Nei
primi anni novanta del secolo scorso, l’artista tedesco Gunter Demnig,
dopo aver partecipato a Colonia ad una cerimonia commemorativa sulla
deportazione di rom e
sinti, durante la quale una signora aveva negato che nel 1940 fossero
stati deportati 1000 sinti, decise di dedicare la sua vita e il suo
lavoro alla memoria delle vittime dell’Olocausto in tutto il mondo.
Nacque così il progetto “Pietre d'inciampo” (in tedesco
Stolpersteine). L'iniziativa consiste nel posare sui marciapiedi
delle città, davanti alla porta dell’edificio in cui abitarono le
vittime del nazismo o nel luogo in cui furono fatte prigioniera, dei
blocchi quadrati in pietra della dimensione di 9,6
x 9,6 cm e di 10 cm di altezza ricoperti da una piastra di ottone.
Sulla
targa sono incisi il nome della persona, l'anno di nascita, l'eventuale
data e il luogo di deportazione e la data di morte. Le pietre sono
dedicate alla memoria
delle vittime indipendentemente dall’etnia, dalla religione, dal
genere, dalle idee politiche.
Un
museo diffuso della memoria, della testimonianza. Chi si imbatte in
queste pietre, anche casualmente, inciampa nella storia e nei destini di
persone che sarebbero
potuti essere i loro vicini di casa.
L'iniziativa
ha portato, a novembre del 2016, all'installazione di oltre 60.000
"pietre" in vari paesi europei: Germania, Austria, Ungheria, Repubblica
Ceca, Slovacchia,
Polonia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Norvegia, Italia, Francia,
Spagna, Svizzera, Grecia, Ucraina, Slovenia, Croazia, Romania ed Russia.
Il
28 gennaio 2010 anche l’Italia è entrata a far parte di questo progetto
con l’installazione a Roma di trenta sampietrini, dedicati a ebrei,
politici e carabinieri.
Nel 2015 Gunter Demnig ha installato a Torino la cinquantamillesima
pietra d'Europa in memoria di Eleonora Levi morta ad Auschwitz.
Attualmente
si trovano pietre d’inciampo a Bolzano, Brescia, Genova, Chieti,
Gorizia, L’Aquila, Livorno, Meina, Merano, Novara, Ostuni, Prato,
Premolo, Ravenna, Reggio
Emilia, Siena, Stresa, Teramo, Torino, Venezia, Viterbo.
Dal
19 gennaio 2017 all’elenco delle città italiane si aggiunge Milano, sui
cui marciapiedi verranno posate sei pietre in memoria di tre deportati
ebrei e di tre deportati
per motivi politici.
Il primo appuntamento è in corso Magenta 55, alle ore 12:00, dove abitò la famiglia Segre (Alberto Segre fu assassinato ad Auschwitz nel 1944) e la stessa Liliana
Segre, oggi presidente del Comitato milanese Pietre d’inciampo.
Altre cinque pietre verranno posate nelle seguenti vie della città lombarda:
- via dei Chiostri 2, dove c’era lo studio di
Gianluigi Banfi, uno dei fondatori dello studio di architettura ed urbanistica Bbpr, assassinato a Gusen nel 1945;
- via Spontini 8 abitazione di
Giuseppe Lenzi, collaboratore di Ferruccio Parri, assassinato a Gusen;
- via Plinio 20 abitazione di
Dante Coen assassinato a Buchenwald nel 1945:
- via Vespri Siciliani 7, abitazione di
Adele Basevi Lombroso arrestata dalla polizia italiana e deportata nel 1944;
- via Milazzo 4 abitazione di
Melchiorre De Giuli assassinato a Ueberling, sottocampo di Dachau nel 1945.
Ogni anno, per i prossimi 5 anni, saranno poste sui marciapiedi di Milano da 12 a 24 pietre d’inciampo.
L’iniziativa
è stata fortemente voluta dal Comitato milanese per le “Pietre di
Inciampo” presieduto da Liliana Segre, che ha il patrocinio del Comune
di Milano ed è promosso da: Associazione
Nazionale ex Deportati, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani,
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Associazione Nazionale
Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, Comunità Ebraica,
Federazione Italiana Associazione Partigiane, Associazione
Rosa Camuna, Associazione Figli della Shoah, Centro di Documentazione
Ebraica Contemporanea, Fondazione Memoria Deportazione, Fondazione
Memoriale della Shoah, Istituto Nazionale Storia del Movimento di
Liberazione “Ferruccio Parri”, Confederazione Sindacale
Cigl, Cisl, Uil.
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