19 mar 2014

i bambini ci parlano: il capo della scuola (di g. caliceti)

Chi comanda a scuola?
«I mae­stri e le mae­stre». «No, la pre­side». «Il sin­daco». «Le bidelle». «Il Capo della Repub­blica». «A scuola non c’è un capo, coman­dano tutti, maschi e fem­mine, mae­stri e bidelle. Insomma, tutti tranne i bam­bini. I grandi deci­dono e noi bam­bini dob­biamo ubbidire».
A volte non deci­dete anche voi bambini?
«Sì, ma poco».
Quando?
«Per esem­pio per i gio­chi da fare». «O gli inca­ri­chi sco­la­stici tipo chi sono i biblio­te­cari della biblio­te­china di classe o chi deve rac­co­gliere e distri­buire i qua­derni, il libro di let­tura o il sus­si­dia­rio». «O quando ci sono da fare altre scelte: come se andare in cor­tile alla ricrea­zione o no».
Come deci­dete?
«Per sce­gliere noi bam­bini fac­ciamo le vota­zioni, per esem­pio alzando la mano. La scelta che ha più voti, la devono seguire tutti. Anche i bam­bini che ave­vano fatto un’altra scelta». «Per deci­dere insieme biso­gna saper con­tare bene. Per­chè se noi diciamo che fac­ciamo la vota­zione per sapere se gio­chiamo a Nascon­dino o a Strega comanda colore, se alziamo la mano e poi nes­suno sapesse con­tare, come faremmo a sapere il gioco da fare?». «Per sapere chi fa il capo­gruppo si fanno le vota­zioni e fa il capo­gruppo chi ha più voti. Se due bam­bini hanno gli stessi voti, si può fare pari o dispari e vedere a chi tocca».
Quando deci­dete tra voi, delle volte avete dei problemi?
«No». «Sì». Sì, molti». «Sì, moltissimi».
Mi dite quali sono? E come li risolvete?
«Non li risol­viamo». «Una cosa che io non sop­porto è quando si vota e vin­cono quelli che deci­dono di fare una par­tita a cal­cio seduto e dopo quei bam­bini e quelle bam­bine che invece ave­vano votato per fare una par­tita a pal­la­volo o a pal­la­ca­ne­stro, loro non vogliono più gio­care a cal­cio seduto per­chè hanno perso e dopo non si sa più a cosa gio­care. A me fanno rab­bia. Per­chè dopo si arrab­bia anche la mae­stra e decide lei per noi bam­bini per­chè noi non siamo stati capaci di met­terci d’accordo un po’ in fretta». «Se noi non riu­sciamo a deci­dere in fretta va sem­pre a finire che la mae­stra o il mae­stro deci­dono per noi. Per me non è giu­sto». «Per me sì, per­ché altri­men­tio pas­siamo tutto il tempo a deci­dere a che gioco gio­care e intanto il tempo passa, la ricrea­zione fini­sce e va a finire che non abbiamo gio­cato a nes­sun gioco per­ché abbiamo perso tutto il tempo a deci­dere». «Anche per me è giu­sto, per­ché così sce­glie il mae­stro e fa prima a sce­gliere e dopo pos­siamo gio­care». «Per me non è giu­sto per­ché se pote­vamo scgliere noi, allora sce­gliamo noi». «Sì, lo so, ma se noi non riu­scioamo a deci­dere come si fa? Non gio­chiamo a niente?»
Ma per voi è giu­sto sce­gliere quello che decide la maggioranza?
«Delle volte sì, delle volte no: quando la mag­gio­ranza decide come me, allora mi sta bene; quando invece non decide come me, allora non mi sta bene». «Ma se tu pensi così, allora è inu­tile che fac­ciamo le vota­zioni». «Anche per me ti sba­gli, per­ché se fac­ciamo tutti così non deci­diamo mai niente». «Per me è giu­sto sce­gliere come decide la maggioranza».
«Anche per me». «Anche per me, per­ché poi le vota­zioni sono fatte così, altri­menti non si vota nean­che e ognuno gioca per suo conto». «Per me è giu­sto sce­gliere quello che decide la mag­gio­ranza dei bam­bini, però delle volte mi pia­ce­rebbe che si sce­gliesse anche quello che deci­dono quelli che sono in meno: così, secondo me, sarebbe ancora più giu­sto per­ché non ci rimane male nessuno».
(Giuseppe Caliceti, il manifesto, 19 marzo 2014)

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