12 apr 2016

come quadri alle pareti, la storia dei 20 bambini di bullenhuser damm

Nel centro di Milano, ci troviamo nel Giardino della Guastalla a pochi passi dall’ingresso posto di fronte alla Sinagoga, è posata una lapide [clicca qui] che ricorda venti bambini assassinati nel 1945 nella scuola Bullenhuser Damm di Amburgo. Ecco la loro storia.

Nel novembre del 1944 dieci maschietti e dieci femminucce vengono trasferiti da Auschwitz al campo di concentramento di Neuengamme. Le modalità con cui vengono selezionati i bambini è raccontata da Maria Pia Bernicchia nel libro “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti” (Proedi editore, 2007). Sono tutti di età compresa tra i 5 e i 12 anni, di varie nazionalità, tra questi un italiano, Sergio de Simone.
Verranno utilizzati come cavie umane per esperimenti medici dal medico delle SS Kurt Heissmeyer che per mesi immetterà nei polmoni dei bambini, ai quali erano state asportate le ghiandole linfatiche, bacilli tubercolotici vivi [clicca qui].
Ma la guerra è alla fine, gli alleati sono alle porte e da Berlino arriva l’ordine di far sparire ogni prova degli esperimenti. I bambini vengono quindi trasferiti nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm, il cui edificio è utilizzato dall’ottobre del 1944 come campo esterno di Neuengamme.
E’ la notte tra il 20 e 21 aprile 1945, pochissimi giorni prima della fine della guerra. Dopo un’iniezione di morfina, i bambini vengono impiccati nel seminterrato della scuola. L’operazione non è semplice. I corpi sono così leggeri che il cappio non si stringe. Lo stesso boia, Johann Framm, dichiarerà di essersi appeso con tutto il peso del suo corpo a quello dei bambini per stringere il cappio. Sembravano “come quadri alle pareti” dichiarerà a chi lo interrogava. I corpi verranno cremati a Neuengamme.
Terminata la guerra, l’eccidio viene dimenticato. La scuola riapre, il dottore Kurt Heißmeyer torna a Magdeburgo dove per parecchi anni esercita la professione di medico specialista in malattie polmonari. Solo un piccolo gruppo di ex combattenti della Resistenza si raccoglie tutti gli anni nella cantina della scuola, ogni anno sempre meno i presenti.
Nel 1959 la rivista “Die Stern” pubblica un articolo nel quale l’autore, Jürgen von Kornatzky, si chiede se fosse il caso di raccontare ai bambini, durante le lezioni, ciò che era accaduto quattordici anni prima in una scuola di Amburgo. Il caso viene riaperto, il dottor Heissmeyer processato e condannato all’ergastolo nel 1966 (muore un anno dopo di infarto). Durante l’interrogatorio aveva dichiarato: “… i bambini messi a mia disposizione nell’autunno 1944 li consideravo degli oggetti. Per me non c’era nessuna differenza fra persone e cavie – poi si corresse – fra ebrei e cavie”.
Grazie alla ricerca e all’ostinazione di un altro giornalista tedesco, Güther Schwarberg, vengono rintracciati i parenti dei bambini uccisi e nel 1979 viene fondata l’Associazione “I bambini di Bullenhuser Damm”.
Nel 1980 il Senato di Amburgo ha dichiarato la scuola di Bullenhuser Damm un luogo della memoria. La scuola è stata dedicata a Janusz Korczak, pediatra e autore ebreo-polacco morto a Treblinka. Nella sua cantina è stato realizzato un memoriale, la stanza in cui i bambini sono stati uccisi è stata mantenuta nel suo stato originale, nel cortile della scuola vi è un giardino dove chiunque può piantare una rosa in memoria delle vittime. Dal 1991 nel quartiere di Amburgo Schnelsen Burgwedel le strade, un asilo, un centro giochi e un parco hanno i nomi dei venti bambini. Nel 2010/2011 sono stati ripristinati altri vani del museo per ampliare il memoriale esistente.

Nel giardino di rose bianche della scuola vi è una lapide dove si legge: “Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani parla” (Hier stehst du schweigend, doch wenn du dich wendest, schweige nicht) [clicca qui].

Materiale
- il documentario “Rose bianche su sfondo nero” di Gianluca Miligi [clicca qui]
- il testo "I venti bambini di Bullenhuser Damm” a cura di Maria Pia Bernicchia [clicca qui] – Il testo è tratto da due libri di Günther Schwarberg, “Der SS - Arzt und die Kinder vom Bullenhuser Damm” (Steidl Verlag, Göttingen 1988) e “Meine zwanzig Kinder” (Steidl Verlag, Göttingen 1996), liberamente tradotti dal tedesco da Maria Pia Bernicchia

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