Se
raggiungere la scuola non è un impegno particolare per la gran parte
dei bambini occidentali, in molti paesi del mondo può trasformarsi in un
vero e proprio viaggio che richiede sforzi e sacrifici.
Dall’ultimo
Festival di Locarno, il film “Vado a scuola” di Pascal Plisson (2013),
un documentarista francese che con la sua cinepresa ha attraversato i
luoghi dove gli uomini vivono nelle condizioni più estreme, ci racconta
l’amore di quattro bambini che quotidianamente affrontano un percorso
lungo e pericoloso per raggiungere le rispettive scuole.
Ma
il film ci racconta anche la grande forza di volontà di alcune famiglie
e la maturità dei loro bambini, il loro essere pronti a tutto pur di
accedere a un'istruzione e migliorare il proprio futuro.
In Kenia
Jakson e la sorellina Laila percorrono ogni giorno decine di
chilometri per raggiungere la scuola attraversando zone aride ed un
posto dove si radunano gli elefanti particolarmente pericoloso. Hanno
con sé una tanica d'acqua e ogni tanto si fermano ad assaggiare qualche
fico d'india.
In Marocco
Zahira con le sue due amiche deve attraversare i versanti delle
montagne dell'Atlante, dove le temperature raggiungono anche i venti
gradi sotto lo zero, per arrivare alla scuola. Hanno nella borsa una
gallina che baratteranno con un po' di datteri in un mercato di una
cittadina vicino alla loro scuola.
In Patagonia Carlito e Micaela raggiungono la scuola in sella al proprio cavallo, oggi giorno alle prese con sentieri impervi e scivolosi.
In India
Samuel, spastico, è costretto a muoversi in una carrozzella che i suoi
due fratellini ogni giorno spingono per gli otto chilometri che separano
la sua capanna dalla scuola.
Malgrado
le difficoltà, questi bambini sono intenzionati ad andare a scuola,
perché sanno che solo la scuola è il mezzo per il loro riscatto. Nessuno
di loro protesta per la fatica del viaggio. Andare a scuola è un
privilegio, e avere genitori che, nonostante la povertà e
l’arretratezza, considerano l’istruzione dei propri figli una priorità, è
una grande fortuna. Per loro, l'istruzione rappresenta l'unica via di
fuga alla povertà e per questo sono pronti a sfidare la sorte anche a
costo delle loro stesse vite.
In
questo documentario il pietismo non trova spazio. La realtà difficile
di questi bambini è colorata, vitale, gioiosa, la loro sfida quotidiana
una dichiarazione di ottimismo programmatico siglata ogni mattino da un
sorriso pieno di fiducia in se stessi, nella propria capacità di
farcela, almeno fino a scuola.
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