18 mar 2016

si parte con i referendum sociali, è il momento di mobilitarsi

Depositati  in Cassazione il 17 marzo 2016 i quattro quesiti per l’abrogazione di parte della legge 107/2015 (la cosiddetta Buona Scuola), si apre una lunga, interessante e complessa stagione referendaria su un ampio ventaglio di tematiche sociali.
Tanto per cominciare, insieme ai quesiti sulla legge 107 è stato depositato quello proposto dal movimento Trivelle Zero. Ma la stagione si arricchirà nelle prossime settimane con i referendum sull’ambiente (inceneritori), sul jobs act (quattro quesiti proposti dal sindacato CGIL), sull’Italicum (due quesiti per l’abrogazione del premio di maggioranza e dell’elezione sicura dei capolista). A questi occorre aggiungere il referendum confermativo della revisione Costituzionale (abolizione del Senato elettivo e riforma del Titolo V della Costituzione), nonché la raccolta di firme su due leggi di iniziativa popolare, una indetta dai comitati per l’acqua pubblica ed una sul diritto allo studio promossa dagli studenti universitari. E in Lombardia si discute anche di un’iniziativa contro il buono scuola.
Si tratta di iniziative promosse dal basso, da una grande alleanza di movimenti, organizzazioni e reti sociali che puntano ad eliminare le norme più contestate della cosiddetta Buona Scuola, a modificare le politiche ambientali e del lavoro, la legge elettorale, a bloccare la revisione della Costituzione. Proposte che si aggiungono al referendum contro le trivellazioni entro i limiti della acque territoriali già indetto per domenica 17 aprile 2016.
L’intenzione dei promotori è di sostenersi a vicenda e collaborare nella fase di promozione delle iniziative referendarie e di raccolta delle firme. Una gestione unitaria della complessa campagna referendaria, sia sotto l’aspetto politico che organizzativo. Campagna che dovrebbe garantire una coesione della mobilitazione sociale e il coinvolgimento diretto dei cittadini su temi di rilevanza sociale, con l’obiettivo di disegnare un altro modello sociale.
Abbiamo definito interessante questa stagione. Ma come non ritenerla altresì complessa, forse un po’ confusa, sicuramente azzardata? Siamo in presenza di un vero e proprio ingorgo referendario che rischia di disorientare oltremodo i cittadini che nei prossimi mesi saranno chiamati nell’arco di sei mesi (aprile-ottobre 2016) a votare per un referendum (trivelle), a sottoscrivere 13 quesiti di referendum abrogativi, due leggi di iniziativa popolare e probabilmente (se raggiunta la soglia firme previste) a votare per un referendum confermativo.
La molteplicità di soggetti proponenti, il fatto che la raccolta delle firme per i referendum non avverrà contestualmente (da aprile i cinque sociali, da maggio i quattro sul lavoro), la specificità di alcuni quesiti, la sovrapposizione di altri (il quesito “stop trivelle” si aggiunge ad un referendum già indetto e probabilmente perso per mancanza di quorum), la loro variegata tipologia, la sfasatura temporale (i referendum abrogativi si terranno il prossimo anno, in una domenica compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno 2017, quello confermativo della riforma costituzionale, per il quale non è previsto il quorum, ad ottobre 2016), tutti questi fattori rischiano un corto circuito di cui occorre tenere conto.
Ed in ogni caso, raccolte le 500 firme richieste dalla legge per i referendum abrogativi, traguardo non del tutto scontato, fatta eccezione per quelli sul lavoro, occorrerà adoperarsi per raggiungere il quorum necessario per i referendum abrogativi: ovvero convincere il 50 per cento degli elettori, circa 27 milioni, a recarsi alle urne e a votare SI all’abrogazione.
Un compito non semplice in una fase storica in cui la disaffezione verso la politica conquista settori sempre più ampi della cittadinanza.

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