15 ago 2016

chios, la scuola dei bambini rifugiati

Volontari e Ong hanno dato vita a Chios alla "Refugee Education Chios", che ha riportato i bambini rifugiati sui banchi di scuola. Reportage di Dimitri Bettoni pubblicato il 9 agosto 2016 su "Osservatorio Balcani e Caucaso"

La “Refugee School Chios” è stata aperta nel maggio scorso all'interno di un edificio che ospitava, fino a poco tempo prima, un ristorante. A dar man forte ci sono i volontari di una ONG svizzera, la “Be aware and share”, e l'energia di Nicholas Millet, la cui storia pare tratta da un film: quello di un consulente finanziario della City londinese che molla carriera e sicurezza finanziaria per, usando le sue parole, “stare dalla parte giusta della storia”.
Il 40% dei quasi tremila rifugiati di Chios sono minori in età scolare e nessuno di loro, fino poco tempo fa, poteva andare a scuola. I più giovani alunni hanno appena sei anni e questo significa che molti di loro non avevano mai avuto un'esperienza scolastica in vita loro, prima di varcare il piccolo cancello che conduce nel cortile della struttura.
A partire dal 23 maggio, oltre 120 bambini tra i sei ed i diciotto anni hanno potuto sedersi in una classe e, con l'aiuto di otto insegnanti, cominciare ad imparare.
La scuola, che si basa unicamente sui fondi della ONG e sull'aiuto volontario degli abitanti dell'isola, che spesso fermano i volontari per chiedere di cosa abbiano bisogno, portare cibo e donare libri per riempire la biblioteca che la scuola sta cercando di mettere a disposizione.
Con l'aiuto di insegnanti siriani si tengono corsi di arabo, inglese e persiano, matematica e arte, giardinaggio e anche cura dell'igiene personale.
Un progetto di successo
La scuola in verità parte già in strada, quando gli insegnanti vanno a prendere i bambini ai campi di Souda e Dipethe. Lungo il breve tratto per arrivare a scuola, i bambini salutano passanti e negozianti urlando “kalimera!”, buongiorno in greco, ricambiati con altrettanta gentilezza dalle persone che incrociano. Un modo per mettere in contatto gli alunni con la gente del posto, oltre che per avere l'occasione di insegnare il buon comportamento per strada, anche solo attraversare sulle strisce pedonali.
La scuola, che ha poi cambiato nome in “Refugee Education Chios”, è riuscita ad espandersi enormemente in sole nove settimane. Sono ora 240 i ragazzi coinvolti, compresi alcuni provenienti dal centro di registrazione di Vial, che si trova a diversi chilometri dal centro cittadino, grazie allo scuolabus ora a disposizione del progetto.
Alla scuola si è poi aggiunto un centro di aggregazione giovanile, aperto lo scorso 17 luglio e che conta già sulla partecipazione di 70 ragazzi in attività che vanno dallo sport alla cucina collettiva, con gruppi che di volta in volta si occupano, sotto la guida degli insegnanti, di fare la spesa e preparare il pasto per tutti.
Sogni
Al “Refugee Education Chios” non esiste una vera alternativa, ed era desolante, ci racconta Millet, vedere i ragazzini gironzolare per i campi e per le strade tutto il giorno senza nulla da fare. Questo non è solo un luogo che assicura loro uno spazio sicuro e accesso all'educazione, ma anche un posto che li aiuta a prendere coscienza dei loro diritti di minori.
Millet ci racconta ad esempio del progetto “Chi sono io?”, durante il quale gli studenti hanno dialogato tra loro, discutendo dei loro trascorsi e dei sogni per il futuro. “Quello che abbiamo subito notato è l'enorme differenza che c'è tra questi loro sogni e i nostri”.
Le cose sembrano davvero cambiate da quando questa iniziativa è stata lanciata. I genitori dei ragazzi raccontano che i bambini si svegliano prestissimo, entusiasti di cominciare la giornata, costringendo loro e gli stessi insegnanti ad una levataccia prima del tempo. Poi, quando tornano dalla famiglia, insegnano agli stessi genitori quello che durante il giorno hanno imparato.
Gli insegnanti che lavorano con il “Refugee Education Chios” sono a loro volta rifugiati dell'isola, facevano questo lavoro in Siria e negli altri paesi d'origine e sono felici di poter tornare alla loro occupazione, un modo per ritrovare dignità in un contesto che te ne lascia ben poca, e avere la percezione che la vita non si è del tutto bloccata, ma continua.
Mohammed ad esempio è originario di Damasco e per dieci anni ha lavorato in una scuola nella capitale siriana, prima di essere costretto dalla guerra ad abbandonare tutto. Si dice molto felice di quanto il “Refugee Education Chios” e lui stesso stanno realizzando. I bambini gli dicono di non aver bisogno di vacanza, perché vanno a scuola tutti i giorni.
Basso profilo
Non tutto è stato semplice, naturalmente. Millet ci racconta come, a pochi giorni dall'inaugurazione e dopo aver affisso all'esterno il cartello che annunciava l'apertura della scuola, alcuni sconosciuti si sono presentati chiedendo spiegazioni su quanto stava accadendo. “Abbiamo preferito rimuovere il cartello e cominciare con un profilo più basso”, spiega, perché vincere la diffidenza della gente del posto era un passo necessario perché l'iniziativa potesse avere successo.
I bambini sperimentano sulla propria pelle, e a modo loro, tutte le difficoltà della vita di rifugiato sull'isola, compresi quei momenti di tensione di cui abbiamo già parlato. Hanno ad esempio imparato le canzoni e gli slogan di protesta che gli adulti hanno usato nei periodi più tesi della loro permanenza, come quando il porto è stato occupato. Ma i bambini, dice Millet, dovrebbero restare quello che sono: bambini.
Nonostante i grandi traguardi, il “Refugee Education Chios” non riesce ancora ad abbracciare tutti i bambini rifugiati presenti sull'isola. Il lavoro è ancora lungo e servirà molto impegno e, magari, una diversa attenzione da parte delle istituzioni per un'iniziativa che resta ancora a livello informale e, per questo, vulnerabile.

5 ago 2016

no alla scuola delle telecamere e del sospetto (di g. caliceti)

Securitarismo. L’assenso del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini a installare telecamere negli ambienti scolastici è un altro passo verso la militarizzazione della scuola e la creazione della scuola di polizia

Di fronte all’intensificarsi dei casi di violenza all’interno di asili e scuole pubbliche e private a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, arriva l’assenso del Ministro dell’Istruzione a installare telecamere negli ambienti scolastici. Non solo per prevenire i crescenti episodi di bullismo, ma anche per «controllare» i docenti e «rassicurare» i genitori degli studenti. Ecco la militarizzazione della scuola. Ecco la scuola di polizia.
Le parole del Ministro assomigliano a quelle del vescovo di Ravenna di circa un anno fa quando, di fronte a un caso di pedofilia in parrocchia, ha dichiarato di non voler lasciare più un adulto da solo insieme a dei bambini. Quale è il messaggio che si dà ai bambini e ai ragazzi, con affermazioni del genere? Semplice: che ogni adulto, compresi i propri docenti ma, perché no, magari anche i propri familiari, sono il lupo. Che non ci si deve fidare di loro. Ecco, questa trovata, che mina il patto educativo di fiducia tra docenti e genitori degli studenti, sempre più pericolosamente incrinato, rischia non solo di condannare definitivamente a morte la scuola, ma anche l’infanzia. È una resa. È una sconfitta. Di fronte ai bambini e ai ragazzi e di fronte a noi come adulti. Significa dire ai minori: non fidarti di me. Mentre bambini e studenti, specie in un’epoca come la nostra, hanno necessità proprio di trovare figure di cui fidarsi, credere, confrontarsi. Trovo gravissimo che, mi si dice, vi siano otto proposte di legge per mettere telecamere nelle scuole come deterrente della «cattiva scuola».
Trovo gravi e demagogiche le parole del ministro su questa delicata questione. Perché non dire la verità: cioè che l’insegnamento è forse il lavoro più bello del mondo ma è probabilmente uno dei più psicologicamente usuranti? E qui si parla di arrivare a docenti che hanno sessantasette e poi settant’anni? Che a livello di opinione pubblica si sta portando avanti l’idea che per educare i più piccoli bastino persone non professioniste e non sufficientemente preparate? Che il governo della buona scuola dice ai docenti ecco un buono di 500 euro di spesa e la formazione fatevela voi, come vi pare? Se si commette il peccato di far vivere bambini e ragazzi in una cultura del solo sospetto, quanto male si fa ai propri figli e ai propri studenti, nell’illusione di far loro del bene? Invece di fomentare la paura, occorre ricordare ai genitori che il bambino diventa più autonomo – cioè cresce, – solo se allontanato dalla madre e dalla famiglia per alcune ore al giorno e affidato a figure adulte di cui ci si fida. Se non si taglia questo cordone ombelicale, invece di proteggerlo, gli si fa del male.
Genitori italiani, invece delle telecamere, chiedete una scuola migliore per i vostri figli con maggiori investimenti, maggior formazione dei docenti. La buona scuola delle telecamere e del sospetto non è una buona scuola. I problemi si risolvono alla radice, se si vogliono veramente risolvere.

(Giuseppe Caliceti, 5 agosto 2016, il manifesto)

1 ago 2016

ma quando ricomincia la scuola? il calendario dell'anno scolastico 2016/2017

Il calendario scolastico viene annualmente definito con le seguenti modalità.

Il Ministero dell’Istruzione emana una ordinanza in cui viene definito unicamente il calendario delle festività nazionali, che vengono rispettate da tutte le scuole di ogni ordine e grado. Unica festività di tipo locale è quella del Santo Patrono, differente per ogni comune.
A partire dall’anno scolastico 2002/2003, le Regioni sono state delegate a definire un proprio calendario scolastico, in cui vengono individuate:
- la data di inizio delle lezioni
- la data di termine delle lezioni
- i giorni di chiusura per le festività natalizie e pasquali
- altri eventuali giorni di sospensione delle attività didattiche.


L’unico vincolo che deve essere rispettato è quello di prevedere almeno 200 giorni di lezione – calcolati considerando una frequenza di sei giorni alla settimana – per garantire la validità dell’anno scolastico.
 

Attenzione però. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto del monte ore annuale previsto per le singole discipline e attività obbligatorie, possono disporre adattamenti del calendario scolastico debitamente motivati e deliberati dal Consiglio d’Istituto, che devono essere comunicati tempestivamente alle famiglie entro l’avvio delle lezioni. 

Consigliamo pertanto di verificare sempre il calendario definitivo approvato dalle scuole, anche della stessa città. Lo stesso dicasi per le modalità e gli orari di ingresso del primo giorno di scuola, e dei successivi, che possono variare da istituto ad istituto.

Il primo giorno di scuola dell’a.s. 2016/2017
- lunedì 5 settembre 2016: primo giorno di scuola per la scuola d’infanzia
- lunedì 12 settembre 2015: primo giorno di scuola per tutti gli ordini e gradi di istruzione e per i percorsi formativi di istruzione e formazione professionale, con possibilità tuttavia di avvio anticipato da parte delle istituzioni scolastiche e formative

Le festività e le vacanze scolastiche in Lombardia dell’a.s. 2016/2017
- martedì 1 novembre 2016: festa di tutti i Santi
- mercoledì 7 dicembre 2016 – Festa del Santo Patrono (Milano, Sant’Ambrogio)
- giovedì 8 dicembre 2016 - Immacolata Concezione
- da venerdì 23 dicembre 2016 a sabato 7 gennaio 2017: vacanze natalizie
- lunedì 27 febbraio / martedì 28 febbraio 2017: carnevale (rito romano)
- venerdì 3 marzo / sabato 4 marzo 2017: carnevale (rito ambrosiano)
- da giovedì 13 aprile a martedì 18 aprile 2017: vacanze pasquali
- martedì 25 aprile 2017: anniversario della Liberazione
- lunedì 1 maggio 2017: festa del Lavoro
- venerdì 2 giugno 2017: festa nazionale della Repubblica

Da aggiungere a calendario la Festa del Santo Patrono

L'ultimo giorno di scuola dell’a.s. 2016/2017
- giovedì 8 giugno 2017: ultimo giorno di scuola per tutti gli ordini e gradi di istruzione e per i percorsi di istruzione e formazione professionale
- venerdì 30 giugno 2017: ultimo giorno di scuola (scuole d’infanzia)

Prova nazionale Invalsi di terza media: giovedì 15 giugno 2017
Prima prova dell'esame di Maturità: mercoledì 21 giugno 2017

Dal sito del MIUR [clicca qui]
Il calendario scolastico regionale di carattere permanente approvato dalla Regione Lombardia  con D.G.R. n. IX/3318 del 18/04/2012 [clicca qui]