Il Ministro Gelmini in una recente intervista ha dichiarato che per le scuole saranno in arrivo 10 milioni di euro in più per il funzionamento. L'intervista, rilasciata al quotidiano "Il Messaggero" (clicca qui) lo scorso 24 marzo, fa riferimento al caos determinato dalla riforma delle scuole superiori.
Ma una domanda (e la relativa risposta) interessa tutto il mondo della Scuola. La riportiamo per esteso:
(domanda) I presidi denunciano: non abbiamo un soldo in cassa, non siamo in grado di garantire le spese correnti. C’è chi chiede contributi volontari alle famiglie.
(risposta) Una task-force del Ministero si sta occupando del problema. Sicuramente per il prossimo anno dovremo stanziare risorse per le spese ordinarie, una cifra da quantificare, saremo nell’ordine di 10 milioni di euro. Viene però da chiedersi come mai, a fronte di risorse limitate per tutti, alcune scuole chiedono il contributo volontario alle famiglie e altre no. Qui entra in gioco la capacità gestionale dei dirigenti. Sicuramente c’è una rigidità nell’impostazione del bilancio, magari le scuole sono in sofferenza per le spese correnti e hanno residui attivi inutilizzati. Noi vogliamo introdurre la massima flessibilità nella gestione delle spese, sarà il dirigente a decidere le priorità. Ma con troppa leggerezza si chiedono contributi alle famiglie. Sono assolutamente contraria, va evitata questa prassi un po’ lamentosa e in pochi casi giustificata. La scuola pubblica non deve costare.
Divertente, la Gelmini, se non fosse che affermazioni del genere sono pura propaganda elettorale a pochi giorni dalle elezioni amministrative. Facciamo insieme due conti.
La Finanziaria 2010 ha tagliato per il funzionamento, rispetto all'assestamento di bilancio del 2009, circa 100 milioni, da 350 milioni circa si è passati a 250 milioni (clicca qui). La riduzione è stata quindi più o meno del 28%. Dieci milioni rispetto a 250 milioni rappresentano un incremento del 4%, ma il taglio è pur sempre consistente perché 90 milioni sono il 26% circa di 350 milioni.
Ancora un calcolo, semplice semplice.
Le scuole italiane sono circa dieci mila e dunque dieci milioni di euro corrispondono esattamente a 1.000 euro per istituzione scolastica. Che può fare con 1.000 euro una scuola, come la nostra, con oltre 1.000 bambini? Lo sforzo del Ministero risulta del tutto inadeguato rispetto alle necessità e alle dimensioni del problema. Propaganda appunto.
Una sola frase della Gelmini salviamo, l'unica sensata che le abbiamo mai sentito pronunciare: "La scuola pubblica non deve costare". Peccato che si tratta di una dichiarazione priva di significato nella bocca di chi sta procedendo alla demolizione della Scuola Pubblica.
La Gelmini, nell’intervista, tira in ballo la capacità gestionale dei Presidi.
Ecco cosa ne pensa il presidente dell'Anp (Associazione Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola), Giorgio Rembado: «Vorrei sfidare qualsiasi dirigente d'azienda a gestire la propria impresa a risorse zero» ed ancora «Dissento totalmente. La situazione che sta a monte della decisione di molti presidi di chiedere alle famiglie un contributo - spiega - è l'urgenza di far fronte a un vero dissesto finanziario. Le scuole non hanno avuto alcun euro per il loro funzionamento. La cosa è cominciata nel 2000 ma nel 2008 siamo arrivati all'azzeramento totale di risorse» (fonte: Il Messaggero del 24 marzo).
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