Pubblichiamo
il vademecum “Abitare” per gli studenti universitari fuori sede redatto
dall'Ufficio Politiche abitative, Area della Contrattazione Sociale,
della
CGIL nazionale in collaborazione con il SUNIA nazionale e l'UDU
(settembre 2015). Dall’analisi appare del tutto evidente che la spesa
principale per uno studente fuori sede è quella della casa e che il
prezzo del contratto di affitto è legato a doppio filo
con il diritto allo studio.
“Abitare” per gli studenti universitari fuori sede
Circa 600.000 studenti universitari sono fuori sede, si stabiliscono in altre città, della propria o di altre regioni, affrontando spese che incidono pesantemente sui redditi delle famiglie. Essere fuori sede in questo momento di crisi economica è sempre più difficile e rischia di diventare una condizione riservata a sempre meno studenti.
Il costo principale è sicuramente quello legato all’affitto di un posto letto, di una stanza singola o di un monolocale quando la capacita economica è maggiore. Allo stesso tempo il sistema di diritto allo studio universitario italiano offre posti letto in strutture organizzate solo per il 2% degli studenti fuori sede, contro il 10% di Francia e Germania e il 20% di Danimarca e Svezia.
Le nostre Organizzazioni effettuano periodicamente un monitoraggio nelle principali città sedi di Università. Dagli ultimi risultati, nel 50% dei casi il contratto risulta totalmente in nero, per la quota restante, metà dei contratti risultano registrati per una cifra inferiore a quella realmente pagata.
L'affitto incide sul budget degli studenti fino all'80%; il 30% degli intervistati ha dichiarato difficoltà da parte delle famiglie a sostenere le spese, anche ridimensionando il bilancio familiare, tanto che il 15% di questi sta pensando di cambiare sede per riavvicinarsi alla famiglia.
I centri maggiori risultano quelli con richieste di affitto più elevate, anche se il quadro è problematico anche nelle città di media dimensione, dove la domanda da parte di studenti ha notevolmente deformato il mercato, economicamente e socialmente: i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti, espulsi da intere zone urbane delle città.
Nella maggior parte dei casi non viene redatto un contratto o viene registrato con una durata minima, con la prospettiva di un rinnovo a canone rivedibile e possibilità di aumenti.
Per gli studenti universitari, quindi, a fronte di un quasi inesistente supporto pubblico, costi insostenibili del mercato privato, prevalenza di forme di irregolarità, illegalità ed elusione fiscale, l'accesso allo studio è strettamente legato alla capacità di sostenere soprattutto i costi abitativi.
In realtà esiste una normativa che disciplina i contratti per studenti universitari, la legge 431/98. Peraltro, nell'irregolarità, gli studenti si vedono negate opportunità e benefici che le normative fiscali danno se il contratto è sottoscritto e registrato. Risulta evidente come studiare diventi economicamente sempre meno sostenibile, soprattutto in quadro in cui il diritto allo studio sta divenendo quasi assente e l’accessibilità e la possibilità di scegliere liberamente cosa studiare e dove, viene di fatto negata a chi non può permetterselo. […]
Leggi il rapporto completo: [clicca qui]
“Abitare” per gli studenti universitari fuori sede
Circa 600.000 studenti universitari sono fuori sede, si stabiliscono in altre città, della propria o di altre regioni, affrontando spese che incidono pesantemente sui redditi delle famiglie. Essere fuori sede in questo momento di crisi economica è sempre più difficile e rischia di diventare una condizione riservata a sempre meno studenti.
Il costo principale è sicuramente quello legato all’affitto di un posto letto, di una stanza singola o di un monolocale quando la capacita economica è maggiore. Allo stesso tempo il sistema di diritto allo studio universitario italiano offre posti letto in strutture organizzate solo per il 2% degli studenti fuori sede, contro il 10% di Francia e Germania e il 20% di Danimarca e Svezia.
Le nostre Organizzazioni effettuano periodicamente un monitoraggio nelle principali città sedi di Università. Dagli ultimi risultati, nel 50% dei casi il contratto risulta totalmente in nero, per la quota restante, metà dei contratti risultano registrati per una cifra inferiore a quella realmente pagata.
L'affitto incide sul budget degli studenti fino all'80%; il 30% degli intervistati ha dichiarato difficoltà da parte delle famiglie a sostenere le spese, anche ridimensionando il bilancio familiare, tanto che il 15% di questi sta pensando di cambiare sede per riavvicinarsi alla famiglia.
I centri maggiori risultano quelli con richieste di affitto più elevate, anche se il quadro è problematico anche nelle città di media dimensione, dove la domanda da parte di studenti ha notevolmente deformato il mercato, economicamente e socialmente: i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti, espulsi da intere zone urbane delle città.
Nella maggior parte dei casi non viene redatto un contratto o viene registrato con una durata minima, con la prospettiva di un rinnovo a canone rivedibile e possibilità di aumenti.
Per gli studenti universitari, quindi, a fronte di un quasi inesistente supporto pubblico, costi insostenibili del mercato privato, prevalenza di forme di irregolarità, illegalità ed elusione fiscale, l'accesso allo studio è strettamente legato alla capacità di sostenere soprattutto i costi abitativi.
In realtà esiste una normativa che disciplina i contratti per studenti universitari, la legge 431/98. Peraltro, nell'irregolarità, gli studenti si vedono negate opportunità e benefici che le normative fiscali danno se il contratto è sottoscritto e registrato. Risulta evidente come studiare diventi economicamente sempre meno sostenibile, soprattutto in quadro in cui il diritto allo studio sta divenendo quasi assente e l’accessibilità e la possibilità di scegliere liberamente cosa studiare e dove, viene di fatto negata a chi non può permetterselo. […]
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