10 mar 2014

mario lodi maestro artigiano (di franco lorenzoni)

Franco Lorenzoni, maestro elementare, è coordinatore della Casa laboratorio di Cenci, Amelia. Il 6 dicembre 2012 abbiamo pubblicato il suo appello "I bambini hanno bisogno di sporcarsi le mani di terra" a Marco Rossi Doria, allora sottosegretario all'Istruzione [clicca qui]. 

Mario Lodi, maestro artigiano
Era fatto così Mario Lodi, se doveva spiegare come far vivere la Costituzione nella scuola evocava la parola gentile. “Con la parola gentile si possono raccontare le cose più belle. Noi a scuola useremo le parole educate e parleremo piano”. Non aveva paura di adoperare espressioni semplici il maestro di “C’è speranza se questo accade a Vho”, perché l’orizzonte in cui si muoveva era sempre alto. Mario Lodi, attivo nella resistenza, apparteneva a quella tradizione socialista che riteneva che le ingiustizie del mondo andassero combattute senza risparmiarsi, ma a partire dalla vicinanza a donne e uomini in carne ed ossa, e che ogni processo di emancipazione sociale non può non intrecciarsi a una azione educativa democratica, capace di audaci rovesciamenti.
Mario Lodi, morto domenica scorsa a 92 anni, è noto per Cipì e tanti libri scritti per e con i bambini. Sarà presentata alla prossima Fiera del libro per ragazzi di Bologna una nuova edizione de “Il soldatino del pim pum pà”, illustrata da un giovane grafico per l’Orecchio Acerbo. Gli si farebbe torto, tuttavia, ricordarlo solo come scrittore, perché l’impegno di tutta la sua vita è stato nella scuola e per una scuola capace di stare, in ogni suo atto, dalla parte dei bambini.
Consapevole di quanto la scuola avesse contribuito al consolidamento del fascismo, Mario Lodi per tutta la vita ha sperimentato concretamente e difeso con forza un’idea di scuola che avesse al centro la costruzione di una comunità di persone libere. In anni recenti, di fronte alla reintroduzione del voto alle elementari, contrabbandata come ritorno della serietà nella scuola, affermava: “Nessun bambino può essere giudicato con un voto o con un giudizio della maestra. E’ un esame di coscienza collettivo che valuta la nostra crescita umana e sociale”, arrivando a postulare, come principale riferimento per valutare il merito nella scuola, questa semplice domanda: “La maestra è stata una buona amica che ha aiutato i più deboli?”
“Il paese sbagliato”, pubblicato da Einaudi dopo il ’68, per me e per una generazione di insegnanti è stato un libro fondamentale perché testimoniava, in modo semplice e nitido, la possibilità di costruire un contesto in cui le regole potessero essere costruite insieme e condivise, mettendo al centro la dignità di ciascun bambino e il diritto di tutti a prendere la parola.
“La conversazione è la cosa più difficile che si possa imparare - spiegava in una recente intervista - ma anche la cosa più importante che si possa conquistare”. Non si scambi la scuola attiva ispirata a Celestin Freinet, di cui fu artefice insieme ad altre maestre e maestri del Movimento di Cooperazione Educativa nel dopoguerra, e che fu alla base delle migliori esperienze del tempo pieno introdotto in Italia negli anni Settanta, con un’idea banalmente permissiva dell’educare, come tanta pubblicistica contemporanea vorrebbe far credere. Era così concreto ed esigente il maestro Lodi, che i suoi bambini stampavano in classe un giornale ogni giorno, per raccogliere e valorizzare esperienze e pensieri.
Mario Lodi fino all’ultimo è stato un instancabile raccoglitore e divulgatore di scritti, disegni e ragionamenti di bambini. Va ricordata la sua ultima creazione, La casa delle arti e del gioco ed, in particolare, la bellissima mostra del giocattolo scientifico.
L’invito a usare parole gentili o la fatica di costruire con le mani un piano inclinato di legno dove far correre le biglie per comprendere una legge fisica non sono residui di un romantico passato, ma aperture che ci fanno intravedere una scuola del futuro, che non si vergogni a sostenere che primo compito dell’educare è tentare di costruire donne e uomini migliori, capaci di altruismo perché abituati fin da piccoli a una dimensione collettiva dell’apprendere, vissuta in una piccola comunità che si costruisce giorno dopo giorno. Grande artigiano dell’educare, Mario Lodi da piccolo voleva fare il falegname, come Geppetto.

Franco Lorenzoni

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