13 set 2013

i bambini ci parlano: sulle mamme di jihed (di g. caliceti)

Ieri abbiamo incontrato le mamme di Wissem e di Jihed che ci hanno parlato della loro infanzia e dei paesi in cui sono nate: il Marocco e la Tunisia. Cosa ricordate dell'incontro?
«La mamma di Wissem si chiama Chama, quella di Jihed Karima. Per me sono nomi un po' strani ma bellissimi». «Chama è marocchina, Karima invece è tunisina. Sono due paesi arabi. Sono due paesi molto lontani dall'Italia perché c'è anche il mare in mezzo». «Io mi ricordo quando Chama ci ha raccontato che ogni ragazza, da loro, quando si sposa, indossa sei vestiti». «Prima di pregare, loro si lavano sempre le mani e tutto il corpo per essere più puliti con Dio. Però il loro Dio non è Gesù ma Allah, un altro Dio».
Ricordate quando un paio di volte io sono dovuto uscire dall'aula? Perché?
«Forse dovevi fare la pipì?». «Ma no, perché loro non volevano che le vedeva senza velo!». «Ah, sì, adesso ricordo: quando Chama si è tolta il velo tu, maestro, sei dovuto uscire perché le donne non possono togliersi il velo davanti a uomini sconosciuti». «Anche quando hanno ballato sei dovuto uscire perché altrimenti non potevano ballare. Mi dispiace, Giuseppe. Così dice la loro religione».
Hanno ballato bene?
«Benissimo».
La musica vi piaceva?
«No». «A me un po' sì e un po' no, perché aveva dei ritmi strani, degli strumenti strani». «Era la musica della danza del ventre». «Era una musica piena di tamburi, di battiti». «No, non era quella musica, era un'altra». «Io preferisco la discomusic perché è più ritmata». «A me piace Laura Pausini». «A me quella musica araba mi faceva venire in mente i cammelli, le piramidi». «Era bellissima come musica!»
Come erano le scuole che le mamme di Wisam e di Jihed hanno frequentato da bambine nei loro paesi?
«Erano un po' uguali alle nostre e un po' no, perché quelli sono degli altri paesi». «Là gli insegnanti potevano e possono picchiare gli alunni con una bacchetta». «Anche molto forte, li possono picchiare». «Mio nonno mi ha detto che tanti anni fa, quando lui era bambini, i maestri e le maestre potevano picchiare i bambini monelli anche qui a scuola». «A scuola le femmine indossano grembiuli bianchi». «I bambini non portano la torta a scuola per festeggiare il compleanno. Anche perché nei loro paesi i bambini non festeggiano i compleanni neppure a casa e questa, secondo me, è una cosa che gli dispiace». «Chi abitava in campagna non andava a scuola».
Dell'incontro cosa vi ha colpito di più?
«Mi ha colpito quando la nostra compagna Teresa si è messa il velo perché un po' mi piaceva ma un po' mi spaventava. Sembrava un po' una strega e un po' una fata». «Quando hanno detto che si mangiava in un unico piattone messo al centro della tavola non perché non hanno i piatti per tutti, ma per stare più uniti, più insieme mentre si mangia. Per me è una cosa bella. Poi si risparmia anche con i piatti da lavare, si fa meno fatica». «A me però non piacerebbe mangiare con le mani». «A me sono piaciuti tantissimo i psmn perché erano buoni».
Tutti ricordano cosa sono i psmn? Me lo spiegate con parole vostre?»
«Sono robe da mangiare». «Sono come delle frittelle di pane». «Sono come una pezzi di gnocco fritto, però senza sale, senza sapore». «A me mi ha colpito che in arabo c'è una parola come psmn che non ha neppure una vocale, invece in italiano non esistono parole senza almeno una vocale». «A me è piaciuto quando Teresa ha provato il vestito col velo e le scarpe arabe. Mi ha colpito perché era bella con quei vestiti, era elegante».


(Giuseppe Caliceti, Il Manifesto, 12 settembre 2913)

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