4 mar 2011

l'editoriale di jovanotti per la scuola pubblica

Quando nostra figlia è arrivata all’età della scuola io e mia moglie ne abbiamo parlato e abbiamo deciso: scuola pubblica. Potevamo permetterci di scegliere e abbiamo scelto. Abbiamo pensato che fosse giusto così, per lei. E’ nostra figlia ed è la persona a cui teniamo di più al mondo ma è anche una bimba italiana e l’Italia ha una Scuola Pubblica. Sapevamo di inserirla in una realtà problematica ma era proprio quello il motivo della scelta.
Un luogo pubblico, che fosse di sua proprietà in quanto giovane cittadina, che non fosse gestito come un’azienda e che non basasse i suoi principi su una dottrina religiosa per quanto ogni religione venisse accolta. Un luogo pubblico, di tutti e per tutti, scenario di conquiste e di errori, di piccole miserie e di grandi orizzonti, teatro di diversi saperi e di diverse ignoranze. C’è da imparare anche dalle ignoranze, non solo dai saperi selezionati. La scuola è per tutti, deve essere per tutti, è bello che sia così, è una grande conquista avere una scuola pubblica, specialmente quella dell’obbligo.
Io li ho visti i paesi dove la scuola pubblica è solo una parola, si sta peggio anche se una minoranza esigua sta col sedere al calduccio e impara tre lingue. A che serve sapere tre lingue se non sai come parlare con uno diverso da te ? Il nostro presidente del consiglio dicendo quello che ha detto offende milioni di famiglie e migliaia di persone che all’insegnamento dedicano il loro tempo migliore, con cura, con affetto vero per quei ragazzi.
Tra le persone che conosco e tra i miei parenti ci sono stati e ci sono professori di scuola, maestre, ho una cugina che è insegnante di sostegno in una scuola di provincia. Li sento parlare e non sono dei cinici, fanno il loro lavoro con passione civile tra mille difficoltà e per la maggior parte degli insegnanti della scuola pubblica è così. Perché offenderli? Perché demotivarli? Perché usare un termine come “inculcare”? E’ una parola brutta che parla di un mondo che non deve esistere più.
La scuola pubblica non è in competizione con le scuole private, non è la lotta tra Rai e Mediaset o tra due supermercati per conquistarsi uno spettatore o un cliente in più, non mettiamola su questo piano...
La scuola di Stato è quella che si finanzia con le tasse dei cittadini, anche di quelli che non hanno figli e anche di quelli che mandano i figli alla scuola privata, è questo il punto. E’ una conquista, è come l’acqua che ti arriva al rubinetto: poi ognuno può comprarsi l’acqua minerale che preferisce ma guai a chi avvelena l’acqua del rubinetto per vendere più acque minerali.
E’ una conquista della civiltà che diventa un diritto nel momento in cui viene sancito. Ma era un diritto di tutti i bambini già prima, solo che andava conquistato, andava affermato. La scuola pubblica va difesa, curata, migliorata.
In quanto idea, e poi proprio in quanto scuola: coi banchi gli insegnanti i ragazzi le lavagne. Bisogna amarla, ed esserne fieri.
Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, 1 marzo 2011


1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Lorenzo,

se ti sei limitato a pronunciare queste parole significa che non sai affatto come stanno le cose.

Può davvero essere pubblica una scuola che sta in mano agli statali? Sarebbe pubblica se fosse aperta e partecipata dalla popolazione, se ogni cittadino preparato e desideroso di prestare servizio potesse insegnarvi, allora sì sarebbe pubblica. Invece chi si prova a dire "vorrei insegnare anch'io" viene scacciato dagli statali, dagli assunti a vita nei ruoli di proprietà collettiva, da chi s'è accaparrato la res publica, il più prezioso tra i beni comuni.

Lorenzo: la scuola statale è finto pubblica perché al momento è una proprietà privata degli statali.

Questi ad esempio mica vi insegnano che in epoca fascista fu concepita una complessiva funzione pubblica rivolta quasi unicamente all'addomesticamento popolare, al controllo continuo della popolazione, alla sua schedatura, alla repressione di chiunque non fosse conforme alla norma fascista, nonché alla riscossione delle gabelle per mantenere questo indegno sistema e stato di cose? Mica denunciano che da allora nulla è praticamente cambiato.

La stessa tetra, autoritaria, dispotica figura dello statale risale ai tempi del fascismo. Ed infatti il suo scopo primario è ancora oggi quello di addomesticare, controllare, schedare, reprimere e tassare. Allo stesso tempo è proprio la funzione pubblica che ancora separa, tiene lontani i cittadini dal potere per il tramite della chiusa cerchia e muraglia di statali assunti e fidelizzati a vita, disposti ad obbedire a qualsiasi ordine pur di rimanere nel loro posto fisso.

Prendi coscienza di tutto ciò. Non fare 'ste brutte figure. Non farti trascinare dalla folla di coloro che ancora non sanno ma presto con Internet scopriranno chi sono per davvero gli statali.

L'immobilismo degli statali è la morte. La vita invece è data da un movimento regolare, Lorenzo.
L'assunzione a rotazione di cittadini preparati nei ruoli pubblici è la vita.

Danilo D'Antonio