Questa le parole di Maria Falcone: “Ho
apprezzato la sensibilità delle rappresentanze sindacali e la loro
attenzione ai temi della legalità. Colgo l’occasione per ringraziare
le istituzioni, le associazioni e le migliaia di scuole che anche
quest’anno si stanno adoperando per la riuscita della giornata a Palermo
così come delle numerose iniziative che coinvolgeranno gli studenti in
tutta Italia”.
Lo
sciopero, lo ricordiamo, è stato indetto per rivendicare il rinnovo del
contratto nazionale e per richiedere “adeguate risposte alle tante
emergenze del comparto, a partire
da quelle legate all'applicazione della legge 107/2015” (la legge sulla
cd Buona Scuola).
Allo sciopero del 23 maggio si aggiunge quello indetto per il
12 maggio con le stesse motivazioni da Unicobas, Cobas e Gilda.
Sembra
proprio impossibile che il mondo della scuola riesca ad organizzare uno
sciopero unitario. Eppure non si tratta di poca cosa, il contratto è
scaduto da ormai sette anni.
E le prospettive non sono delle migliori.
Recentemente
il Tribunale di Roma, in funzione di giudice del lavoro, con sentenza n. 7552/2015 del 16/09/2015 che trova fondamento nella sentenza 178/2015 della Corte Costituzione che ha dichiarato la “illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime di sospensione della contrattazione collettiva”, ha ordinato “alle
parti convenute di dare avvio, senza ritardo e per quanto di loro
competenza,
al procedimento di contrattazione collettiva per i comparti della
scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica,
musicale e coreutica e delle relative aree dirigenziali”.
Ma
il Governo non sembra proprio intenzionato ad avviare le trattative con
i sindacati. Non si tratta di un problema esclusivamente economico. Il
rinnovo
del contratto è infatti correlato alle deleghe previste dalla legge
107/2015, in particolare alle formulazione del nuovo Testo Unico che
dovrebbe mutare il profilo giuridico ed economico della categoria. Fino
ad allora niente rinnovo.
Per questo appare ancora più paradossale la divisione sindacale.
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