10 mag 2013

"professorè, chissu cu è, u so' cani?" (fanculo all'invalsi), di lisa bonica

Ogni volta che leggo articoli di questo tenore [clicca qui], penso a S., un alunno in cui mi sono imbattuta - questa è la definizione appropriata - in una scuola di frontiera, un paio di anni fa. Aveva l'abitudine di alzarsi dal suo banco, durante la lezione, e aggirarsi tra i compagni sputando loro addosso e bestemmiando contro di me, quando tentavo di riportarlo a più miti consigli. Penso di non aver sentito mai, rivolti al mio indirizzo, tanti improperi tutti messi assieme. S. aveva il padre in galera e una madre che doveva occuparsi di altri quattro figli più piccoli. Aveva i libri, vecchie edizioni abbandonate a scuola su scaffali polverosi. Credo non li avesse mai aperti. Sono riuscita a catturare per la prima volta la sua attenzione in maniera casuale. Tra le pagine della mia agenda sulla cattedra faceva capolino una foto in cui eravamo ritratti io e il mio cagnolino, un meticcio raccolto per la strada. 'Professorè, chissu cu è, u so' cani?'. Mi raccontò del suo amore sfrenato per i quattro zampe, mi disse che trascorreva interi pomeriggi a portare da mangiare ai randagi della sua zona e che lui stava bene solo con loro perché, ogni volta che lo vedevano, gli facevano le feste. Da quel giorno in poi, poco alla volta - certi giorni andava meglio, altri era un delirio -, ha deciso di starmi a sentire. Si è appassionato alla storia di Malpelo, all'asino bastonato, al colombre di Buzzati, al Belluca di Pirandello. 'Professorè, il fischio del treno assimigghia a chiddu di li piscaturi che sento ogni giorno di la mea finestra. Ci pozzu iri ci la navi in Siberia?'
Sono riuscita a insegnargli a coniugare i verbi, a distinguere nomi, pronomi e aggettivi, e qualche altra cosetta. Quando ci siamo salutati, mi ha detto: 'Ma come professorè, ci lascia come i randagi? Proprio ora che mi era diventata simpatica?' Avevamo entrambi le lacrime agli occhi.
Fanculo all'invalsi.

Lisa Bonica, 10 maggio 2013, da Facebook

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