CdZ9.
Ne abbiamo chiesto i motivi ad Antonella Loconsolo, presidente della Commissione Educazione del CdZ9.
“Francamente - ci dice Loconsolo – non riesco a capire tanta preoccupazione. Se le scuole paritarie della zona rispettano la legge, se non impongono alle famiglie dei bambini con disabilità una retta assurda che di fatto ne renda impossibile l’iscrizione, penso che non avranno alcun problema ad assumere l’impegno richiesto per accedere ai fondi al diritto allo studio. D’altra parte il criterio vale anche per le scuole pubbliche statali: se un preside cercasse di “scaricare” una situazione difficile sulla scuola un po’ più in là, se alla famiglia del bambino o della bambina con disabilità venisse chiesto un contributo maggiorato, si porrebbe al di fuori dei criteri e non potrebbe più accedere ai fondi.”
Una delle perplessità espresse in aula è stata quella relativa alle reali possibilità di controllo del Consiglio di Zona. Cosa ne pensa?
“La scuola, nel richiedere i fondi, firma una dichiarazione. Ogni cittadino sa che cosa può comportare, civilmente e penalmente, una falsa dichiarazione. Nel momento in cui (mi auguro vivamente mai!) dovesse arrivarci la segnalazione di un problema di questo genere, incaricheremo come è ovvio gli organi competenti ad indagare ed eventualmente sanzionare le scuole inadempienti.”
Da dove nasce questa attenzione nei confronti dell’inserimento dei bambini con disabilità?
“Quando ero piccola le persone con disabilità erano invisibili, relegate in casa o in istituti. Quando mio figlio maggiore è andato alla scuola materna Grimm in classe c’era un bimbo affetto da una malattia progressiva. Iniziò le scuole con il deambulatore, per poi arrivare a spostarsi solo sulla sedia a rotelle. Le maestre operarono così bene l’inserimento, che fare un giro con il deambulatore diventò un premio ambito. L. non è mai stato lasciato solo, fino al giorno che tutti insieme, compagni di classe e ex amici dell’asilo, lo abbiamo salutato per l’ultima volta. Penso che quel bambino abbia insegnato a mio figlio più di mille libri, e io sono una fanatica dei libri! Poi ci sono stati altri bambini, altri ragazzi, storie belle, storie di successo scolastico conquistato con fatica e con l’impegno di tutti: una vera e propria scuola di vita, un fiore all’occhiello che pone all’avanguardia la scuola italiana quello dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, che va difeso con le unghie e con i denti dai tagli”.
Un consigliere in aula ha detto che dovrebbe essere lo Stato a pagare gli insegnanti di sostegno. Cosa ne pensa?
"Sono d’accordo, a cominciare dalla scuola pubblica statale che vede ogni anno alzarsi il rapporto tra in numero di insegnanti di sostegno e quello dei bambini con disabilità, al punto che il sostegno è diventato una coperta troppo corta. Anche le casse del Comune di Milano potrebbero avere un bel sollievo se l’insegnante di sostegno fosse pagato dallo Stato: le scuole materne comunali milanesi, infatti, sono scuole paritarie e a Milano l’80 % delle materne è comunale. Se tutti gli insegnanti di sostegno fossero inviati dallo Stato il Comune potrebbe investire di più sugli arredi e sull’abbattimento delle barriere architettoniche."
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