22 ott 2015

abitare per gli studenti universitari fuori sede

Pubblichiamo il vademecum “Abitare” per gli studenti universitari fuori sede redatto dall'Ufficio Politiche abitative,  Area della Contrattazione Sociale, della CGIL nazionale in collaborazione con il SUNIA nazionale e l'UDU (settembre 2015). Dall’analisi appare del tutto evidente che la spesa principale per uno studente fuori sede è quella della casa e che il prezzo del contratto di affitto è legato a doppio filo con il diritto allo studio. 

“Abitare” per gli studenti universitari fuori sede 
Circa 600.000 studenti universitari sono fuori sede, si stabiliscono in altre città, della propria o di altre regioni, affrontando spese che incidono pesantemente sui redditi delle famiglie. Essere fuori sede in questo momento di crisi economica è sempre più difficile e rischia di diventare una condizione riservata a sempre meno studenti.
Il costo principale è sicuramente quello legato all’affitto di un posto letto, di una stanza singola o di un monolocale quando la capacita economica è maggiore. Allo stesso tempo il sistema di diritto allo studio universitario italiano offre posti letto in strutture organizzate solo per il 2% degli studenti fuori sede, contro il 10% di Francia e Germania e il 20% di Danimarca e Svezia.
Le nostre Organizzazioni effettuano periodicamente un monitoraggio nelle principali città sedi di Università. Dagli ultimi risultati, nel 50% dei casi il contratto risulta totalmente in nero, per la quota restante, metà dei contratti risultano registrati per una cifra inferiore a quella realmente pagata.
L'affitto incide sul budget degli studenti fino all'80%; il 30% degli intervistati ha dichiarato difficoltà da parte delle famiglie a sostenere le spese, anche ridimensionando il bilancio familiare, tanto che il 15% di questi sta pensando di cambiare sede per riavvicinarsi alla famiglia.
I centri maggiori risultano quelli con richieste di affitto più elevate, anche se il quadro è problematico anche nelle città di media dimensione, dove la domanda da parte di studenti ha notevolmente deformato il mercato, economicamente e socialmente: i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti, espulsi da intere zone urbane delle città.
Nella maggior parte dei casi non viene redatto un contratto o viene registrato con una durata minima, con la prospettiva di un rinnovo a canone rivedibile e possibilità di aumenti.
Per gli studenti universitari, quindi, a fronte di un quasi inesistente supporto pubblico, costi insostenibili del mercato privato, prevalenza di forme di irregolarità, illegalità ed elusione fiscale, l'accesso allo studio è strettamente legato alla capacità di sostenere soprattutto i costi abitativi.
In realtà esiste una normativa che disciplina i contratti per studenti universitari, la legge 431/98. Peraltro, nell'irregolarità, gli studenti si vedono negate opportunità e benefici che le normative fiscali danno se il contratto è sottoscritto e registrato. Risulta evidente come studiare diventi economicamente sempre meno sostenibile, soprattutto in quadro in cui il diritto allo studio sta divenendo quasi assente e l’accessibilità e la possibilità di scegliere liberamente cosa studiare e dove, viene di fatto negata a chi non può permetterselo. […] 

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