12 feb 2015

le scuole popolari del progetto nonunodimeno a milano

La dispersione scolastica e l’abbandono sono una vera e propria “piaga sociale” nel nostro paese, anche in Lombardia e a Milano (leggi il dossier "Dispersione" di Tuttoscuola: clicca qui). L'esperienza delle Scuole Popolari Nonunodimeno di Milano nasce con l'obiettivo di contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono attraverso un lavoro volontario di docenti.
Uno stralcio del progetto delle Scuole Popolari Nonunodimeno [per il documento clicca qui].


L’esperienza delle scuole popolari risale agli anni 1967/68 proprio nella città di Milano e proprio nei quartieri popolari. Ricordiamo le prime scuole operaie per il raggiungimento del diploma di terza media che anticiparono le 150 ore. [...]
Oggi certamente la caratterizzazione è diversa, ma queste scuole nascono anche adesso soprattutto nelle zone periferiche dove maggiore è la domanda sociale.
Nascono come esigenza di contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono attraverso un lavoro volontario di docenti, in parte pensionati ed in parte di docenti ancora in servizio nelle scuole o nelle universtà, o anche con il contributo di studenti degli ultimi anni che aiutano i loro compagni più in difficolta secondo un’impostazione molto interessante e proficua che è la PEER EDUCATION (Educazione tra pari).
Come Associazione NonUnodiMeno abbiamo scelto di operare all’interno degli istituti e non all’esterno, proprio per segnalare che agiamo a sostegno della Scuola Pubblica Statale, oggi in crisi e non in grado di garantire dei corsi di recupero.
Pertanto contrastiamo l’impostazione di Porto Franco che opera a Milano e Provincia da molti anni fornendo un servizio individuale a migliaia di studenti attraverso l’apporto di centinaia di studenti universitari legati a Comunione e Liberazione con l’intento ribadito più volte dal Ministro Lupi di dar vita ad una scuola alternativa e libera rispetto alla scuola pubblica statale.
Operare da parte nostra all’interno delle scuole significa lavorare in accordo con i Consigli di Istituto, con le Presidenze, con i Collegi docenti e con i Comitati Genitori, attraverso vere e proprie Convenzioni annuali o triennali.
Consideriamo il nostro intervento di volontariato temporaneo fino a che non saranno ripristinate le risorse necessarie per sostenere questi ragazzi.
Ma riteniamo che, proprio perché gli studenti in difficoltà sono le prime vittime di queste politiche che hanno umiliato la Scuola Pubblica Statale, non possiamo esimerci dal dare il nostro contributo anche a quelle famiglie che, nella crisi che morde, non sono in grado di far fronte alla situazione con lezioni private che non possono certamente permettersi.
La critica di chi pensa che in questo modo mettiamo una pezza al sistema non coglie la gravità della crisi e la necessità in questa fase storica di mettere in campo, nell’assenza dello stato, una vera e propria strategia di mutualismo solidale che deve mantenere però anche il profilo conflittuale nel richiedere con forza che le risorse siano ripristinate o che si metta a punto da parte del governo e delle istituzioni un piano straordinario di contrasto alla dispersione scolastica, vista l’entità del fenomeno come abbiamo visto sopra.
Ecco perché accanto all’azione di volontariato necessita un’azione di supporto e di iniziativa sul piano istituzionale e parlamentare per offrire sponda politica nel richiedere piani precisi ed adeguatamente finanziati.
Anche gli enti locali, taglieggiati dal Governo centrale proprio sul piano delle risorse per il diritto allo studio, dovrebbero dar vita ad una forte iniziativa, non solo locale, ma nazionale,  contro la dispersione scolastica, innescata dal rapporto fecondo con le esperienze delle Scuole Popolari. [...]
Nel nostro intervento non ci limitiamo al lavoro di recupero dei ragazzi che certamente è essenziale, ma lavoriamo anche attraverso una metodologia che renda protagonisti gli stessi ragazzi del loro percorso formativo.  
Questo perché? Perché nella scuola tradizionale – “la scuola cosiddetta azienda” - gli studenti vengono considerati semplicemente delle “teste da riempire” una sorta di “computerizzazione delle conoscenze e del loro ordinamento produttivo” (Massimo Recalcati – L’ora di lezione). “Da questo principio di prestazione e assenza di senso autentico del valore simbolico dell’istituzione – derivano l’indisciplina, la svogliatezza, la difficoltà e rendere continuativo il proprio impegno, il rispetto per gli insegnanti. Insomma la generale riduzione dell’apprendimento al PLAGIO” (Recalcati).
Ecco noi ci prefiggiamo di incentivare, di animare “il desiderio di sapere” come “condizione di ogni possibile sapere”, in modo che i ragazzi “ricerchino il proprio sapere” scoprendo il “rapporto del sapere con la vita”.
Ciò vuol dire lavorare sulla loro autostima, vuol dire proporre una metodologia che si basi sul “cooperative learning”, sull’aiuto reciproco, cooperativo, attraverso  piccoli gruppi non più di 6/7 tendenzialmente omogenei e non sul rapporto “one to one” come propone C.L.
Ciò vuol dire proporre una didattica di tipo laboratoriale – esempio la radio web gestita direttamente dai ragazzi od il teatro – in modo che imparino a coniugare il sapere e il saper fare.
Ciò vuol dire proporre degli sportelli con professionisti specializzati per la rimotivazione ed il riorientamento dei ragazzi.
Quello che ci ha stupito in questa esperienza è stata la disponibilità gratuita di molti docenti anche universitari che hanno fatto la scelta di trasmettere il loro sapere e di non disperderlo.
Quello che ci ha colpito è stato il consenso non solo dei ragazzi ma anche delle famiglie: i genitori si sono fatti coinvolgere a volte con entusiasmo, costituendo proprie associazioni, partecipando attivamente all’organizzazione della Scuola Popolare, riattivando una partecipazione che pareva spenta.
Insomma un bilancio che è positivo anche per i risultati raggiunti sul piano del recupero: l’80/90% di ragazzi promossi a fine anno o a settembre.
Ci viene continuamente richiesto di replicare questa esperienza delle Scuole Popolari in altri istituti – per il momento non siamo in grado di andare oltre le 4/5 scuole che attualmente stiamo organizzando. Ma se altre forze, altre zone si dimostrassero disponibili, davvero si potrebbe generalizzare questa esperienza in molte scuole di Milano e della Provincia e poi su scala almeno regionale.
LE SCUOLE DOVE OPERIAMO COME NONUNODIMENO 
Istituto Cardano – Scuola Superiore di Lampugnano Quartiere Gallaratese: attualmente, ma in crescita, partecipano 65 studenti con una quindicina di docenti volontari- Convenzione triennale con la scuola – ottimo rapporto con il Comitato Genitori e con la Presidenza e Consiglio di Istituto che ci hanno concesso degli spazi significativi. Importante sostegno del CDZ 8.
Istituto Dalla Chiesa – Scuola media di Via Gallarate – Progetto Icaro concordato con la scuola – una cinquantina di studenti con circa 10 docenti – Buon rapporto con la Presidenza e con i docenti del mattino. 
 Istituto Virgilio – Liceo di Piazza Ascoli – zona 3 – una cinquantina di studenti con una quindicina di docenti e con in più alcuni studenti degli ultimi anni che collaborano attivamente come attività di volontariato. Ottimo rapporto con la Presidenza ed il Consiglio di Istituto. Importante sostegno del CDZ 3. 
Istituto Pascoli – Scuola media di Via Cova – Zona Lambrate/Ortica – anche qui una cinquantina di studenti con un numero di docenti da potenziare. Rapporto positvo con la Direzione Scolastica ma soprattutto con l’Associazione dei Genitori che partecipa attivamente all’organizzazione del Doposcuola Popolare. Anche qui ottimo rapporto con il CDZ della Zona 3. 
Scuola Elementare di via Paravia – Zona SanSiro – dove c’è una realtà assai problematica in quanto l’80% degli studenti è straniero. Siamo stati chiamati, insieme ad altre associazioni presenti sul territorio per tentare di sostenere questa realtà che presenta aspetti di conflittualità anche di tipo etnico-religioso. Ci siamo impegnati come Associazione per arrivare ad un incontro con l’Assessore Cappelli ed il delegato del Sindaco nel rapporto con la città Paolo Limonta in modo da ottenere importanti impegni sul piano della mediazione culturale.

Altre richieste ci arrivano da altri istituti come il Galileo Galilei Zona SanSiro, come il Centro Scolastico Puecher – Istituto Torricelli – Zona Piazza Abbiategrasso o altri, ma ancora non abbiamo le risorse per poter intervenire.

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