Nei giorni scorsi la Commissione Lavoro del Senato (attenzione: non la Commissione Cultura e Istruzione) ha approvato un emendamento - presentato dalla maggioranza - al disegno di legge sul lavoro, collegato alla Finanziaria in cui è previsto che l'apprendistato possa valere a tutti gli effetti come assolvimento dell'obbligo dell'istruzione.
La norma consentirà cioè di trascorrere l'ultimo anno di istruzione obbligatoria (il secondo anno delle superiori, in un percorso regolare) sotto forma di «contratto d'apprendistato».
Ricordiamo male o il testo è in conflitto con la legge 296/2006 (Finanziaria 2007) che non si è limitata a innalzare a 10 anni l’obbligo di istruzione, ma ha contemporaneamente elevato a 16 anni l’età minima di accesso al lavoro?
E’ vero che già con la legge 133/2008 era stato assestato un primo colpo all’obbligo di istruzione decennale introducendo la possibilità di assolverlo anche nella formazione professionale regionale (leggi il comma 622).
Ma ora, con l’emendamento citato, l’opera di demolizione continua.
Ai ragazzi tra i 15 e i 16 anni si indica un'alternativa all’istruzione: quella dei percorsi di apprendistato.
L'apprendistato che non è scuola e non è lavoro. I contratti di apprendistato, lo sanno tutti, sono serviti in questi anni a tutt'altro: a ridurre le retribuzioni e ad aggirare le norme per l'applicazione dello Statuto dei lavoratori.
Qualche mese fa un rapporto della Banca d'Italia dimostrava quanto sia produttivo l'investimento nell'istruzione. E recentemente molti paesi europei e gli Stati Uniti hanno affrontato la crisi finanziaria economica e sociale investendo massicciamente nel settore della conoscenza.
E in Italia? In Italia invece un pauroso salto all'indietro, una brutale volontà di ritornare al passato, cancellando quel nesso tra istruzione e sviluppo che fu alla base della riforma della scuola media unica del '62.
Tutte le forze democratiche dovrebbero mettere immediatamente in campo ogni loro capacità di mobilitazione per chiedere più e migliore istruzione per tutti, per elevare e non per abbassare l’obbligo scolastico!
E' necessario stanziare grandi risorse per attuare atti riformatori che consentano alla nostra scuola di accogliere tutti i nostri giovani almeno fino a 18 anni, di fornire loro istruzione, sapere critico, conoscenze, competenze, abilità che formino il cittadino attivo e protagonista, il lavoratore di questa nostra società.
Esattamente la direzione opposta a qualla in atto.
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