3 dic 2014

i bambini ci parlano: sui monelli (di g. caliceti)

Oggi cer­chiamo di capire per­ché alcuni bam­bini e bam­bine della nostra classe, che quando vogliono sono molto attenti e molto bravi, a volte però sono monelli. Intanto spie­ga­temi quando un bam­bino o una bam­bina sono monelli.
«Per me un bam­bino monello fa dei pasticci». «Non ubbi­di­sce ai suoi geni­tori». «Litiga sem­pre». «E’ un bam­bino che fa delle cose brutte, non belle». «Un monello è un maschio che dà le botte ai suoi amici e alle sue ami­che». «Chi pic­chia gli altri è molto monello». «Anche chi prende in giro». «Chi ruba le cose». «Chi urla».
«Chi spinge quando siamo in fila». «Un bam­bino che mi fa cadere è molto monello». «Un bam­bino che fa le lin­guacce». «Un bam­bino che dà i calci».
E di bam­bine monelle non ce ne sono? Cosa fanno?
«Ce ne sono meno, sono più i maschi». «Ci sono. Danno i piz­zi­cotti». «Vogliono sem­pre coman­dare». «Tirano i capelli». «Non gio­cano». «Fanno delle smor­fie». «Una bam­bina monella è molto dispet­tosa». «Vuole essere la più bella». «Si dà delle arie».
Par­liamo della scuola. Cosa fanno i bam­bini monelli a scuola?
«Non ubbi­di­scono ai mae­stri». «Non ascol­tano la mae­stra». «Danno degli spin­toni e fanno delle sci­vo­late. Cor­rono nel cor­ri­doio anche se non si può». «Sono vio­lenti». «Gli sco­lari monelli non stanno attenti e fanno dei pocci sui qua­derni». «I monelli vogliono spu­tare». «Pic­chiano». «Le bam­bine monelle sono come i maschi monelli, solo che sono fem­mine». «Non hanno voglia di stu­diare e non fanno mai i com­piti, non li vogliono mai fare, né a scuola né a casa». «Sono stu­pidi». «I monelli sono come dei ladri che ti rubano la matita». «Sono cat­tivi». «Per­ché non rispetta le regole: per esem­pio a mensa biso­gna par­lare sot­to­voce e lui invece urla».
Ma per­ché un bam­bino che può non essere monello, invece è monello?
«Per­ché è diver­tente». «Per­ché lui si crede il più bello. Se fa il monello tutti lo guar­dano. Lui vuole che tutti lo guar­dano e ridono». «Fa il monello per essere il più bello». «Per­ché lui a fare il monello si crede il più intel­li­gente e anche il più forte». «Per­ché fa ridere». «Per­ché se fa il monello si diverte». «Per­ché gli piace non fare uguale agli altri». «Per­ché lui vuole fare sem­pre di testa sua». «Per essere sem­pre al cen­tro dell’attenzione». «Per­ché gli piace e non gli importa delle puni­zioni». «Per sen­tirsi grande». «Per essere come un grande». «Per­ché non rispetta le regole».
E se nes­suno ridesse più quando lui fa le stu­pi­date, secondo voi con­ti­nue­rebbe a farle?
«Sì, per­ché lui non rie­sce a rispet­tare tutto». «No. Per­ché non fa ridere nes­suno». «Se tu non lo puni­sci, mae­stro, lui con­ti­nua a farlo». «Lui se nes­suno ride si stu­pi­sce. Non capi­sce più cosa deve fare. Per me si ferma. Per me sta zitto». «Per me se noi non ridiamo più, lui smette di fare lo stu­pi­dino per­ché capi­sce che a noi non fa più ridere, allora lui ci voleva fare ridere. Se noi non ridiamo, lui si dispiace». «Lui smette per­ché non gli piace che nes­suno ride». «Se lui è monello, lui dopo piange». «Io non lo so se lui con­ti­nua. Se è molto monello, però, per me con­ti­nua a farlo». «Se non fai una puni­zione gran­dis­sima, lui fa quello che vuole, per me, lui non smette».
Avete delle puni­zioni da suggerirmi?
«Non guar­dare la tv per tre giorni». «Non fare la ricrea­zione». «Non man­giare a mensa». «Oppure man­giare da solo». «Non gio­care con gli altri». «Scri­vere tante volte: io devo essere bravo. Io non devo urlare. Io non devo fare male agli altri». «Puoi met­terlo die­tro la lava­gna o die­tro la porta dell’aula». «Sì, lo mandi via». «Una puni­zione è dar­gli una nota». «Puoi arrab­biarti molto, urlar­gli». «Gli dai tanti com­piti». «Per me puoi dir­gli che se non smette, dopo lo dici a sua mamma e suo papà». «Puoi… Puoi dire che dopo lui non viene in pale­stra o se viene, lui non gioca con noi per­ché è troppo monello e fa male agli altri bam­bini e alle altre bam­bine della classe».
il manifesto,

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