Franco Lorenzoni,
maestro elementare, è coordinatore della Casa laboratorio di Cenci,
Amelia. Il 6 dicembre 2012 abbiamo pubblicato il suo appello "I bambini hanno bisogno di sporcarsi le mani di terra" a Marco Rossi Doria, allora sottosegretario all'Istruzione [clicca qui].
Mario Lodi, maestro artigiano
Era fatto così Mario Lodi, se doveva spiegare come far vivere la
Costituzione nella scuola evocava la parola gentile. “Con la parola
gentile si possono raccontare le cose più belle. Noi a scuola
useremo le parole educate e parleremo piano”. Non aveva paura di
adoperare espressioni semplici il maestro di “C’è speranza se questo
accade a Vho”, perché l’orizzonte in cui si muoveva era sempre alto.
Mario Lodi, attivo nella resistenza, apparteneva a quella tradizione
socialista che riteneva che le ingiustizie del mondo andassero
combattute senza risparmiarsi, ma a partire dalla vicinanza a donne e
uomini in carne ed ossa, e che ogni processo di emancipazione sociale
non può non intrecciarsi a una azione educativa democratica, capace di
audaci rovesciamenti.
Mario Lodi, morto domenica scorsa a 92 anni, è
noto per Cipì e tanti libri scritti per e con i bambini. Sarà
presentata alla prossima Fiera del libro per ragazzi di Bologna una
nuova edizione de “Il soldatino del pim pum pà”, illustrata da un
giovane grafico per l’Orecchio Acerbo. Gli si farebbe torto, tuttavia,
ricordarlo solo come scrittore, perché l’impegno di tutta la sua vita è
stato nella scuola e per una scuola capace di stare, in ogni suo atto,
dalla parte dei bambini.
Consapevole di quanto la scuola avesse
contribuito al consolidamento del fascismo, Mario Lodi per tutta la vita
ha sperimentato concretamente e difeso con forza un’idea di scuola che
avesse al centro la costruzione di una comunità di persone libere. In
anni recenti, di fronte alla reintroduzione del voto alle elementari,
contrabbandata come ritorno della serietà nella scuola, affermava:
“Nessun bambino può essere giudicato con un voto o con un giudizio della
maestra. E’ un esame di coscienza collettivo che valuta la nostra
crescita umana e sociale”, arrivando a postulare, come principale
riferimento per valutare il merito nella scuola, questa semplice
domanda: “La maestra è stata una buona amica che ha aiutato i più
deboli?”
“Il paese sbagliato”, pubblicato da Einaudi dopo il ’68,
per me e per una generazione di insegnanti è stato un libro fondamentale
perché testimoniava, in modo semplice e nitido, la possibilità di
costruire un contesto in cui le regole potessero essere costruite
insieme e condivise, mettendo al centro la dignità di ciascun bambino e
il diritto di tutti a prendere la parola.
“La conversazione è la
cosa più difficile che si possa imparare - spiegava in una recente
intervista - ma anche la cosa più importante che si possa conquistare”.
Non si scambi la scuola attiva ispirata a Celestin Freinet, di cui fu
artefice insieme ad altre maestre e maestri del Movimento di
Cooperazione Educativa nel dopoguerra, e che fu alla base delle migliori
esperienze del tempo pieno introdotto in Italia negli anni Settanta,
con un’idea banalmente permissiva dell’educare, come tanta pubblicistica
contemporanea vorrebbe far credere. Era così concreto ed esigente il
maestro Lodi, che i suoi bambini stampavano in classe un giornale ogni
giorno, per raccogliere e valorizzare esperienze e pensieri.
Mario
Lodi fino all’ultimo è stato un instancabile raccoglitore e divulgatore
di scritti, disegni e ragionamenti di bambini. Va ricordata la sua
ultima creazione, La casa delle arti e del gioco ed, in particolare, la
bellissima mostra del giocattolo scientifico.
L’invito a usare
parole gentili o la fatica di costruire con le mani un piano inclinato
di legno dove far correre le biglie per comprendere una legge fisica non
sono residui di un romantico passato, ma aperture che ci fanno
intravedere una scuola del futuro, che non si vergogni a sostenere che
primo compito dell’educare è tentare di costruire donne e uomini
migliori, capaci di altruismo perché abituati fin da piccoli a una
dimensione collettiva dell’apprendere, vissuta in una piccola comunità
che si costruisce giorno dopo giorno. Grande artigiano dell’educare,
Mario Lodi da piccolo voleva fare il falegname, come Geppetto.
Franco Lorenzoni
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