19 mag 2015

lega ambiente: perché non va bene il ddl 2994

Dalla newsletter Scuola News di Legambiente (n. 93 – aprile 2015) una riflessione sul DDL 2994 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, in questi giorni all’esame del Parlamento. 

I lavori parlamentari possono essere seguiti in diretta “minuto per minuto” sul sito latecnicadellascuola.it
- Il testo del DDL 2994 presentato il 27 marzo 2015 [clicca qui]
- Il testo del DDL 2994 con le modifiche della VII Commissione Camera dei Deputati del 13 maggio 2015 [clicca qui]


1. La scuola mobilita il Paese
La reazione che sta avendo il nostro Paese intorno alla riforma della scuola dimostra quanto questo sia un tema sensibile nella percezione sociale soprattutto in un momento di crisi in cui si avverte il bisogno di investire e rilanciare. La scuola è l’istituzione più legata al concetto di rinascita e di futuro e soprattutto in un paese così avaro di opportunità per i giovani, l’unica agenzia che promuove esplicitamente la loro formazione. Il Disegno di Legge attualmente in discussione in Parlamento proposto dal governo non è una riforma della scuola che ne rideclina le coordinate culturali, piuttosto una serie di provvedimenti, molti di carattere amministrativo, che regolamentano il funzionamento principalmente dell’autonomia scolastica.
Come Legambiente Scuola e Formazione abbiamo seguito l’evolversi di questa proposta dal lancio del documento La buona scuola, a cui abbiamo dato un nostro contributo con il documento “La Scuola Cambia se …” [clicca qui], proseguendo con una proposta di merito rispetto ai punti sensibili del DDL articolata nel documento “La scuola che cambia il Paese” [clicca qui] elaborato con altre trentuno organizzazioni della società civile rappresentative di studenti, insegnanti, genitori e sindacati.
Perché non va bene questo DDL
Dopo le buone intenzioni de La buona scuola che pur conteneva le giuste parole d’ordine, abbiamo assistito ad una montagna che ha partorito il topolino. Il topolino in questione è il DDL 2994, contro il quale lo scorso 5 maggio hanno scioperato 600mila lavoratori della scuola accompagnati da genitori e studenti, che non contiene traccia esplicita di quella che è stata la consultazione “popolare” promossa da Renzi, ma soprattutto che non intacca alcuni forti limiti per cui oggi la scuola italiana va riformata e profondamente cambiata. Il primo, è il superamento delle disuguaglianze territoriali, sociali e individuali per cui la scuola dovrebbe avere un ruolo contenitivo e compensativo, a cui non riesce più ad assolvere. I fenomeni che questo genera sono la dispersione scolastica e una formazione insoddisfacente della media degli studenti che escono dal ciclo di istruzione privi di alcune competenze fondamentali per la
propria vita di cittadini e di lavoratori. Le contestazioni sull’articolo del DDL che dà la possibilità anche alle istituzioni scolastiche di essere soggetti che possono concorrere al 5x1000, è l’esempio più evidente di questo rischio di allargamento della forbice delle disuguaglianze: i contribuenti possono fare la donazione alle singole scuole e non ad un fondo unico nazionale, come sarebbe più equo. Le conseguenze saranno quelle di avere scuole che insistono in aree socio economiche più avvantaggiate che distaccheranno sempre di più in opportunità e strumenti quelle scuole che soffrono elementi di
debolezza di contesto.
Il secondo, è il modello di funzionamento della scuola non orientato alla cooperazione ed alla collegialità, ma alla valorizzazione del contributo individuale del docente e all’autorità del dirigente scolastico. Come si potrà valutare il contributo del singolo in un processo come quello educativo al quale se si vogliono risultati positivi debbono concorrere una pluralità di soggetti e di ruoli? La scuola così come è non va e deve essere cambiata, ma uno degli ostacoli è superare la solitudine di chi insegna e di chi impara per ricostruire una comunità che apprende con tempi, modi e luoghi organizzati in maniera diversa, aperta al territorio ed inclusiva. Il DDL va in un’altra direzione e mette al centro una attuazione dell’autonomia scolastica che pare irrigidire il sistema invece di aprirlo.
La figura del preside “prefetto” mette in mano alla discrezionalità di un’unica figura questioni estremamente delicate e soggette ad ingerenze come le assunzioni, la libertà d’insegnamento, le premialità, la scelta del piano dell’offerta formativa e dei soggetti che concorrono a realizzarla. L’attribuzione di questi poteri cambia profondamente la natura relazionale fra dirigente e docenti, mettendo a rischio l’equità e l’obiettività delle decisioni proprio perché personalizzate e non affidate ad un processo in cui il dirigente deve fungere da facilitatore.
Cosa chiediamo
La mobilitazione intorno alla riforma si tenta di rappresentarla come uno scontro sindacale e corporativo, ma in realtà per quanto ci riguarda, è culturale. Per i motivi descritti sopra questa riforma risponde a domande sbagliate. Per questo la cosa che chiediamo è di stralciare dal DDL tutti quei provvedimenti amministrativi necessari per sbloccare con un veloce decreto situazioni di empasse come i fondi relativi all’edilizia scolastica e di diritto, come le giuste assunzioni dei precari per far partire regolarmente il prossimo anno scolastico, ma di darci più tempo su tutto il resto.
Grazie alla mobilitazione sociale e ai contributi di merito che sono stati portati da molti soggetti il DDL ha già subito diversi miglioramenti in Commissione Istruzione, a un testo che in alcuni passaggi risultava imbarazzante per l’approssimazione con cui era scritto. Ma non basta, va ripensato e condiviso l’intero impianto.
Oggi il governo può contare su un’attenzione sociale che non è un fardello, ma una opportunità per costruire con il mondo della scuola e con l’intera comunità nazionale una condivisione sugli obiettivi e sui processi educativi ed organizzativi da costruire per una scuola moderna ed inclusiva. Per questo serve più tempo per ascoltare, serve una grande convocazione autunnale che metta i soggetti a confronto non solo sui temi del DDL, ma su un impianto più complessivo che tocchi anche materie che il governo in un primo momento voleva farne oggetto di delega, come il sistema di valutazione, la riforma degli organi collegiali, il diritto allo studio.
Documenti
- Comunicato stampa del 28 aprile 2015 [clicca qui]
- La scuola che cambia il paese [clicca qui]
(da LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS, N° 93 – aprile 2015, La newsletter dell’associazione professionale Legambiente Scuola e Formazione)

Nessun commento: